Rischio zecche nel parco

Rischio zecche nel parco DOLOMITI BELLUNESI Rischio zecche nel parco // loro morso provoca la malattia di Lyme COME forse il lettore sa, le Dolomiti non sono tutte eguali: ad una fascia settentrionale con' profili alpestri noti ai più, corrisponde una fascia meridionale, egualmente costituita da dolomia, poco nota al di fuori del Triveneto, molto estesa, poco frequentata e generalmente priva di impianti e stazioni turistiche di prestigio. Le altitudini sono minori, ma queste montagne spesso sono più difficilmente raggiungibili di un Sassolungo, di uno Sciliar, e del Sella, in quanto difese da altissimi barbacani rocciosi, fit-ti boschi e distese di pini maghi; sono monti isolati, mal descritti, ardui da percorrere perché i sentieri sono stati divorati dall'avanzata della vegetazione. Ma la bellezza dei siti rimane vieppiù esaltata da queste caratteristiche. Non a caso, da cinque anni a questa parte è operativo, in quel di Feltre (Belluno) l'Ente Parco delle Dolomiti Bellunesi che abbraccia una buona fascia di queste Dolomiti minori e non di maniera: sono 320 chilometri di-terreno aspro ma, come vedremo, infestato da una specie che ne minaccia l'espansione e valorizzazione turistica e ambientale. Sono le zecche la spina nel fianco del Parco Nazionale. Come per tanti sintomi dell'Aids, prima che venissero uiiiciàlmente riconosciuti, anche le punture delle zecche hanno sempre angariato chi, per lavoro e necessità, doveva frequentare questi monti: falciatori, boscaioli, pastori. Ma, fino all'insorgenza e riconoscimento ufficiale del primo morbo trasmesso da questi insetti (malattia di Lyme, prima segnalazione 1975, a Lyme, nel Massachussets), la gente sopportava e, se la malattia degenerava, soffriva e magari ci rimetteva la salute per motivi che i medici ascrivevano ad altre cause. In capo a poco più di vent'anni oggi ne sappiamo di più, molti articoli sono stati scritti (i bellunesi, ad esempio, ne sanno molto perché una rivista alpinistica locale ha ben affrontato l'argomento in questi anni), oggi sappiamo di molte altre affezioni causate dall'acaro: quindi, prima di illustrare il fenomeno, consigliamo il possibile visitatore delle Dolomiti Meridionali di scrivere all'Assi 2 di Feltre, via Bagnols-sur-Cèze 2 di richiedere il fascicoletto scritto da Domenico Grazioli sull'argomento: è una prima misura preventiva che raccomandiamo! Zecche, quindi: queste che descriviamo sono quelle che viaggiano e allignano al seguito degli ungulati (camosci, caprioli, cervi e, da queste parti, probabilmente anche i mufloni, intro- dotti disgraziatamente vent'anni fa). Ne consegue che ogni percorritore dei sentieri, ancorché segnalati e frequentemente percorsi, è a rischio. Non importa quanto ben coperto egli sia, le zecche raggiungeranno prima o poi la pelle. Se non fa un attento scrutinio dei suoi abiti in loco, a maggior ragione a casa, in occasione di una doccia, le zecche se le porterà anche in casa, o nell'auto. Le zecche sono ospiti anche di altre specie animali, come noto (cani, uccelli, roditori) e la loro proliferazione è aumentata più che geometricamente dato l'abbandono dei monti negli ultimi quarant'anni: quasi il 100 per cento delle specie alpine è portatrice del morbo di Lyme. Essa si attacca alla pelle mediante una boccuccia irta di dentini uncinati, che ne rendono difficile il distacco. Suggendo il sangue dell'ospite, la zecca introduce la prima malattia infettiva descritta (provocata da un germe, la Borrelia Burgdoifeii). Sazia, si distaccherà da sola. Naturalmen- te l'escursionista che dispone di anticorpi sufficienti a combattere la malattia non avrà conseguenze: chi scrive appartiene alla felice minoranza di persone che sono indenni anche dalla sosta di zecche sui propri abiti: sangue repellente? Odore non grato? Di fatto, chi è morso da una zecca contrarrà la malattia di Lyme in tre stadi: 1) eritema (rigonfiamento attorno al morso); 2) dolori articolari (simili all'artrite) dopo varie settimane (nei casi più gravi già si avvertono paralisi agli arti colpiti); 3) disturbi articolari cronici, anche dopo mesi o anni. La diagnosi qui è semplice. Andare dal medico se si è stati morsi, e so¬ prattutto se non si è riusciti ad estrarre del tutto la zecca dal suo alloggiamento nella cute: in sostanza si tratta di intervenire al primo stadio, a forza di antibiotici. Per l'estrazione del maligno ospite, molti raccomandano un batuffolo di-cotone imbevuto di alcol o benzina, in modo da anestetizzare la zecca. Altri assicurano che un cubetto di ghiaccio allontana spontaneamente la zecca, mentre l'etere ucciderà l'animaletto. Chi tentasse laboriosamente di staccarlo con . pinzette non riuscirà completamente nell'estirpazione. Qualcuno, notando come i cani infestati si rotolassero nello sterco di vacca per liberarsi dall'ospite sgradito, ha proposto rimedi in tal senso: ma per gli umani non paiono fattibili... Questi parassiti sono tanti e di tante varietà: quelle di cui discutiamo sono essenzialmente le Ixodes dammini, I. Pacificus, I Ricinus. Oltre al morbo di Lyme esse possono trasmettere anche altre patologie non completamente studiate (encefalite, meningoencefalite, tifo, addirit- tura la spirocheta, per non parlare della rickettiosi o della febbre «Q»). Ma, purtroppo, i guai non sono finiti: ed ecco che proprio nel 1995 nel Bellunese è stata identificata l'ultima malattia, la Tbe (Tick borne encephalitis, encefalite da morso di zecca). I lettori più attenti ricorderanno che una forma ben più letale di encefalite è quella della cosiddetta «mucca pazza» o morbo di Creuzfeldt-Jacobs. Questa nuova patologia, pare, colpirà solo il 30 per cento degli esseri umani (il 70 per. cento se la caverà con un'infezione con scarsi sintomi): dopo 3-28 giorni si avvertiranno febbri, stanchezza, dolori muscolari e articolari per 2-4 giorni. Poi la temperatura dovrebbe calare e i dolori passare. Ma nel 10-30 per cento di questa fascia di pazienti colpiti tangibilmente dovrebbe iniziare una seconda fase più acuta, caratterizzata da disturbi del sistema nervoso centrale. L'esito mortale qui sarà dell'I per cento. Grazioli afferma che le modalità "di prevenzione sono lé stesse, per la Tbe, del morbo di Lyme, vedi sopra. Esiste la possibilità di vaccinarsi con immunoglobine specifiche, ma il farmaco non è registrato, né in commercio, in Italia: bisogna importarlo dalla Svizzera e Austria. Che fare? Il caso personale, vale a dire che il mio gruppo sanguigno non attragga più di tanto le zecche, non pare essere stato illustrato negli articoli da me consultati: probabilmente il medico o il più vicino Istituto Zooprofilattico potrebbero avanzare ipotesi sull'incompatibilità sanguigna nostra, e quindi sulla ..nostra sicurezza. Ma, da quanto, si è visto in giro, le zecche attaccano tutti i miei compagni di gita. Considerarle un male necessario? Anche: del resto, se dovessimo pure avere paura delle zecche, senza contare i pericoli soggettivi e oggettivi dell'andare per monti, allora dovremmo restarcene in poltrona! Se si adotteranno le minime precauzioni, certamente le bellezze delle Dolomini Meridionali saranno alla nostra portata: oltre al corretto abbigliamento, segnaliamo solo che, purtroppo, effettuare gite nei gruppi delle Alpi Feltrine, dei famigerati Monti del Sole, della Schiara o di Belluno, nelle Prealpi Carniche, da marzo a ottobre non è consigliabile. Meglio farlo con il freddo: in tal caso l'escursionista godrà di stupende, ancorché brevi, giornate di aria frizzante, di panorami lontani e nitidi. E niente zecche! Claudio Cima Una affascinante zona montuosa, fìtta di boschi ma infestata dal pericoloso parassita Sconsigliate d'estate le gite nelle Alpi Feltrine Meglio aspettare i freddi d'autunno Ciclo biologico di zecca della famiglia Ixodidae prima dei pasto 1,5-2 mm Larva esapode digiuna 0,7 mm Femmina gravida 5-8 mm m Uova 4-5 mm una sola ovoposizione 350-18.000 uova secondo la specie

Persone citate: Domenico Grazioli, Grazioli, Jacobs

Luoghi citati: Austria, Belluno, Feltre, Italia, Massachussets, Svizzera