«Stiamo andando verso la depressione» di Ugo Bertone

«Stiamo andando verso la depressione» «Stiamo andando verso la depressione» Tremonti: questa è la vera anomalia italiana MILANO. «L'attacco di Prodi a Berlusconi? E' la sua idea per durare. Anche se il suo ciclo creativo è ormai finito». Eppure, con il presidente del Consiglio Giulio Tremonti, ex ministro delle Finanze, teorico delle battaglie fiscali del Polo, condivide tante cose, dall'etichetta di «professore» all'amore per la montagna, il Cadore soprattutto, dove lo intercettiamo in una domenica assolata. E che sport pratica qui? «Raccolgo funghi e mi diletto rileggendo il programma dell'Ulivo due anni dopo. Ci sono delle chicche che sottopongo a Prodi. Leggo, ad esempio, che "il nostro obiettivo è far sì che si viaggi sicuri ili ferrovia". Oppure: "il cittadino potrà uscire di casa sicuro...". Queste, più che Berlusconi, sono anomalie che potremmo sottoporre all'attenzione del Paese». Prodi, però, magari ci riesce a durare, onorevole... «Probabile. Resterà così a gestire la catastrofe anuninistrativa dello Stato. Sa quante leggi sa sfornare il governo dell'Ulivo alla settimana?» E quante sono? «Riescono a produrre 120 metri lineari o, se preferisce, 30-40 metri quadri di carta che alimentano il "vizietto" dirigista. Prendiamo le 35 ore: ti dò la detassazione del lavoro, ma se non assumi guai a te. Lo stesso si ripeterà con il provvedimento sul lavoro sommerso. Vedrà se oneri e regole non prevarranno senza, tra l'altro, introdurre elementi di libertà. E' il vizietto dei giacobini, soprattutto in versione mediterranea...». Sentiamo la sua ricetta, professore... «Per il lavoro ci vuole una svolta fortemente radicale. Massima libertà contrattuale, unici vincoli: il divieto di sfruttamento e del lavoro minorile. Per il resto tutto dev'essere lecito, a disposizione delle parti». Non esagera? «Mettiamoci in testa che la crisi giapponese non è un accidente qualsiasi. E che da noi si stanno accumulando i fattori di una crisi simile. Il denaro, ormai, costa poco. Ma l'industria non investe. Perché?» Già, perché? «Semplice, perché non vede il mercato. Certo, c'è la grana, gravissima, delle 35 ore. Ma non basta a spiegare tutto. In una situazione normale, se il denaro costa poco e il lavoro rischia di costare molto, un'impresa ha due solu- CENZA «JENSO di STEFANO BARTEZZAGHI VOCALIZZO CONTRO I ROSSI «Usavate mangiare bimbi ai pasti senza trovarli nemmeno indigesti. Poi siete diventati terroristi. Ora in procura avete gli avamposti, nefasti comunisti tristi e ingiusti!». zioni possibili: investire in tecnologia, ovvero in macchine "rubalavoro", oppure porta le produzioni all'estero. E invece...». Invece? «Invece, nella realtà, le imprese non investono, non si riconvertono, non si sviluppano. Il motivo? Certo, Bertinotti ha le sue colpe, TUlivo pure, in quanto espressione, sintomo grave della crisi italiana. Le imprese non hanno fiducia, non vedono un mercato che compri». Sembrano i mugugni di un Nord-Est che, a prima vista, sta passando di moda. «Tutt'altro. Parliamo non tanto di Nord-Est ma della necessità di fondare l'egemonia politica su quei sette milioni di partite Iva che fanno il benessere d'Italia. E qui stiamo procedendo bene». Davvero? «La Lega si è rimessa in gioco e non mi sembra che circoli dalle parti dell'Ulivo». Nemmeno da quelle di Ber- lusconi... «Ma l'apertura a Cossiga è importante. Tutto fa parte di un processo reale che ha un'intensità formidabile». L'hanno definita il Cacciari del Polo... «C'è una grande differenza tra Cacciari e noi: lui poggiava su forze virtuali, prive di collega¬ mento con la realtà. Noi, alle prossime elezioni, possiamo presentare, salvo contrattempi, una grande alleanza tra partiti, un patto non statalista» Contrattempi tipo il conflitto con il pool di Milano? «Del caso giustizia non voglio parlare». Torniamo all'economia, allo- ra. Parte la moneta unica e mi dice che le imprese non vedono mercato... «Ma sa cosa mi dicono i piccoli e i medi che incontro tutti i giorni? In Europa il fax non funziona... Ovvero, non siamo in grado di compensare con le esportazioni il mercato italiano che si fa sempre più piccolo». E' a questa gente che bisogna predicale il coraggio. O no? «Il coraggio è figlio della fiducia e l'Italia, come il Giappone, ne ha sempre meno. La gente, in passato, ha risparmiato perché non si fidava dello Stato e ha sempre preteso interessi alti che hanno alimentato i consrmi. Ora calano i rendimenti ma non aumenta la fiducia verso lo Stato. Così la gente non investe e non consuma. E si va verso la depressione. Ed è questa, caro Prodi, l'anomalia italiana...». Ugo Bertone L'on. Giulio Tremonti: è stato ministro delie Finanze nel governo di Silvio Berlusconi

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