Vola l'Art Index-Tuttosoldi

Vola l'Art Index-Tuttosoldi ANALISI P La globalizzazione finanziaria non risparmia il mercato delle aste, aperte ormai a un pubblico internazionale. E Vampliamento della domanda provoca una benefica pressione sugli affari Vola l'Art Index-Tuttosoldi I L nostro «Art Index» - è bene 1 ricordarlo - riguarda solo l'an- I daraento del mercato dell'arte attivo nel nostro Paese. L'Italia, nel totale delle compravendite d'arte, è presente con una quota sino a oggi molto relativa rispetto ai valori mondiali. Il dato numerico - diviso ogni anno in due semestri - risulta dall'aggregazione dei bilanci delle maggiori case d'asta, interpretati secondo le opinioni dei maggiori operatori, oltre alla traduzione numerica di tendenze rilevabili in alcuni settori specifici dell'arte-mercato. Fatte queste doverose premesse arriviamo al punteggio che traduce l'andamento di questi primi sei mesi del '98. PARAMETRO INIZIALE II risultato compie un balzo in avanti pari a circa il 45% rispetto al punteggio raggiunto nell'analogo semestre dell'anno scorso. Si potrebbe dire che in soli sei mesi dal gennaio al giugno '98 - sono stati spazzati letteralmente via sette anni di guai (dopo il «boom» dall'8'7 al '90, c'è stato lo «sboom» dal '91 al '97). In effetti il nuovo valore (823) del primo semestre '98 è inferiore di soli 74 punti a quello del '90. Ed è inferiore di 177 punti a quello dell'89, che noi - con la maggioranza degli operatori commerciali d'arte - abbiamo stabilito come parametro iniziale di questo «Art Index». AL RIBASSO I risultati da gennaio a giugno di quest'anno sono a meno di 200 punti per, come si dice, «toccare il cielo con un dito». E' bene, tuttavia, chiarire che questo dato è stato definito soprattutto sulla base di criteri in un certo senso «ribassisti». Abbiamo cioè volutamente aperto al massimo i rubinetti dell'acqua fredda per frenare i possibili bollori. Sembra incredibile, ma se avessimo utilizzato pari pari le stesse lenti utilizzate in precedenza, il dato numerico di questa prima parte del '98 avrebbe dovuto avvicinarsi ancora di più (per lo meno di 50 punti) al risultato del '90. Anno in cui erano ancora ben presenti gli ultimi effetti della grande onda di rialzi, cominciata nell'87. EFFETTO MAASTRICHT Ma perché abbiamo volontariamente «sottopesato» l'insieme dei puri dati economici accumulati dalle compravendite di oggetti d'arte avvenute nel nostro Paese nei primi sei mesi del '98? La risposta senza dubbio più esauriente (che contiene cioè buona parte dei motivi complessi di questa scelta) consiste nella constatazione di uno scenario inedito. La nascente struttura economica europea unificata, insieme a un enorme sviluppo del cosiddetto concetto di «globalizzazione dei mercati», ha influito sulle economie dei maggiori Paesi del mondo. E ha determinato una trasformazione pure del mercato relativo alle opere d'arte. ECONOMIA In parole semplici, noi siamo convinti che l'affermazione sempre più forte di una visione mondiale della cultura, della politica e dell'economia sia la causa principale (prima ancora dei «trattati» ufficiali) di una sempre più diffusa presenza multi-etnica di consumatori sui mercati delle singole nazioni. La velocissima circolazione delle informazioni, delle idee e dei prodotti permette di avvicinarsi all'utopia di ciò che alcuni cominciano a definire come «turbo-capitalismo». La tendenza è molto precisa. Non esiste più - in ogni nazione - un mercato domestico dell'arte rivolto ai collezionisti residenti in quel solo Paese. Anche le piazze un tempo considerate periferiche mostrano la precisa tendenza ad allargare la platea del pubblico. Oggi, è più veloce volare da Londra a Milano piuttosto che percorrere in macchina una di queste due città nelle ore di punta del traffico. COLLEZIONISTI Logico che la presenza di un mercato dell'arte più articolato e ricco di proposte (come appunto è accaduto in questi ultimi due anni in Italia), corrisponda a un progressivo aumento di appassionati e collezionisti provenienti dall'estero. Ecco perché, pur corrispondendo a una fortissima crescita, il valore dell'«Art Index» del primo semestre '98 in Italia deve, per sua natura, essere ridimensionato. L'aumento di attenzione del pubblico europeo e internazionale verso il nostro mercato dell'arte ha influito sul totale del giro di affari. Proprio queste ragioni obbligano a relativizzare la proporzione diretta del dato '98 con i valori relativi agli anni scorsi. POTENZIALITÀ' E' un po' come se si volesse confrontare il numero di compravendite medie di una azione di Borsa, confrontando una stagione in cui era quotata solo a Milano con un anno nel quale circolava, oltre che a piazza Affari, anche a Wall Street, Londra e Francoforte. E' vero che la qualità intrinseca all'opera resta pur sempre la stessa a Londra, Hong Kong, New York o Milano. Così come l'azione borsistica, a prescindere dal numero delle piazze in cui è quotata, è comunque - nel tempo - legata a valori effettivi del business, creato e sviluppato, dalla società che rappresenta. Ma è altresì vero che l'aumento del pubblico moltiplica, in qualsiasi mercato, le potenzialità di sviluppo. Ancora di più, forse, nel nostro caso. Poiché le motivazioni di acquisto e/o di vendita di un'opera d'arte sono quasi sempre legate al costituirsi di personali passioni e, dunque, a singoli iter collezionistici. SINGOLI COMPARTI La sempre più diffusa presenza di acquirenti stranieri, sul mercato italiano dell'arte, obbligherà nel prossimo futuro a relativizzare la crescita del giro di affari. Concentrando l'attenzione ai fatti e alle tendenze presenti nei singoli comparti. Un esempio molto concreto di questa nuova «lettura» si può trarre, già oggi, dai risultati semestrali della Christie's Italia. La percentuale, pari al 121 % di incremento - rispetto allo stesso semestre precedente - deriva infatti prevalentemente dai dati relativi al «Dipartimento Mobili e Arredi», che di recente la Christie's ha deciso di spostare dalla sede romana a quella milanese. Per una ragione molto chiara. Avvicinarsi al bacino molto ampio della clientela del Nord e, soprattutto, a quello residente nella ricca zona economica del Nord-Est. Decisione azzeccata, a giudicare dal 301% di affari in più conclusi. Quasi 2350 milioni di lire in questo primo semestre, contro i 584 milioni del precedente. DIVERSO SIGNIFICATO Il valore teorico di questo dato nel complesso generale dell'artemercato italiano - assume un significato inferiore allo stesso considerato in assoluto. Non solo per questioni di media. Ma anche perché si è costretti a modificare le unità di misura applicabili nel giudizio. Un incremento di vendita, per esempio, di 1000 unità di un prodotto in una città con 10.000 abitanti è molto più signi¬ ficativo rispetto a un incremento di 3000 pezzi realizzato, nello stesso periodo, ma in una metropoli con 1 milione di abitanti. Esempio banalissimo ma altrettanto chiaro. Se, per motivi strutturali, si trasforma il bacino di utenza delle opere d'arte acquistate e vendute nel nostro Paese grazie all'aumento di acquirenti e venditori stranieri, ma anche alle scelte più mirate degli operatori diventa necessario riparametrare il confronto dei dati. COMPETIZIONE Ciò senza nulla togliere alla chiarissima percezione dell'attuale sviluppo del mercato. Durante le prossime stagioni e negli anni futuri, la progressiva ma costante globalizzazione nell'economia dei singoli Paesi aumenterà, insieme al volume di contatti, anche quello degli affari. Sino a costituire, con il tempo, medie ponderali in grado di confrontare diverse stagioni. La conseguenza più pratica sarà non solo il moltiplicarsi di opportunità nelle offerte, ma - insieme alla crescita nella competizione per l'aumento dei soggetti informati e interessati alla stessa opera d'arte - anche il complicarsi delle opportunità speculative. PREVISIONI Sarà sempre più difficile comprare in Italia per poche lire un quadro inglese, per poi rivenderlo a Londra con ampio margine di guadagno. Nel contempo, sono destinati a crescere i valori medi di opere appartenenti a scuole regionali, non tanto per passate ragioni di identità geografica, quanto per l'approfondimento di valutazioni estetiche. Più occhi producono più giudizi. Tra i quali, senz'altro, alcuni in grado di meglio percepire le qualità espresse dalle opere. Insomma, se il presente vola molto alto, il futuro sarà quasi spaziale. Chi interpreterà prima le molte e inedite tendenze già un po' all'orizzonte, correrà il rischio di diventare famoso. Perché artisti si nasce, ma collezionisti eccellenti lo si può solo diventare. Pagine a cura di PAOLO MANAZZA ed ELENA BASILISCO Copyright® - TUTTOSOLDI/ANTEA '98

Persone citate: Analisi P, Paolo Manazza