La lunga corsa di Wall Street di Ugo Bertone

La lunga corsa di Wall Street INVESTIMENTI Sette anni di crescita consigliano prudenza (e Greenspan, numero 1 della banca centrale Usa, è il primo). Eppure, l'analisi dei più ritiene ancora oggi poco probabile un tracollo La lunga corsa di Wall Street DA almeno un anno i riflettori degli analisti di tutto il mondo scrutano l'apparizione dell'Orso sul palcoscenico di Manhattan. Eppure, a Wall Street, i cacciatori sono rimasti, almeno per ora, a bocca asciutta: il Dow Jones veleggia oltre quota 9 mila, ai massimi di sempre. «E quando Greenspan - ironizza un operatore - lanciò il suo primo allarme sull'esuberanza irrazionale, eravamo a quota 6200. Vatti a fidare dei governatori...». TRE MOTIVI Al di là delle ironie, l'attenzione degli operatori, di tutti gli operatori, è per Wall Street. Non solo perché è la Borsa Usa, oggi più che mai, a dettare tempi e modi dei rialzi e dei ribassi delle Borse di tutto il mondo. Ma anche perché è più che mai Wall Street a dettare le regole dei flussi dei capitali di tutto il mondo, in ingresso e in uscita dai mercati azionari. Ed è, infine, sempre la Borsa Usa a dettar le regole in materia di commissioni e di meccanismi d'accesso e d'uscita dei fondi di investimento. La Mecca degli affari, insomma, è il vero motore della bilancia globale, destinato più di ogni altro mercato a pesare sulle scelte di chiunque operi, grande o piccolo, sui mercati fii nanziari. RECORD NEGATIVO A prima vista, il quadro non è dei più leggibili: ci sono 190 azioni che hanno festeggiato in tempi recenti un anno di rialzo consecutivo; ma ci sono anche 93 titoli, al contrario, che accusano un record negativo. «Tra questi - dice un incorreggibile rialzista, il gestore di Dreman Value management, John Dorfman - qualcuno è diventato molto intrigante, a questi prezzi». Potrebbero essere compresi, ad esempio, alcuni colossi del settore alimentare (vedi Nabisco o Kellogg e Campbell) che hanno patito una caduta delle vendite a favore delle aziende a marchio (e prezzo) meno prestigioso... PIEDI DI PIOMBO Ma chi vuol scommettere direttamente su Wall Street e sul Nasdaq (il listino più dinamico e meno garantito, dove vengono trattati tra gli altri Microsoft o Netscape) preferisce scommettere sull'alta tecnologia, gioia e dolore del listino Usa in questa fase di transito, dove il rialzo è meno garantito che in passato, ma dove le Cassandre di sventura, per ora, hanno accumulato solo perdite. La sensazione, confortata dalle indicazioni di Greenspan, è che sia meglio procedere con i piedi di piombo nei prossimi mesi. FRENATA «Vero - conferma Richard Walters dalle colonne del Financial Times - ma è meglio non generalizzare...». Wall Street, spiega, può precipitare solo per due ra¬ gioni: un repentino rialzo dei tassi (e gli operatori, in genere, non ci credono), oppure per una drammatica caduta dei profitti. Da questo punto di vista, non mancano i segnali di una frenata (Boeing, Du Pont e Meck in discesa) ma, afferma un gestore «storico», Dick Hoey di Dreyfuss, «è molto raro che un fenomeno del genere possa provocare un mercato Orso. Semmai aumenta la volatilità...». PROPOSTE CONVENIENTI Insomma, finché sul fronte dei tassi non si profilerà, concreta, l'ipotesi di un robusto rialzo, i mercati finanziari Usa non dovrebbero subire tracolli; il rallentamento dei profitti, dopo sette anni di boom, è un dato scontato da tutti e ciò si rifletterà sulla corsa dei prezzi, ancor oggi eccessiva, soprattutto se si tiene conto che Wall Street è salita nella prima parte del '98 del 25% contro un 5% medio dei profitti. Ma l'offerta di titoli negli Usa è tale che, anche in questi momenti, è facile trovare proposte emergenti estremamente convenienti. RAPPORTO Senza dimenticare che il rapporto tra prezzi e utili nelle Borse Usa è oggi, in media, pari a 25 volte gli utili '98. Ma in Europa, almeno in Germania e in Italia, il rapporto è egualmente di 25 volte ma riferito agli utili previsti per il '99... Non è giusta, quindi, l'immagine di una Wall Street «sopravvalutata» rispetto a un'Europa «sottovalutata», anche se l'effetto Euro spinge i grandi gestori a privilegiare un rafforzamento del portafoglio al di qua dell'Oceano. CONSIGLIO Per chi mira a un investimento di lungo periodo, soprattutto in chiave previdenziale, il consiglio è senz'altro quello di puntare nel tempo a posizionare un terzo dei propri risparmi, presenti e futuri, nell'economia Usa, azioni più che obbligazioni, come insegna la storia, anche se il «premium risk» (ovvero il rendimento atteso dalle azioni più che dal reddito fisso, per giustificare il rischio di un in¬ vestimento azionario) sta ormai precipitando in basso. Per chi è sotto il 20% sull'America, insomma, il consiglio è di investire.o direttamente o tramite fondi: meglio l'azionario assieme, per compensare il rischio, a investimenti obbligazionari sul lungo periodo. Ugo Bertone corsa reet DOW JONES INDUSTRIAI. AVIRAOE : NEW YORK 300 DAL 1995

Persone citate: Dick Hoey, Dreyfuss, Greenspan, John Dorfman, Pont, Richard Walters, Value, Vatti