Lazio, dai sogni della rivoluzione alla dura realtà

Lazio, dai sogni della rivoluzione alla dura realtà Cragnotti ha speso 134 miliardi e assunto Velasco per dare sostanza alla squadra, ma il primo impatto è stato disastroso Lazio, dai sogni della rivoluzione alla dura realtà E la panchina di Eriksson è già a rischio ROMA. E' subito burrasca. Cragnotti ha rivoluzionato la Lazio comprando (per 134 miliardi) e vendendo (per 58). Insoddisfatto di quella squadra incapace di reggere alla fatica e alla tensione, letteralmente sciolta dopo la sconfitta con la Juve a sette giornate dalla fine del campionato scorso. Via Fuser, Chamot, Jugovic, Casiraghi. Dentro De la Pena, Salas, Sergio Conceicao, Mihajlovic, Stankovic. Assunto Velasco, per creare (sono parole dell'ex signore della pallavolo) «la squadra che guidi la squadra». Tutto a posto? Macché, al primo impegno Lazio è andata a fondo. A Lisbona, con il Benfica, biancazzurri in nove (sullo 0-2) per l'espulsione di Couto e De la Pena dopo proteste pesanti. Finisce con quaterna dei portoghesi. Lazio in punizione, due giorni di ritiro. Cragnotti furibondo, offeso con la squadra. Velasco tuona: «Abbiamo sbagliato, accettiamo tutte le critiche. Una squadra di uomini veri deve saper sopportare tutto, dobbiamo creare la mentalità giusta, o meglio ricrearla». In tutto questo putiferio non sono mancate le telefonate nervose a Eriksson, che sta scoprendo quanto può essere duro il nuovo corso laziale. Una cosa è avere al fianco (o sopra la testa) uno Zoff che capisce come queste cose possano accadere, un'altra è avere Velasco, uno chiamato apposta per evitare simili brutte figure. Con la squadra (che ovviamente non è ancora pronta) da una parte e Velasco dall'altra, per il tecnico biancazzurro c'è poco da sorridere. Se l'avvio di campionato sarà deludente è ormai nei piani della società il cambio di tecnico. Cosa che non sconvolge Eriksson che ha sempre ribadito questi concetti: «Sono qui per lavorare, sto bene. Non me ne vado. Se mi dovessero licenziare andrò a giocare a tennis». In realtà la Lazio paga l'assenza di Nesta e Pancaro ed è costretta a presentare una difesa più che perforabile Negro, ottimo centrale, dimostra i suoi limiti a destra. Mihajlovic è tanto bravo nei rilanci, quanto lento nei recuperi. Couto sa farsi largo in mischia, non è altrettanto ammirevole se preso in velocità. Insomma attac- care la Lazio è bello. Difficile far quadrare la situazione, Nesta potrà tornare in campionato a dicembre, forse addirittura in gennaio, dopo la sosta. Se l'attacco è tutto da scoprire (Salas in attesa di transfert, Boksic ancora in infermeria), il centrocampo sembra leggero per garantire la protezione di cui ha bisogno la difesa. Sergio Coincecao per ora non vale Fuser, se Stankovic è bravo, Jugovic era un'altra cosa. De la Pena fa il genio, ma chi copre visto che anche Nedved è portato all'assalto? Tra tanti assi miliardari, spunta la nostalgia per Venturin. Insomma la corazzata allestita Cragnotti non sem • bra ancora in grado di prendere il largo. Per motivi psicologici, che implacabili colpiscono chiunque indossi la maglia biancazzurra, e di struttura. Mancini, leader indiscusso della squadra di Eriksson, parte spavaldo in difesa dei compagni espulsi, ma è più cauto sulla squadra in generale. «A Lisbona non è accaduto nulla di particolare, sono cose che succedono nel calcio. Sempre. Ci siamo sentiti tutti presi in giro da quell'arbitro portoghese. De la Pena e Couto, alla prima uscita, volevano subito far bella figura e questa è una prova di carattere. Poi si può sbagliare. Noi lo abbiamo fatto, ci spiace per la società. Poteva capitare anche a me. Ora pagheremo tutti, siamo in ritiro, va bene così. Comunque - ribadisce Mancini per me la cosa è meno grave di come la si sta valutando. In questo periodo, con due aDenamenti al giorno, il giocatore è stanco, la reazione spropositata può accadere». E adesso? «Dobbiamo ritrovare subito la squadra giusta. Non va dato peso ai risultati di queste amichevoli, nell'estate del '97 vincevamo sempre. Poi abbiamo trovato problemi in avvio di cam pionatp. Se ora riusciamo subito a capire cosa non va, sarà un bene Il gruppo è più che ottimo. Che la Lazio abbia giocatori fortissimi lo sappiamo tutti. La squadra invece deve diventare fortissima, deve trovare gli equilibri necessari Non vincere sempre può aiutare Ed è bene incontrare avversari forti e magari più preparati. Ripeto a noi interessa soltanto essere pronti per il campionato». A For mello una trentina di tifosi a caccia di autografi. Nessuna conte stazione, anzi De la Pena è stato accolto con un boato. E un tifoso lo ha rimproverato perché «era stato troppo buono con l'arbitro». Piero Serantoni Roberto Mancini è ottimista: la Lazio ha giocatori fortissimi e farà bene LA NUOVA IT LO SCHEMA PEI BIANCAZZURRI Trentuno giocatori, di cui dieci stranieri (almeno di nascita I e nove nuovi (in neretto): ecco la rosa a disposizione del confermato Eriksson. PORTIERI- Ballotta (anno di nascita '64), Marchegiani ('66), Concetti C78). DIFENSORI: Couto ('69), Domizzi ('80), Mihajlovic ('69), Nesta ('76), Favalli ('72), Lopez ('67), Lombardi ('76), Negro ('72), Pancaro ('71). CENTROCAMPISTI: Almeyda (73), Baronio ('77), Conceigao ('74), De la Pena ('76), Gottardi ('70), Marcolin ('71), Okon ('72), Nedved ('72), Pinzi C81), Rambaudi ('66), Sbaccanti ('80), Stankovic ('78), Venturin ('68). ATTACCANTI: Aquino ('80), Boksic ('70), Iannuzzi ('75), Mancini ('64), Protti ('67), Salas (74). La rosa: dieci stranieri PANCARO ÓMARCHEGìANl n /A J /ilk -A M M NEGRO MIHAJLOVIC XL ■ 4t DELAPENA ALMEYDA MANCINl'' ffv; FAVALLI NEDVED