« Così si ferma l'industria dei fuochi »
« Così si ferma l'industria dei fuochi » A luglio sono andati in cenere 1200 miliardi. Paura in Canada: evacuate 8000 persone « Così si ferma l'industria dei fuochi » Legambiente: primo passo, censire le aree bruciate IL BUSINESS DISASTRI SE la ridono, quelli di Legambiente, a sentire tirare in ballo i cosiddetti «piroterroristi». «Dietro questa catena di incendi ci sono affari colossali, miliardi. E' un business, bruciare i boschi. C'è mi progetto, una struttura organizzata di criminalità, per combattere la quale si potrebbero utilizzare le leggi antimafia». Dice così Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente, nel leggere «la boutade estiva di quelli della Regione Liguria, sciocchezze buone a fare propaganda e a scaricare su una fantomatica organizzazione le responsabilità dei roghi. Ma la colpa è loro». Però anche voi parlate di un'organizzazione. «Certo. Nel senso di una organizzazione a delinquere. Chi gestisce il controllo del territorio in Sicilia? La mafia. E in Campania? La camorra. E vogliamo parlare della "faida dei boschi" della Calabria? Lì le cosche fanno pesanti intimidazioni per acquisire il controllo delle zone boschive. La criminalità organizzata ha fortis¬ simi interessi a bruciare l'Italia. Altro che piro-terroristi...». Parliamo di questi interessi. Speculazione edilizia, al primo posto. «E' così. E il meccanismo è molto semplice. Gli speculatori che commissionano gli incendi puntano sull'edificabilità di aree che altrimenti non lo sarebbero. C'è una legge che prevede che l'area bruciata non sia edificabilc per almeno dieci anni. Ma è una legge che non è possibile far rispettare: perché non esiste un atto formale, una carta che dica "questa zona è bruciata", e il catasto soprattutto alcuni, a livelli assolutamente kafkiani - non sono in grado di registrare questa variazione. I Comuni dovrebbero impegnarsi per censire queste zone, invece nessuno sa mai con precisione cosa è andato in fumo e cosa no, e tutto risulta edificabilc. Vede, un catasto degli incendi sarebbe un modo facile per dribblare gli speculatori. Ma nessuno ci mette mano». E toccherebbe ai Comuni, pare di capire. E le Regioni? Il ministro Ronchi dice che alcune hanno gravi responsabilità. «E noi aggiungiamo che troppe regioni non hanno fatto un bel niente, e solo quattro hanno preparato i piani antincendio. Sardegna, Toscana, Lombardia e Umbria». E le altre? «Niente di niente. Infatti, dopo la sparata sui piro-terroristi, io vorrei domandare a quell'assessore ligure quanti soldi ha stanziato per i piani antincendio, che tipo di attività ha avviato per garantire la pulizia dei boschi e per il monitoraggio del territorio. La domanda, ovviamente, la giro anche ai presidenti e agli assessori delle altre regioni che regolarmente, ogni estate che arriva, vanno in cenere. E aspettano i Canadair... Senza rendersi conto che quando c'è bisogno del Canadair, ormai è andata». Nel senso che il contributo dei Canadair è limitato? «L'intervento aereo è fondamentale, per carità. Ma dovrebbe essere un rimedio per l'emergenza. Mi spiego: senza prevenzione, senza strade tagliafuoco, senza controlli e pulizia di strade e boschi, qui sarà sempre emergenza. O si fa la prevenzione, o si lascia clie tutto bruci. E la prevenzione si fa d'inverno, non adesso. Gli incendi ci sono sempre stati, come le alluvioni. In primavera e autunno si sono le piene dei fiu- mi, d'estate ci sono gli incendi. E' una cosa naturale, non possiamo sperare in un mondo ideale. Possiamo però prevenire le catastrofi». Però ci sono anche gli incendiari. E con loro, non c'è prevenzione che tenga. «Contro il business dell'incendio ci sono leggi - come quella sulla non edificabilità delle aree bruciate - che vanno rese applicabili subito. C'è un codice penale, ci sono le inchieste. Il carcere? Va da sé che i piromani debbano finire in carcere. Ma io credo che chiedere di aumentare le pene serva solo a colpire l'immaginario collettivo e a far finire sui giornali chi lancia la proposta. Detto questo, sappiamo tutti bene che prendere un piromane con le mani nel sacco è difficilissimo: l'anno scorso ci sono state 8700 notizie di reato riguardanti incendi. Il 95 per cento è contro ignoti. L'incendiario è un professionista, sistema le sue esche e scappa. Ma sarebbe più facile catturarlo se ci fossero maggiori controlli. E la sua azione sarebbe meno devastante se, tra le tante cose, ci fossero le strade tagliafuoco». Invece ogni volta è subito un disastro. Prima l'emergenza al Sud, poi in Sardegna, adesso la Liguria. A chi toccherà prossimamente? «Al Sud, come sempre. Guardi, io sono in vacanza in Sicilia, sullo Madonio, e negli ultimi cinque giorni non ci sono stati incendi solo perché è sempre piovuto. Un caso. Diversa invece è la situazione in Sardegna, che è bruciata, è vero, ma non come lo scorso anno. Nel '97 c'è stato un vero disastro, ma poi la Begione ha adottato i suoi piani antincendio, che hanno organizzato i soccorsi e limitato molto i danni. Insomma, è molto semplice: le Regioni hanno voluto il potere, e adesso lo devono gestire, prendendosene le responsabilità. I sardi lo hanno fatto, gli altri no». Brunella Giovara Il direttore Ferrante: il terrorismo non c'entra dietro i roghi ci sono sempre gli speculatori la mafia e i pastori «L'assenza di un catast delle aree incendiate permette di costruire dove in realtà sarebbe vietato per 10 anni» li I resti del bosco del monte Serra, tra le province di Lucca e Pisa OLANDA, CIPRO E ISRAELE. Dall'alto, un'immagine della spiaggia olandese di Scheveningen, sovraffollata come Rimini Sotto un abitante di Gerusalemme in cerca di refrigerio. Ieri in città il termometro è salito a 37 gradi Infine donne anziane ricoverate al reparto di emergenza dell'ospedale di Nicosia. Sono vittime di colpi di calore e presentano sintomi di forte disidratazione
Persone citate: Brunella Giovara, Francesco Ferrante, Ronchi
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