PROLOGO DI UNA MIGRAZIONE di Giulietto Chiesa

PROLOGO DI UNA MIGRAZIONE PROLOGO DI UNA MIGRAZIONE a e i n o e i a n o a n l : LEGGO che il ministro degli Interni Giorgio Napolitano ha assegnato a un gruppo di esperti il compito di esaminare i trend futuri, possibili, prevedibili, probabili, dei flussi migratori che si abbatteranno sull'Italia nei prossimi anni. Decisione saggia e strategica, poiché deriva da una considerazione basilare esatta: quello che sta accadendo è solo il prologo di una storia la cui vastità è paragonabile, per effetti e dimensioni, alle grandi, erratiche migrazioni di interi popoli delle ere passate. Dunque: meglio prepararci che strillare, esecrare, imprecare. E reprimere. Anche perché l'ondata è già soverchiante rispetto agli argini disponibili. Parlo di quelli materiali, tecnici, le navi, gli elicotteri, i luoghi di raccolta. E soprattutto perché bisogna che l'opinione pubblica sia aiutata ad attrezzarsi psicologicamente, culturalmente a un'invasione inevitabile. Inevitabile anche se si cercherà, com'è logico, di contenerla, instradarla, governarla e dilazionarla il più possibile. Ma c' è un passaggio concettuale ulteriore ancora da fare da parte di molti, inclusi i media quando trattano la questione. Noi continuiamo, di solito, a usare i termini immigrazione, immigrati, quando dovremmo ormai prendere atto di essere di fronte ad un fenomeno che sarebbe meglio definire di trans nazionalizzazione del lavoro. Sarebbe meglio, perché più rispondente alla realtà delle cose, accorgersi che anche questo è uno degli aspetti della globalizzazione. Noi, che la globalizzazione la determiniamo, siamo abituati a coglierne gli aspetti che maggiormente toccano il nostro tenore di vita, i profitti delle azioni, l'andamento delle Borse, i movimenti transnazionali dei capitali, lo sviluppo delle infrastrutture informatiche che consentono vertiginosi profitti alle corporations eccetera. Ci sfugge, in tutto questo turbinio, che tutto ciò non sarebbe possibile senza essere accompagnato da un parallelo sviluppo della transnazionalizzazione del lavoro. Non è vero infatti che globalizzazione significhi soltanto decentramento delle attività produttive: per esempio il cervello qui, la produzione in Asia, i conti in America Latina, i servizi in India eccetera. E' vero anche che la globalizzazione sta producendo megalopoli dove si accumulano tutte insieme le facilities che rendono possibili alle corporation il controllo e la guida delle loro attività. E queste stesse megalopoli sono transnazionali, cioè piene di gente che arriva da ogni parte del mondo, portandosi dietro la sua storia. Se è vero che la globalizzazione è inarrestabile, dovremo gestire allora anche tutti i suoi effetti. La questione è che non siamo sicuri, finora, nemmeno dei meccanismi che liberano la circolazione mondiale dei capitali. Figuriamoci - se non ci prepariamo in tempo - cosa accadrà quando il movimento degli uomini assumerà una massa davvero critica. Giulietto Chiesa

Persone citate: Giorgio Napolitano

Luoghi citati: America Latina, Asia, India, Italia