L'estate dorata nelle ville dell'Ulivo
L'estate dorata nelle ville dell'Ulivo F IL PALAZZO =1 L'estate dorata nelle ville dell'Ulivo ACANZE contundenti: la villa del nemico è sempre più grande, più ricca, più cafona e se possìbile anche più abusiva. Adesso tocca ai politici e alle dimore estive dell'Ulivo. Così, il Borghese, settimanale di battaglia della destra, le definisce ville «sontuose», «esclusive», «prepotenti»; oppure «regge blindate a strapiombo sul mare». In copertina si vede «villa Melandri» (che poi, per la verità, si scopre essere un attico a Roma). Però all'interno, per sette pagine, si possono vedere le foto del «castello principesco» dei Prodi a Bebbio, sull'Appennino; il «casale radicalchic» del ministro Berlinguer a Sovicille, in Toscana; «l'invalicabile muro del bunker» di Scalfaro a Santa Severa; il «gioiello lussureggiante» dei Ripa di Meana a Todi; il «lussuoso Ovile» di Mancino a Stintino. Mentre a Montefalcione (Av), il presidente del Senato dispone di «fortezza invisibile e impenetrabile, monitorata con telecamere e sempre sotto l'occhio vigile delle guardie del corpo appostate sul tetto». La villa del rninistro Visco a Pantelleria, «terrazzata a tre piani con accesso privato a mare», ha nel servizio del Borghese un trattamento, se si vuole, privilegiato. E non solo per un'accennata e complessa questione di abusi e di processi, o per gli strali di un'associazione naturalistica locale. Sotto accusa è l'intensa protezione assicurata al niinistro con posti di blocco, elicotteri, imbarcazioni, gorilla, rumorosi gruppi elettrogeni dell'esercito. Una volta, scrive Barbara Romano, la scorta ministeriale ha travolto un barista del night «Chicchirichì»... Vai a sapere. Ma il punto, sia pure con le dovute differenze, è che un po' sembrava di leggere i polemici resoconti della stampa di sinistra (o certe brillanti interrogazioni parlamentari dell'attuale ministro Bassanini) sulla sicurezza dispiegata alla fine degli Anni Ottanta dalle forze deU'ordine per tutelare i bagni del sottosegretario alla ■ presidenza del Consiglio MiI sasi a San Nicola Arcella con motovedette e carabinieri dotati di giubbotto antiproiettile. «Scene da ApocalypseNow» si scrisse. E anche si inneggiò all'eroico pretore che fece abbattere una costruzione abusiva di Gava in Sardegna. Così come, nell'estate del 1994, sempre da sinistra si appuntarono sarcasmi e disprezzo sull'eccessivo numero di ville berlusconiane. Chi di villa ferisce, in realtà, di villa viene ferito. Ora va da sé che l'argomento non rientra fra quelli evocati per solennizzare le ragioni nobili della lotta politica. Però funziona. Specie se sfarzosa, infatti, la villa conferma l'arroganza del proprietario. E al tempo stesso solletica un'inconsapevole invidia sociale - come sperimentarono sulla propria pelle due vittime di Tangentopoli come Martelli e Cirino Pomicino, che abitavano entrambi in un due ville (in affitto) sull'Appia antica. Non solo. Dai tempi di Camillo Crociani, protagonista dello scandalo Lockheed, la cui faccia fu presto scalzata sui giornali dalla foto della sua incantevole dimora con eliporto al Circeo, fino alle tenute acquistate da famigli e famigliari craxiani a Radicofani, patria di Ghino di Tacco, ebbene, in un lasso quasi ventennale di tempo si è stratificato nell'opinione pubblica il sospetto che parecchie magioni fossero il frutto di ruberie. Altrimenti resta sempre l'arma del cattivo gusto. Per cui, la villa del nemico è brutta. Anche se al momento non risulta (ancora) al Borghese che tra quelle dell'Ulivo ce ne sia una come quella di Clemente Mastella, con la fatidica piscina a forma di conchiglia. Filippo Ceccarelli Bili |
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