Ricordando Shepard di Antonio Lo Campo
Ricordando Shepard MORTO A 74 ANNI Ricordando Shepard Fu il primo americano nello spazio ERA il mese di luglio del 1992, quando arrivò in redazione un pacco da Houston. La calligrafia dell'intestazione era inconfondibile: quella di Alan B. Shepard, il primo eroe spaziale americano e uno dei pochissimi a mettere piede sulla Luna. Sulla busta indirizzo e mittente erano scritti di suo pugno: quindi in pratica era come avere un altro suo autografo. Ormai la «fan mail» non era più quella dei tempi eroici dello spazio e di quando lui e gli altri eroi erano molto popolari, «Perciò - disse una volta - è inutile far lavorare, e soprattutto pagare una segretaria per queste cose». Il pacco, piuttosto pesante rispetto alla solita busta postale, giunse via mare, dopo quattro mesi, da Houston: «Spedirlo per posta aerea costa», scrisse Shepard, che non a caso ai suoi anni di gloria spaziale, aveva affiancato una florida e fortunata attività di uomo d'affari in Texas. Shepard ci aveva rimandato indietro le copie di alcuni giornali con nostri articoli che lo riguardavano, tutti autografati con uno spesso pennarello nero. Ne mancava uno: l'inserto «Tuttoscienze» del 1° aprile 1992, con un articolo sulla sua nuova attività di promotore e divulgatore di iniziative, per far conoscere ai giovani l'astronautica di passato, presente e futuro, e una società che distribuisce ai giovani borse di studio, sempre nel settore aerospaziale. < Ottenere autografi e risposte da Shepard, ci hanno sempre confermato dagli Stati Uniti, era raro, eppure Al in quell'occasione fu colpito dal montaggio pubblicato al fianco dell'articolo, con i disegni affiancati dei due razzi che lo avevano portato nello spazio: il Redstone, alto nella realtà 32 metri, che lo aveva lanciato nel 1961, primo americano nello spazio, e il gigantesco Saturno 5, alto 110 metri e cento volte più potente, che lo aveva sparato verso la Luna dieci anni dopo. «Mi sono tenuto la copia di Tuttoscienze - scrisse Shepard - e sto preparando dei poster da affiggere in occasione di una mia conferenza a Titusville, e pensavo proprio all'abbinamento dei miei due razzi vettori. Al grafico darò la copia di Tuttoscienze per la riproduzione». Insomma, anche noi possiamo vantarci di aver fatto parte in qualche modo della incredibile storia di Shepard, che una leucemia ha stroncato a 74 anni, lo scorso 22 luglio in California, dove il pioniere dello spazio abitava da otto anni dopo essersi trasferito da Houston. Personaggio particolare, non amato da tutti perché definito lunatico e un po' rompiscatole, in realtà seguiva le orme dell'educazione del padre, che era stato ufficiale nell'Esercito, e poi le rigide regole della Marina militare americana, della quale era stato per anni uno dei migliori piloti collaudatori. La notizia della sua morte ha fatto scrivere nei giorni scorsi un po' di tutto, ma non sempre in modo corretto. Vediamo alcune precisazioni: il missile Redstone, che lo lanciò in traiettoria suborbitale nel 1961 è diventato l'Atlas, un vettore completamente differente. L'anno della sua missione sulla Luna con Apollo 14 è diventato il 1972 anziché il 1971, qualcuno ha scritto che lascia due figli maschi anziché le femmine Laura e Juliana, e che la malattia che lo costrinse a restare a terra per sei anni era «labirintite», mentre in realtà era la «Sindrome di Menière», che è qualcosa di ben peggio. A Shepard, il dottor House, nel 1968 disse: «O la va o la spacca», cioè se l'operazione riesce lei va nello spazio, altrimenti perde l'udito per sempre». Shepard rischiò, come fece nel 1961 sul pericoloso Redstone, e ne uscì ancora vincitore: gli venne impiantato un tubicino spesso dieci volte più di un capello nell'orecchio inter¬ no, e dopo qualche settimana, con un cerottone dietro l'orecchio, si presentò per la prima volta nell'aula dove si tenevano le lezioni per gli astronauti del programma lunare Apollo. La sua storia verrà racccontata nella nona puntata della serie «Dalla Terra alla Luna», in onda il 13 agosto, e in replica il 15, su Telepiù. Titolo, della puntata è «Per miglia e miglia», ciò che Shepard esclamò dopo aver lanciato a 300 metri di distanza la famosa pallina da golf sulla superficie selenica. Una delle critiche che gli venivano rivolte (in realtà un pregio), riguardava la pignoleria e Fa non facile accettazione di errori grossolani. Questa volta Alan non potrà rileggere «Tuttoscienze», ma siamo convinti che da lassù avrà apprezzato le nostre postille riguardanti i dati della sua vita davvero straordinaria. Antonio Lo Campo Nel '92 conservò una copia di Tuttoscienze per farne un poster Alla Nasa hanno detto: «Abbiamo perso una stella splendente»
Luoghi citati: California, Houston, Stati Uniti, Texas
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