Si schianta in moto al ritorno dal lavoro

Si schianta in moto al ritorno dal lavoro L'incidente all'alba in corso Massimo d'Azeglio forse a causa dell'elevata velocità Si schianta in moto al ritorno dal lavoro In sella a una potente Ducati prestatagli da un amico La stanchezza di una notte di lavoro, forse una distrazione fatale. Poi lo schianto mentre tornava a casa in sella alla moto dell'amico. L'incidente è costato la vita ad un giovane cuoco, Alessandro Chessa, 23 anni, corso Corsica 7/51. E' morto sul colpo in corso Massimo d'Azeglio, all'altezza del civico 88, poco dopo aver imboccato il tratto di strada che costeggia in superficie il sottopasso. Correva in direzione corso Unità d'Italia sulla Ducati 600 che l'amico gli aveva lasciato in prova per qualche giorno in cambio di uno scooter. L'incidente mortale poco prima delle 7, nella città deserta di un fine settimana d'agosto. Secondo l'ipotesi più probabile pare che il giovane, immettendosi dal viale centrale di corso Massimo d'Azeglio sul controviale del sottopasso, abbia toccato con una ruota il marciapiede. E la velocità ha trasformato quel leggero urto in una micidicile catapulta. La moto si è impennata. Il ragazzo è stato sbalzato dalla sella e proiettato quasi un centinaio di metri oltre, contro un cassonetto dell'immon¬ dizia. Un impatto talmente violento che il bidone in plastica è stato spostato ad una ventina di metri di distanza. Nonostante la protezione di un robusto casco, Alessandro Chessa è morto sul colpo. Per stabilire la causa certa del decesso (rottura della colonna vertebrale all'altezza del collo oppure emorragie interne) ci vorrà l'autopsia. «Aveva lavorato tutta la notte, fino alle 4 del mattino. Faceva il cuoco hi un locale dei Murazzi» racconta disperato Massimo Colella, l'amico che gli aveva presta- to la Ducati. I vigili urbani lo hanno svegliato alle 9 suonando alla porta di casa. Ha aperto la mamma: «Suo figlio ha mia moto? Si prepari signora, dobbiamo darle una brutta notizia, ha avuto un incidente». La signora ha avuto un sussulto: «Ma come? Non è possibile, mio figlio è in casa, sta dormendo». Quel ragazzo rimasto senza vita sull'asfalto, infatti, non aveva documenti con sé. L'unico nome era quello dell'intestatario della moto. Massimo si è vestito, poi è stato accompagnato sul luogo dell'incidente. Ha spe¬ rato sino all'ultimo che la sua Ducati fosse stata rubata, che sopra non si fosse Alessandro. Invece, l'ingrato compito di indentificarlo è toccato proprio a lui. I genitori sono stati rintracciati soltanto tre ore più tardi. Un dramma nel dramma: il papà Vittorio, dopo un periodo di grave malattia è bloccato da qualche tempo su una sedia a rotelle. La sua è la disperazione di un padre che perde il suo unico figlio. «Alessandro era un ragazzo tranquillo - raccontano gli amici senza grilli per la testa. La fidanzata era partita due giorni fa per le vacanze e lui era rimasto qui, a lavorare sodo. Faceva il cuoco da quando era tornato dal servizio civile, come obiettore di coscienza. L'unica passione erano le moto. Sì, gli piacevano, ma non era il tipo da commettere imprudenze». Stanchezza dunque, forse un colpo di sonno. O probabilmente ìa voglia di provare la tenuta di strada in un punto che molti centauri affrontano come una «chicane». Giacomo Bramardo Era figlio unico e faceva il cuoco in un locale ai Murazzi Alessandro Chessa aveva 23 anni e una grande passione per le moto

Persone citate: Alessandro Chessa, Colella, Giacomo Bramardo, Murazzi Alessandro Chessa

Luoghi citati: Italia