Resiste la Stalingrado del Kosovo

Resiste la Stalingrado del Kosovo I ribelli favorevoli al piano del Gruppo di contatto: la regione come terza Repubblica jugoslava Resiste la Stalingrado del Kosovo Junik, bombardamento a tappeto su guerriglieri e profughi ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO I combattimenti nel Kosovo divampano. Le truppe di Belgrado attaccano senza tregua i villaggi albanesi nei comuni di Drenica, Decani e Djakovica, ma i guerriglieri dell'Esercito di liberazione del Kosovo continuano a resistere. Quella che doveva essere l'offensiva decisiva delle forze serbe, e la cui fine è stata annunciata dal presidente Milosevic dieci giorni fa, sta trasformandosi in una vera guerra. Fonti serbe e albanesi hanno confermato ieri che ci sono stati nuovi scontri e nuove vittime. Le battaglie più feroci continuano a svolgersi lungo la strada Djakovica-Decani, nel Kosovo sud-occidentale, a pochi chilometri di distanza dal confine con l'Albania. Quattro poliziotti serbi sono stati uccisi e altri due feriti nei pressi del villaggio di Prilep. Secondo i dati ufficiali del ministero degli Interni di Belgrado, dall'inizio degli scontri nel Kosovo hanno perso la vita quaranta agenti delle forze dell'ordine e diciotto soldati dell'esercito jugoslavo. In realtà i morti sarebbero più numerosi, perché dalla parte serba combattono varie milizie, dalle formazioni paramilitari che hanno preso parte alla guerra in Bosnia ai gruppi di civili armati. Il Centro informativo del Kosovo riferisce di scontri vio- lenti nel villaggio di Skinjane, a poca distanza da Djakovica, e nei paesi confinanti con l'Albania. Il bersaglio principale delle truppe di Milosevic rimane Junik, il più grande villaggio albanese in questa zona. Una delle ultime roccaforti dell'Uck, Junik è assediato da più di tre settimane dalle forze di polizia e dell'esercito jugoslavo che lo bombardano sen¬ za tregua. Nel villaggio si sono rifugiati migliaia di profughi albanesi fuggiti dai paesi vicini rasi al suolo dalle unità di Belgrado. Ieri sono stati attaccati tre nuovi villaggi nei pressi di Djakovica. Secondo fonti serbe, quattro guerriglieri dell'Uck sono stati uccisi a Hereci, mentre altri sono rimasti feriti. A detta degli albanesi i serbi hanno incendiato 46 case di questo paese, ma ci sono state perdite da entrambe le parti. Altri tre separatisti albanesi sono stati uccisi a Duraj, sulla strada Urosevac-Strpce. Ma l'Uck ha riportato una vittoria importante riprendendo il villaggio di Likovac, nella zona di Drenica, caduto nelle mani dei serbi giovedì scorso. E' stata l'agenzia France Presse a riportare la notizia, che fi¬ nora le fonti di Belgrado non hanno confermato. L'Esercito di liberazione del Kosovo potrebbe accettare favorevolmente il documento del Gruppo di contatto per la soluzione della crisi nella regione. Lo sostengono fonti diplomatiche occidentali da Pristina. In particolare, gli albanesi sarebbero a favore dell'ipotesi che prevede il Kosovo come terza Repubblica della Federazione jugoslava: la regione avrebbe quindi lo stesso status della Serbia e del Montenegro, con la sola differenza che per il Kosovo non ci sarebbe la possibilità di secessione garantita alle altre due Repubbliche dalla Costituzione federale. Da parte loro, le autorità di Belgrado avrebbero accolto con soddisfazione il documento proposto da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Russia perché esclude completamente l'indipendenza del Kosovo e garantisce l'integrità territoriale della Jugoslavia. Ma Milosevic non si è ancora pronunciato sul tipo di autonomia che sarebbe disposto a dare agli albanesi. «Più Belgrado rimanda il discorso dell'autonomia del Kosovo più cresce tra gli albanesi il desiderio di indipendenza», ha dichiarato il sottosegretario agli Esteri italiano Piero Fassino, aggiungendo che la comunità internazionale deve fare pressione sul presidente jugoslavo affinché cessi le operazioni militari. Alla domanda se la Nato deve bombardare le postazioni serbe, Fassino ha risposto che si tratta di una possibilità che la Nato prende in considerazione, ma che la comunità internazionale non può rimpiazzare le parti in conflitto per ottenere la pace. Ingrid Badurina Si aprono nuovi fronti, l'intero confine con l'Albania è sotto un diluvio di fuoco

Persone citate: Fassino, Ingrid Badurina, Milosevic, Piero Fassino