L'appello di Fatima: datemi asilo politico
L'appello di Fatima: datemi asilo politico « In Marocco mi uccideranno » L'appello di Fatima: datemi asilo politico PTRAPANI ARTE, Fatima. Parte. Da Rabat a Pantelleria, a Trapani. E, oggi, a Milano. E il suo Rachid? «Dopo, dopo», dice in italiano e fa capire che la sua storia è già oltre la melensa etichetta dell'intreccio alla «Giulietta e Romeo» che le hanno appiccicato addosso. Giulietta va a Milano e aspetta un «asilo politico» sponsorizzato dalla ministra Livia Turco; Romeo, con ogni probabilità, dovrà tornare in Marocco, rimpatriato secondo le procedure della legge e dell'accordo tra la Farnesina e il governo di Rabat. Il romanzo continua; il «lieto» fine è lontano. Ma Fatima (che in realtà si chiama S...), ieri, qui nel centro diocesano di Badia Grande, a Trapani, appariva contenta ed eccitata. A Milano c'è un fratello di Rachid, il ragazzo con cui ha lasciato il Marocco, che è pronto ad ospitarla. Lo strappo con quel mondo che lei ha lasciato senza rimpianti e senza alcuna nostalgia è compiuto. Uno strappo che merita davvero un asilo «politico» come quello che lei ha chiesto? Forse sì. E quest'ultima decisione di andare a Milano è il sigillo di una parabola che si compie. In poche settimane da servetta Oriana in una fattoria nei pressi di Rabat a donna che segue il suo uomo (che non è suo marito) nell'avventura della vita, infine a rifugiata politica, nella capitale dell'Italia europea. E' una piccola storia, questa di Fatima, nel mare delle storie siculo-maghrebine. Sono poche le donne che hanno osato salire sui barconi caracollanti timonati dai nuovi schiavisti. Quella di Fatima appare d iversa da tutte per determinazione e autonomia. «Il matrimonio non le interessa - ci dice Maddalena Marino, psicologa e operatrice della Cgil che l'ha a lungo confessata -. E' vitale e coraggiosa, mira al risultato, ha un anelito di libertà unico». Ha 20 anni, è orfana. Faceva la servetta in una fattoria. Ha conosciuto Rachid e l'ha seguito: a piedi, sul camion per la Tunisia, sul barcone verso Pantelleria. Unica donna in mezzo a quella ciurmaglia di uomini. Non vuole tornare in Marocco per nessuna ragione: «Mi tagliano la gola», e si passa il pollice sul collo sottile. Forse è un'esagerazione. Forse non accadrebbe. Ma le regole e le tradizioni di quel Paese sono quelle che sono. Una donna non può scegliersi un uomo. Non può seguirlo senza il consenso del padre e se non c'è il padre, del suo padrone, come nel caso della servetta Fatima. E non può seguirlo senza sposarlo. Quante regole ha rotto la piccola ragazza marocchina. Il «personale» torna ad essere «politico», almeno per la sua richiesta di asilo. E oggi Fatima rompe l'ultima regola prendendo il treno per Milano. Senza Rachid che verrà. «Dopo, dopo», come dice lei. [c. m.] L'ALTRA FACCIA DELLE FUGHE
Persone citate: Livia Turco, Maddalena Marino
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