«La repressione è utile o ci scapperà il morto»
«La repressione è utile o ci scapperà il morto» «La repressione è utile o ci scapperà il morto» TORINO AL 1962 dirige l'Istituto di Medicina dello sport di Torino: in 36 anni ha visitato e seguito personalmente migliaia di atleti di tutti gb' sport e ha vissuto in prima linea i problemi del doping. Adesso che anche il calcio è entrato nell'occhio del ciclone, il professor Carlo Gribaudo non può che augurarsi che il polverone sollevato in questi giorni serva una volta per tutte a combattere fino in fondo la battaglia che è sua da sempre: «Non credo che il calcio sia sporco, ma è lo sport che comanda. E che si parli di doping nel pallone forse aiuterà quantomeno a scoperchiare definitivamente il pentolone e ad affrontare il problema in maniera seria e complessiva, per arrivare a fare piazza pulita con una legge nazionale dura e l'intervento della magistratura ordinaria. Qui non è più il caso di perdere tempo: c'è gente che rischia la pelle». Non nel calcio, vero? «A quanto mi risulta, no. Le sostanze dopanti più pericolose, quelle balzate alla ribalta con lo scandalo del Tour de France, come l'eritropoietina e l'ormone della crescita, nel football avrebbero poca ragione di essere utilizzate. Possono aiutare atleti costretti a sforzi prolungati, non certo chi lavora di più con scatti e sforzi brevi e ripetuti». Gb anabolizzanti, invece... «Aumentano potenza e forza, accrescono le masse muscolari. E in più fanno crescere l'aggressività. Insomma, gonfiano e incattiviscono, ma anche loro hanno conseguenze micidiali: alterano equilibri interni, causano problemi cardiovascolari. E poi, con le anfetamine sono tra le poche sostanze che l'esame delle urine riconosce». E nel calcio l'antidoping si fa con la pipì... «Sì, a sorteggio dopo la partita. E conta quel che conta, con tutti i modi che ci sono poi' nascondere le marachelle». Si pai-la tanto anche di «integratori». Sono tutti leciti? «Evitiamo confusioni. A uno sportivo di élite si richiedono prestazioni tali che diventa necessario aiutarlo con la somministrazione di sostanze che ne sostengano gli sforzi. E le sostanze dopanti per definizione sono quelle che migliorano la prestazione del soggetto nuocendo però a chi le usa. Quindi, quando parliamo di in¬ tegratori nella preparazione biologica dell'atleta si fa riferimento a sostanze naturali. Anche nel calcio è normalissimo fare ricorso a carboidrati, sotto forma di maltodestrino, ad amminoacidi, sali minerali, proteine, alla famosa creatina utile soprattutto per dare sprhu. Tutte cose che possono servire. Da usare, ma non da abusare». C'è qualcosa di cui invece si può abusare? «Direi il ginseng: la sua dose tossica è irraggiungibile. E' ima radice dall'uso antichissimo, sempre più diffusa anche nel calcio: migliora la capacità di concentrazione e diminuisce la sensazione di affaticamento. Ma, in senso buono, il vero "doping" del calcio nelle ultime stagioni è stato il miglioramento della qualità della preparazione atletica: rispetto a 15-20 anni fa non ci sono paragoni». Rimanendo a mezzi leciti, dove esistono ancora margini per far rendere di più i calciatori? «Indagini accuratissime accertano che il risultato di una prestazione è dovuto al 60% da ragioni psicologiche. Insomma, è decisivo l'atteggiamento mentale. Prendete Pantani, ad esempio: chi ha grande volontà, chi sa pensare positivo, scatena una serie di reazioni endocrine che rendono possibili gesti e imprese altrimenti ritenute impossibili. E c'è una scienza, la neuroendocrinobiologia, che sta studiando questi meccanismi. Allenare i calciatori ad atteggiamenti positivi, a inibire i loro sistemi mibitori, darebbe i suoi frutti». Concludendo, l'allarme lanciato da Zeman è stato eccessivo? «Ho letto quel che ha detto. Non mi è sembrato che ce l'avesse con qualcuno in particolare. Ha sollevato un problema legittimo, pure nel calcio: controllare come vengono utilizzate tutte queste sostanze. Ma nel calcio dei miliardi non credo che ci siano atleti che corrono rischi. La cosa che più mi preoccupa è invece la diffusione di "additivi", più o meno leciti, tra gli amatori. Gente che pur di migliorarsi o di battere l'amico prende di tutto, per sentito dire, a tentoni, senza controlli medici. E' per questo che urge una legge repressiva, con conseguenze penali per chi sgarra. Altrimenti ci scapperà il morto». Roberto Condio tifi Temo l'uso di anabolizzanti a livello amatoriale fuori da ogni controllo jjp IL MEDICO SPORTIVO
Persone citate: Carlo Gribaudo, Roberto Condio, Zeman
Luoghi citati: Torino
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