«Nel calcio non ci sono droghe»
«Nel calcio non ci sono droghe» Il pioniere dei preparatori atletici: basta un anno di lavoro in palestra per crescere di 3-4 chili di massa «Nel calcio non ci sono droghe» Pincolini: ai giocatori solo farmaci leciti AI 40 gradi di Madrid, dove con Arrigo Sacchi ha da poco cominciato la sua prima esperienza all'estero con l'Atletico, l'eco della bufera-doping scatenatasi in Italia gli arriva un po' soffocata. Ma il 44enne Vincenzo Pincolini, pioniere della generazione di preparatori atletici che oggi affolla il pianeta-calcio, anche dalla Spagna non perde una battuta della querelle lanciata da Zeman: divora i giornali nostrani e quando gli chiediamo di esprimersi sul tema si scatena a tutto campo come facevano Parma e Milan di Sacchi, le squadre che il «prof» parmigiano rese brillanti negli Anni 80. La prima battuta sgombra subito il campo da equivoci: «Ci vivo dentro da 18 anni e sento di poter mettere la mano sul fuoco: il calcio è pulito». In assoluto o relativamente agli altri sport? «In assoluto. Del calcio, nei discorsi tra addetti ai lavori sulla preparazione degli atleti, si è sempre parlato soltanto di problematiche di allenamento. Non così per ciclismo e atletica, ad esempio, dove subentravano altre variabili. Il fatto è che gli sport individuali, in generale, sono molto più "vulnerabili" sul tema del doping: c'è la ricerca della prestazione a tutti i costi, ci sono tanti "praticoni" pronti a contattare direttamente l'atleta promettendogli miracoli». Calcio al di sopra di ogni sospetto, dunque? «Nella mia esperienza fatta di 7 stagioni nel Panna, 11 nel Milan e di due Mondiali e un Europeo con la Nazionale ne ho visti tanti di giocatori: nessuno, ne sono convinto, ha mai conosciuto il doping. Il loro segreto, semmai, è l'allenamento. E siccome negli ultimi 15 anni i carichi di lavoro sono aumentati enormemente, è normale che gli atleti vengano aiutati con la "supplementazione" fornita da integratori da usare con cautela ma perfettamente leciti» Zeman, però, parla di calciofarmacia. «So che andrà a deporre. Prima di giudicarlo vorrei sapere cosa sa di preciso. Il suo allarme, quantomeno, contribuisce a tenere alta l'attenzione su un problema dove è proibito abbassare la guardia. Molto meno mi sono piaciuti gli interventi di chi si è accodato, gente invidiosa del successo altrui». Lei che sui muscoli lavora, ci può dire se davvero certi dubbi alimentati dal tecnico boemo sono leciti? «Sia chiara una cosa: con un anno di lavoro ben fatto in palestra, senza usare sostanze proibite, acquistare 3-4 chili di massa non può stupire. Un esempio: qualche anno fa al Milan arrivò il francese Vieira. D'accordo, era giovane, alto e nuovo per certi lavori, ma nel giro di 10 mesi prese 5 chili di muscoli. Il problema, semmai, è di valutare se questa massa supplementare serva a un calciatore oppure no, e qui avrei molto da dire. Venendo ai casi citati da Zeman, Vialli ha cominciato a lavorare tanto con i pesi già l'anno prima di arrivare alla Juve, quando nella Samp fu vittima di un infortunio al ginocchio. Del Piero, poi, l'ho avuto sotto controllo ai Mondiali: le sue gambe mi sembrano robuste ma tutt'altro che anormali; è dalla cintura in su che si è rinforzato, ma tutti sappiamo come lavorano i bianconeri con Ventrone». Cioè? «Tanto e bene. E i risultati si vedono. Ma è sempre troppo comodo gettare fango addosso a chi vince. Ne so qualcosa anch'io: vi ricordate il Milan che trionfò nella Coppa Campioni '89 umiliando lo Steaua? Correvamo dal primo all'ultimo minuto, pressavamo, e molti se la cavavano insinuando che eravamo dopati. Tutta invidia. E allora, bene ha fatto la Juve ad aprire le porte della sua palestra: che tutti vedano come e quanto si suda, dove si costruiscono i successi. Sul ciclo dei bianconeri non ho dubbi: conosco e stimo Ventrone, il prof. Arcelli e lo staff dell'Enervit. Mi ha soltanto stupito un po' la collaborazione con Laich e Kraajienhof che hanno qualche trascorso poco chiaro». Per due stranieri che sbarcano in Italia, sono sempre più i preparatori nostrani che vanno all'estero a lavorare. «E' il miglior riconoscimento per una scuola ritenuta all'avanguardia nel mondo. I successi del calcio italiano si spiegano anche così, con anni di lavoro serio e pesante, con giocatori che ormai hanno imparato a credere nell'importanza della cultura della fatica». Che è nemica di quella del doping... «Già. Può servire anche una legge più repressiva, ma vincere la battaglia contro il doping è essenzialmente questione di cultura. E il calcio può contribuire offrendo più trasparenza, continuando a tenere ben distinti i compiti di allenatori, preparatori e medici in modo da generare dei controlli incrociati automatici che di fatto rendono impossibile il trucco». Roberto Condio VIALLI «Aveva cominciato a lavorare con i pesi già alla Sampdoria» DEL PIERO «L'ho controllato ai Mondiali: ha gambe robuste ma normali» IL MILAN DI SACCHI «Facile gettare fango su chi vince: accadde anche a noi nell'89» Vincenzo Pincolini, ex preparatore atletico di Parma Milan e Nazionale, è ora all'Atletico di Madrid insieme con Arrigo Sacchi. Qui, accanto, è con Del Piero, due mesi fa, durante i mondiali di Francia
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