Un enorme giacimento di metano

Un enorme giacimento di metano IN ADRIATICO Un enorme giacimento di metano DA oltre mezzo secolo l'Adriatico è al centro dell'attenzione dei geologi come pure delle grandi industrie produttrici di carburanti fossili. Gli uni e le altre son in Italia interessati ai processi geodinamici e fisiochimici che, da alcune centinaia di milioni di anni, si susseguono lungo la linea di contatto che, passando per l'Adriatico, accomuna le due grandi zolle continentali della crosta terrestre: l'Africana e l'Euroasiatica. Circa i fenomeni geodinamici Renato Funiciello, docente di geologia a Roma, spiega, in un colloquio con Franco Foresta Martin: «... Lungo uno dei fronti di contatto tra la placca africana e l'euroasiatica, in corrispondenza della Sicilia e della Calabria, quella africana, più vecchia e più densa, affonda e scorre sotto l'euroasiatica, a seguito di questo scontro la penisola italiana compie un movimento antiorario, il Mar Tirreno tende al allargarsi e l'Adriatico a chiudersi... Se potessimo sezionare la Penisola all'altezza delle zone terremotate umbro-marchigiane vedremmo la placca adriatica affondare fino a circa 200 chilometri e l'Appennino aprirsi a ventaglio sopra di essa...». Detto affondamento, chiamato dai geologi subsidenza, avviene sia per le citate cause naturali sia a causa dell'attività umana, e si parla allora di subsidenza antropica, caratterizzata da dimensioni incomparabilmente minori. In questo caso il fenomeno è causato dallo svuotamento delle grandi sacche di carburanti fossili dislocate in punti non protetti da copertura rocciosa. Una di queste è la zona adriatica dove, come ci ricorda Quintino Protopapa su «Scienze», si sono verificati estesi sprofondamenti, anche di tre metri, in vari punti del delta padano dopo lo svuotamento di sacche metanìfere. La scoperta di una riserva di carburante fossile di eccezionali dimensioni sotto i fondali dell'Adriatico settentrionale ha riportato d'attualità il problema della subsidenza antropica. Detta riserva, costituita principalmente da una enorme sacca di gas naturale raggiungendo i 30 miliardi di metri cubi ed estendendosi tra il delta padano e Chioggia, è in grado di dare un determinante contributo all'alleggerimento del gravoso deficit energetico italiano, per oltre una ventina d'anni. Il relativo progetto di estrazione è stato approntato nei minimi particolari dall'Agip da oltre un decennio, prevedendo tra l'altro la perforazione di un'ottantina di pozzi. Ma l'inizio della produzione è stato via via rimandato a causa della tenace opposizione degli ambientalisti che temono il verificarsi di uno spostamento del suolo di dimensioni molto maggiori di quelle raggiunte dalle prime, lontane estrazioni di metano. Il pericolo di subsidenza viene temuto non solo per Venezia e Chioggia ma anche per l'intercorrente fascia costiera. A sventare il paventato pericolo ha provveduto l'Agip assicurando il continuo controllo altimetrico della zone con sofisticate apparecchiature elettroniche installate sia sul suolo sia a bordo di satelliti. Per di più è stato realizzato un sistema di retroazione automatica per riempire via via i vuoti prodotti dall'estrazione del gas. Sono state a tal fine costruite due grandi stazioni galleggianti di pompaggio per l'immissione di acqua desalata che mantiene costante la pressione interna della sacca. Non esiste qiiindi alcun ragionevole timore che possa portarci alla rinuncia di questa grande riserva di energia di cui il nostro Paese ha tanto bisogno.

Persone citate: Detta, Franco Foresta Martin, Quintino Protopapa, Renato Funiciello

Luoghi citati: Calabria, Chioggia, Italia, Roma, Sicilia, Venezia