Bella, giovane, nuda praticamente assassinata

Bella, giovane, nuda praticamente assassinata il commissario di bordo. Guai in vista per Cecè Collura: «Nella rabina 31 c'è stato un delitto- Bella, giovane, nuda praticamente assassinata DOPO manco due ore dall'attracco, sbrigate in fretta le formalità di rito, i passeggeri erano scesi tutti a terra, sciamando eccitati verso i mercatini della città araba. Sarebbero rientrati a bordo a sera, i piedi doloranti, l'immancabile mal di pancia, le braccia impedite da sporte e sacchetti stracolmi di oggetti tanto variopinti quanto assolutamente inutili. Cecè Collura si fece persuaso che a bordo non era rimasto un crocierista a pagarlo a peso d'oro, macari buona parte dell'equipaggio e del personale di servizio sarebbe stato messo in franchigia (si diceva così? Dei termini marinari non era tanto sicuro, gli veniva ancora di scangiare il babordo con il tribordo e viceversa). Non aveva che due possibilità davanti a sé: sbracarsi sul letto e farsi una sullenne dormitina, saltando pure il pranzo, o acchittarsi e scendere a terra. Decise di sbarcare e principiò a vestirsi in borghese. Si era appena infilato i pantaloni che il campanello della porta sonò. Raprì. Sulla soglia c'erano un marinaio e una signora anziana che tremava tutta e non arrinisciva a parlare. «Che succede?». «Mah, non so, commissario, ho incontrato la signora che correva per i corridoi, non è riuscita a dirmi niente, allora ho pensato bene di accompagnarla qui. Sono stato fortunato di trovarla ancora a bordo». «Tu sei stato fortunato e io invece no», pensò Cecè che oramai all'idea della visita alla città ci si era affezionato. «Potevi accompagnarla in ufficio». «L'ho fatto, commissario, ma non c'era nessuno». «Quando i gatti non ci sono, i topi ballano», pensò ancora Cecè, rassegnandosi all'evidenza: addio sbarco, addio mercatini. «Si accomodi, signora». A chi parlava, al muro? L'anziana fìmmina si era paralizzata, gli occhi sbarracati, il respiro ansante, una mano artigliata allo stipite, l'altra che stropicciava convulsamente la gonna. Era chiaramente sotto choc. ((Aiutami a farla entrare, poi corri a chiamare qualcuno, un medico, un infermiere». Il marinaio faticò a staccare le dita della fìmmina dallo stipite una ad una e, dato che non arrinisciva a cataminarsi, la sollevarono di peso e la portarono dintra. Dovettero forzarla per metterla assittata sulla poltrona. Il marinaio niscì di corsa dalla cabina e Cecè rimase solo con la donna, rigida e muta che pareva una pala di ficodindia. «Signora, mi sente?». Nenti. Manco le ciglia batteva. Ma che cavolo le era capitato per La dire di distesa arridursi in quello stato? Finalmente arrivò il dottore. Gli bastò una sola, rapida occhiata. «E' sotto choc. Non è in grado di muoversi. Ora faccio venire una barella, la porto in infermeria, le farò sapere». Cecè andò in ufficio, trovò un addetto di servizio. «Tu dov'eri poco fa?». «Ero qua, commissario, non mi sono mai mosso». Cecè preferì non attaccare turilla e sorvolare. «Sei capace di farmi passare rapidamente al computer le schede con le foto dei crocieristi?». «Ma sono più di mille, commissario!». «E tu provaci con santa pacienza». Ebbero, in un certo qualmodo, fortuna, perché dopo tre quarti d'ora Cecè Collura gridò: «Ferma!». Era lei, non c'era dubbio. Firmiani Tosca, di Firenze, anni 70, nubile. Seguivano l'indirizzo e altri dati. Occupava la cabina 27 del corridoio 23b. Cecè Collura si precipitò nel corridoio 23b ch'era un vero e proprio deserto. La porta della cabina 27 era naturalmente chiusa a chiave. Si mise a santiare, e ora dove la trovava una cammarèra? Poi s'arricordò che qualche giorno avanti si era fatto dare un passepartout per ogni evenienza. Tornò di corsa nella sua cabina, trovò il passepartout, si ritrovò davanti alla 27 col fiato grosso. Raprì, trasì. Niente d'anormale, tutto in ordine, il letto rifatto. Richiuse e tomo in ufficio. «Commissario l'ha chiamata il dottore». Corse in infermeria, s'assittò su una seggia allato al lettuccio sul quale era distesa la signora Firniani. «Sono il commissario di bordo, può dirmi»... «Ho visto una morta assassinata», articolò con estrema chiarezza la signora. E, per rincarare la dose, aggiunse: «Con questi occhi l'ho vista. Era morta. Una coltellata al cuore». «E come fa a sapere che è stata accoltellata al cuore?», spiò Cecè ardentemente sperando che quella fosse completamente fora di testa. Perché se in caso contrario diceva la verità, la crociera si sarebbe dovuta fermare. Un disastro. «E dove l'avrebbe vista questa donna assassinata?». «Non avrei, l'ho vista. E basta. Ieri sera ho detto ai miei commensali che io oggi non sarei scesa a terra. E' il mio giorno di meditazione. Però stamattina, svegliandomi, avevo un gran mal di testa. Ho cercato di raccogliermi, ma non ce l'ho fatta. Allora ho deciso di fare quattro passi sul ponte. Passando davanti alla cabina 31 ho notato la porta spalancata. Si vedeva il letto e, sopra, una giovane donna nuda. Sono entrata, ho visto il sangue, il coltello piantato sul cuore. Non ho capito più niente, sono corsa via gridando». Il commissario non la lasciò terminare, era già fora correndo. Passò davanti alla cabina della signora Firmiani, la 27, che faceva angolo, svoltò, si fermò davanti alla 31 la cui porta era chiusa. Come mai? La signora aveva detto d'averla vista aperta. Aveva ancora in tasca il passepartout, riaprì e restò ammammaloccuto. La cabina era perfettamente in ordine, del cadavere di una fìmmina nuda ac- coltellata manco l'ùmmira. Taliò, per scrupolo nel bagno. Nenti. Che forse la signora si era, terrorizzata e scolvolta, sbagliata di nùmmaro? Raprì, pigliato da una prescia crescente, le porte della 29 e della 33. L'ordine regnava a Varsavia. Tornò nella 31. Sonò il campanello per chiamare la cammarèra addetta, la quale s'appresentò, elegantemente vestita, dopo un quarto d'ora di sempre più furibonde sonatine di Cecè Collura. Aveva un'ariata leggermente seccata. «Stavo per scendere a terra, signore». «Non sono un signore, sono il commissario di bordo». L'atteggiamento della cammarèra cangiò di colpo. «Mi scusi, non sapevo»... «Ha rifatto lei questa cabina?». «Certamente. Mezz'ora fa». Come faceva a spiarle: «Ha visto per caso sul letto una fìmmina nuda assassinata?». Si limitò a domandare: «Ha notato niente di strano? Che so, lenzuola macchiate, un po' di sangue, disordine»... La cammarèra sgranò gli occhi. ((Assolutamente. Tutto era come le altre mattime. La signorina De Angelis è una persona molto ordinata. E gentile». «Lei sa se è scesa a terra?». «Non saprei, commissario». Collura la congedò, era certo che la cammarèra non mentiva. Bisognava ragionarci sopra tanticchia. Era assolutamente da escludere che qualcuno avesse avuto tempo e modo di far scomparire il cadavere. Per portarlo dove? Gettarlo in mare, in pieno giorno, con la nave attraccata? E comunque, magari a puliziare alla svelta la cabina, tracce di sangue ne sarebbero rimaste dovunque e la cammarèra se ne sarebbe certamente accorta, da una ferita da coltello al cuore il sangue sarebbe schizzato a fiotti, inondando le lenzuola... A proposito, dove avrebbero ammucciato le lenzuola macchiate? E dove si erano forniti di un paro di linzòla di bucato come quelli che ora c'erano dintra al ietto? Stava usando il plurale perché una persona, da sola, non sarebbe riuscita a fare tutto quello che abbisognava. A meno di non ipotizzare che il delitto era stato commesso dalle cammarere... L'escluse decisamente, a pelle, a fiuto, a intuito di sbirro. Non c'erano che due soluzioni possibili che ambedue escludevano il delitto: un macabro scherzo ai danni della signora Firmiani oppure la signora era leggermente fora di testa e vedeva cose che non c'erano. La seconda soluzione era plausibile: i crocieristi, prima d'essere ammessi a bordo, non passano visite mediche o psichiatriche. Tornò in infermeria e, senza farsi vedere dalla signora, chiamò sparte il medico. «Senta, a suo parere, la signora può avere avuto le traveggole?». «In che senso, scusi?». «Nel senso che ha creduto d'aver visto un cadavere che in realtà non c'era». «Tutto è possibile, commissario, ma non credo sia il caso della signora Firmiani. E' molto malata, questo sì, ma le cure alle quali si è sottoposta, gli interventi»... «Ma di che sta parlando, dottore?». «La signora Firmiani è gravemente malata di cuore. Le hanno applicato tre by-pass. Mi meraviglio che, con un'emozione così, non ci sia rimasta sul colpo». signora , l colpo» Un campanello, da qualche parte, principiò a suonare fastidiosamente. Il medico taliò interrogativo il commissario, d'improvviso l'aveva visto astrarsi. «Cos'è questo campanello?», spiò Cecè. «Quale campanello?», fece a sua volta il medico che non sentiva niente. Quel commissario era proprio un tipo strano. Cecè non rispose, aveva capito che il campanello sonava dintra alla sua testa. «Devo fare qualche domanda alla signora». «Va bene, ma non la stanchi». «Ha visto il cadavere? Chi è stato ad assassinarla? L'ha scoperto?». «Non dubiti che arriverò alla verità», rispose Cecè diplomatico. E prosegui: «Lei conosceva la signorina De Angelis?». «Come no? L'ho conosciuta in crociera. Povera ragazza! Pranzavamo e cenavamo allo stesso tavolo. Chi l'avrebbe mai detto che»... Cominciò ad ansimare, come se le mancasse il fiato. Cecè si scantò, con la coda dell'occhio taliò se il medico era nei paraggi. C'era. Si sentì rassicurato. Si susì, gli si avvicinò. «La signora sta proprio male. La potrebbe tenere ancora per po' in infermeria?». «Per un po'? Lei scherza. Non la faccio uscire da qui prima di tre-quattro giorni». Andò nel retro-ufficio, chiamò un suo amico che travagliava nella Questura di Firenze. «Mi devi fare un favore. Devo sapere tutto della signora Tosca Firmiani, hai tre ore di tempo per richiamarmi». Dall'immagine del computer, Emanuela De Angelis, milanese, venticinque, risultava essere non solo una gran bella picciotta, ma la quintessenza dell'innocenza. Allo scadere delle tre ore lo chiamarono da Firenze. Parlò a lungo al telefono, andò soddisfatto a mangiare poi si stinnicchiò sul letto e dormì fino al tramonto, quando un addetto lo svegliò avvertendolo che i crocieristi stavano per tornare a bordo. Una delle ultime ad acchianare fu la signorina De Angelis. Cecè le si avvicinò sorridente: «Mi permette una domanda? Da quanto tempo è l'amante di Carlo Firmiani, lo scioperato figlio della signora Tosca? Avevate architettato un delitto perfetto: stasera, vedendola viva, la signora sicuramente ci sarebbe rimasta. E Carlo avrebbe ereditato una fortuna». La picciotta scoppiò a piangere. E al lungo elenco delle persone che non erano quelle che parevano, Cecè Collura ci aggiunse una finta morta. Ma quella crociera era vera o virtuale? Andrea Camilleri L'anziana donna era sotto choc, ma riuscì a dire di aver visto la ragazza distesa sul letto col pugnale piantato nel cuore «Dall'immagine del computer, Emanuela De Angelis, milanese, venticinque, risultava essere non solo una gran bella picciotta, ma la quintessenza dell'innocenza» Rivelò il dottore: «La signora è gravemente malata Mi meraviglio che, con un'emozione così, non ci sia rimasta sul colpo» Andrea Camilleri Il suo commissario è alle prese con un nuovo complicato caso Nell'immagine grande un disegno di Stephen E. Fabian .v-; ^^vv:^v'-V:.;'-'•.■•"•:*■•.■::■■ ;---:r ^.-.yv-v.-. Su Suifasono corsa via gridando». coltellata manco l'ùmmira. Taun'«sign«comLma««na?«Cstona a ddi chine»LchmenamoRè gMconochBisticdetemil Genomusvguvureunsati,prmE di chStunbechipcoL'fiuc'bidedapufono Su Sulla nave non c'era un solo turista investigatore aveva due possibilità: farsi una bella dormita o scendere a terra

Luoghi citati: Firenze, Varsavia