LE BUGIE DI STATO di Gianni Vattimo
LE BUGIE DI STATO LE BUGIE DI STATO guardano sono chiaramente bugie «di Stato»: generali che fanno sparire tracciati radar, Servizi segreti che proteggono e finanziano bombaroli neri o rossi, persino giudici che si fanno comprare dal migliore offerente per truccare sentenze civili dove sono in ballo centinaia di miliardi dello Stato. Pochi, credo, hanno dimenticato una memorabile trasmissione televisiva di alcuni mesi fa, in cui Giuliano Ferrara, «spiegando» a un gruppo di giovani liceali i retroscena della strage di piazza Fontana, nella quale i casi di bugie istituzionali sono tanto numerosi da giustificare ampiamente il nome di «strage di Stato» che si diede fin dall'origine a quella tragedia, concludeva con una specie di «realistico» richiamo alla lezione di Machiavelli. Nella politica dei governi ci sono aspetti sporchi che non si potranno mai del tutto eliminare; sarebbe un errore di «anime belie», condannate perciò stesso al perpetuo fallimento, rifiutarsi di ammettere questa elementare verità, con la quale, invece, occorre imparare a convivere senza troppo scandalizzarsi. Questa conclusione ci è tornata in mente quando, una settimana fa, ci siamo trovati di fronte all'atto di accusa della magistratura contro i generali dell'Aeronautica, indiziati di avere mentito sulla strage di Ustica. Ebbene, noi crediamo che un tale realismo machiavellico (sia esso 0 no di Ferrara) non può più essere accettato nella situazione di qualunque Stato democratico. Non dimentichiamo che molte classiche teorie politiche della modernità si sono costruite contemporaneamente al sorgere degli Stati nazionali a regime assolutistico; questo è il caso del pensiero di Machiavelli, al quale ci si può bensì richiamare come a un passaggio decisivo per la storia delle idee, ma non come se fosse un testo da applicare ancora oggi. In linea generale, la democrazia non ammette alcun segreto di Stato. E' solo perché in molti aspetti e in molte zone del mondo la democrazia ancora non è realizzata, che anche gli Stati democratici possono dover difendere una certa zona di segreti. Del resto, l'ambito del segreto di Stato, quando non è arbitrariamente esteso anche al di là dei suoi indiscutibili limiti allo scopo di difendere interessi di gruppi o di singoli, è sempre coinciso più o meno con quello della difesa militare contro nemici esterni allo Stato nazionale. Ma nel caso di Ustica, come forse in altri riguardanti le stragi italiane degli ultimi decenni, non si capisce più bene dove stia l'interesse nazionale: se hanno mentito, è probabile che i generali dell'Aeronautica lo abbiano fatto per non dispiacere a questo o quell'alleato preferendo dunque l'interesse dell'alleanza a quello dello Stato-nazione e dei suoi cittadini. Anche questo potrebbe mostrare che, nella situazione di globalizzazione in cui ci troviamo, la disciplina «tradizionale» del segreto di Stato non riesce più ad appbcarsi nemmeno formalmente in termini rigorosi. D'altra parte, in un mondo dove l'opinione pubblica ha acquistato un peso così decisivo, al punto che una Monica Lewinsky può far tremare Clinton e la Borsa di Wall Street con le sue storie di sesso orale nei ripostigli della Casa Bianca, è difficile che la nozione del segreto di Stato, e cioè del diritto dei politici a mentire per (ciò che a loro appare) il bene dello Stato possa ancora avere il senso che aveva nei grandi teorici dell'assolutismo moderno. In questa situazione, ciò che si tratta di riconoscere è che la nozione di bugia di Stato è essa stessa una penosa bugia a cui non c'è più ragione di credere. Non si tratta tanto di ripensarla in termini aggiornati (anche se è giusto, intanto, modificare la disciplina del segreto di Stato, riducendone l'ambito e la durata, come ha proposto il presidente Violante); bisogna partire dalla consapevolezza che essa non ha diritto di cittadinanza nelle Costituzioni democratiche. Ciò che dobbiamo insegnare ai nostri liceali, perciò, non è di rassegnarsi realisticamente alla «naturale» mancanza di verità della politica; incoraggiamo piuttosto una sacrosanta indignazione che spinga finalmente la democrazia verso il suo autentico ambiente naturale, quello di una sempre più completa trasparenza. Gianni Vattimo
Persone citate: Clinton, Giuliano Ferrara, Machiavelli, Monica Lewinsky
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