Mazzacurati va a Nord-Est di Alessandra Levantesi

Mazzacurati va a Nord-Est In concorso a Locamo «L'estate di Davide», girato per la Rai Mazzacurati va a Nord-Est «Racconto un malinconico sviluppo» LOCARNO. Non diversamente dal solito, alla vigilia di questa 51" edizione il direttore dimissionario Marco Muller aveva lanciato i suoi strali contro i produttori e autori nostrani, che nella speranza o illusione di venir selezionati per Venezia rifiutano l'invito a Locamo, magari adducendo a pretesto che a Ferragosto stanno in vacanza. Sicché qualcuno cerca subito di coinvolgere nella polemica Carlo Mazzacurati, il cui film «L'estate di Davide» è l'unica presenza italiana in concorso. Ma il regista non cade nella trappola: «La scusa delle vacanze mi auguro sia una battuta, però che la vetrina veneziana appaia più appetibile è indubbio, per lo meno sulla carta è garanzia di maggiore pubblicità, lo in questo caso non avevo nessun problema, "L'estate di Davide" è prodotto per la Rai e nelle sale non potrà arrivare: per colpa mia, purtroppo, ho un accordo con Cecchi Gori pur il mio prossimo film che preclude tale possibilità». Che differenza c'è fra realizzare un film per la tv o per il grande schermo? «Nessuna, non lo dico per snobismo, non capisco neppure bene cosa significa fare una cosa per la televisione. A me sembra di lavorare sempre nello stesso modo». 11 cineasta padovano ha ragione: primo titolo di ima serie dedicata alla provincia, costato circa 2 miliardi e girato in sole sei settimane, «L'estate di Davide» è innanzitutto un'opera firmata, la bella conferma di uno stile e di una vena che da «Notte italiana» a «Vesna va veloce» si sono fatti sempre più maturi, Torinese e tifoso del Toro, Davide (incarnato efficacemente dal non attore Stefano Campi) ha appena superato l'esame di maturità cavandosela con la sufficienza e le 600 mila lù'e che ha raggranellato durante l'anno lavorando all'autolavaggio non gli consentono una vera vacanza, cosi se ne va a trascorrere qualche giorno dallo zio (l'ottimo Toni Bei-torelli) che ha una fattoria nel Polesine. Laggiù conosce Patrizia (Patrizia Piccinini), una graziosa operaia un po' più grande di lui; e Alem (mi altro non attore, Semsudin Mujicl, un vitalistico bosmaco cui le dure esperienze di vita hanno insegnato a non avere troppi scrupoli. Davide è un ragazzo reso timido e passivo da una frustrante situazione familiare: la madre è morta da tempo, il padre si è risposato e lui abita con il fratello maggiore malmaritato, occupandosi come può del nipotino neonato. E' confuso, non sa in che direzione andare e al suo arrivo dallo zio lo vediamo vagare per la campagna senza meta; ma proprio quell'estate marcherà dolorosamente il suo passaggio alla maturità. Innamoratosi eh Patrizia, scopre clie lei è drogata e lo tradisce; e l'amicizia picaresca e avventurosa con Alem si risolve in tragedia. La struttura è quella tipica del cineromanzo di formazione classico: quante volte abbiamo visto storie di adolescenti costretti a cresce¬ re in un ampio confronto con le cose? Se tuttavia nella dolce luce dell'estate veneta il tempo sembra essersi fermato, Mazzacurati ridisegnando alla Antonioni la Padania come un paesaggio dell'anima alza il velo sullo scenario della contemporaneità. «Questo Nord-Est - spiega il regista - non è certo quello di Bossi e Cacciari, quale viene liquidato nel linguaggio giornalistico. Dietro l'appagamento economico emergono i sintomi di un disagio, come una specie di malinconico sviluppo. Nella nostra società la violenza è un rumore di fondo inesorabile». Uno dei pregi di «L'estate di Davide» è appunto quello di cogliere con grande sensibilità questo «nunore di fondo». Alessandra Levantesi Toni Bertorelli e Stefano Campi in una scena del film

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