Paciotti: quel paragone è immorale

Paciotti: quel paragone è immorale Paciotti: quel paragone è immorale «Ripenso ai miei colleghi assassinati dalle Br» LA PRESIDENTE DELL'ANIMI SROMA TANOTTE mi sono tornati alla mente i cadaveri dei miei colleglli assassinati dalle Brigate rosse...». EJena Pacioni, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, si l'erma. Poi riprende, col suo tono sempre pacato: «Io ho preso il posto di Guido Galli all'Ufficio istruzione di Milano dopo che i terroristi lo uccisero, non posso accettare in silenzio questo insulto e questo atroce paragone tra i magistrati e le Br». E allora che cosa risponde all'onorevole Berlusconi, dottoressa Paciotti? «Che la sua polemica ha raggiunto un livello davvero inaudito. Inaccettabile. Le sue parole offendono la memoria di persone cadute al servizio dello Stato, offendono l'onorabilità di magistrati integerrimi e degradano le istituzioni a oggetto di rissa. Tra l'altro i magistrati chiamati in causa da Berlusconi sono proprio gli stessi che hanno perseguito legalmente le Br, come Borrelli, D'Ambrosio, Caselli, Maddalena». Berlusconi, però, dice di avercela con pochi magistrati ((militanti» e a suo dire politicizzati, mentre ammira la «stragrande maggioranza» dei giudici. «Ma dove sono questi giudici buoni e onesti che ammira? Forse quelli che hanno avuto la fortuna di non doversi occupare degli affari dell'onorevole Berlusconi. Questo tentativo di dividere i magistrati in buoni e cattivi va avanti da molto tempo, non solo da parte di Berlusconi, ma anche di autorevoli commentatori di autorevoli quotidiani. E' una falsità che in ogni caso rientra negli schemi della propaganda politica, tollerabile finché non si deborda in paragoni come quello che ci è toccato sentire ora. E poi mi pare che l'area dei cattivi si allarghi: prima erano i pubblici ministeri che indagavano, ora che arrivano le condanne diventano cattivi anche i magistrati della giudicante». Lei prima faceva riferimento a critiche e propagande accettabili. Qual è il limite? «In questo caso è stato superato un limite di decenza, per questo bisogna reagire fermamente: quel paragone è immorale. Capisco che ci siano ragioni di opportunità politica per non replicare e non alzare il tono delle polemiche. Io stessa di fronte a insulti anche personali in passato ho scelto di non rispondere, così come i magistrati, che in altre occasioni si sono mostrati insofferenti a certe critiche, fanno bene a mantenere il riserbo e a non intervenire per ricercare il consenso dell'opinione pubblica. I giudici sono tenuti a sopportare anche gli effetti perversi della propaganda, quando rientra nel gioco politico, perché questa è la logica della democrazia. Stavolta invece si è andati oltre quello che io ritengo debba essere un limite di civiltà». Si apettava reazioni più decise dal mondo della politica e delle istituzioni? «Francamente credo che non sia giusto lasciare ai giudici il compito di difendersi da questi attacchi, quando sono così inauditi. Bicordo che quando ci fu l'intervista in cui il dottor Colombo sosteneva le sue discutibili opinioni scoppiò un putiferio. E oggi? Mi auguro che questa inerzia sia dovuta al clima agostano, e che però qualcuno tenga presente che non si possono tollerare più di tanto certe posizioni, perché è a rischio la civiltà del Paese». Si riferisce a qualcuno in particolare? «Non voglio individuare singoli soggetti che dovrebbero prendere posizione. Questo è un episodio, e più in generale un problema, che coinvolge tutte le istituzioni e tutti i cittadini». Prima del paragone con le Br, Berlusconi e altri esponenti di Forza Italia hanno attaccato la Procura di Palermo per l'inchiesta sul riciclaggio. «Questa è una delle tecniche più utilizzate per gridare alla persecuzione politica, e ci sono dei veri specialisti nel metterla in pratica: si annunciano dei provvedimenti con un tam tam continuo, "stanno per arrestare, stanno per sequestrare", poi se non arrivano non importa, il messaggio ormai è passato. Oppure arriva un semplice atto dovuto, per compiere un banale accertamento, e quello diventa sufficiente a dimostrare la persecuzione». Secondo Berlusconi, i pm di Palermo non dovevano avere dubbi nel ritenere false certe dichiarazioni di un ((delinquente abituale» come l'imprenditore Rapisarda. Lei che ne pensa? «Che la parola del nobile valeva più di quella del servo della gleba nel Medio Evo, non oggi. I poveri pm di Milano sono indagati hi decine di provvedimenti perché c'è qualcuno che li denuncia, e finora s'è dimostrato tutto falso. In Italia i magistrati hanno il dovere di valutare tutto, anche le bugie dell'imputato al quale viene riconosciuto il diritto di mentire». •Giovanni Bianconi Tra l'altro, le toghe chiamate in causa da Berlusconi sono le stesse che hanno perseguito i brigatisti: Borrelli, D'Ambrosio, Caselli, Maddalena p iy tifi Credo che non sia giusto lasciare ai giudici il compito di difendersi da attacchi inauditi. Mi auguro che l'inerzia sia dovuta al dima agostano p j| nueremo con questi toni - ale Br» confronti dei fenomeni dai quali scaturì il terrorismo», [f. m.] Il presidente della Associazione Nazionale Magistrati Elena Paciotti Il presidente della Associazione Nazionale Magistrati Elena Paciotti

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