LA GUARIGIONE E' UN ROMANZO A CHIAVE

LA GUARIGIONE E' UN ROMANZO A CHIAVE LA GUARIGIONE E' UN ROMANZO A CHIAVE LE MACCHIE DI LEONARDO Basilio Reale Moretti & Vito/» pp. 143 L 18.000 ENERALMENTE si pensa che la psicoterapia comporti essenzialmente uno scavo nel passato, conscio o inconscio, del paziente, allo scopo di far emergere gli eventi che sono alla base dei suoi disturbi. In altre parole, che sia un'attività tra poliziesca e archeologica, volta ad accertare senza ombra di dubbio le cause della nevrosi. Si tratta di un'idea che corrisponde all'atteggiamento scientifico tradizionale che, come si sa, è affascinato dal determinismo causale. Freud si situa, anche se non del tutto, dentro questo orizzonte. Ma le cose stanno davvero così? Il problema è affrontato in modo informato e penetrante nel libro Le macchie di Leoanardo di Basilio Reale, un psicoanalista che è anche un fine letterato e poeta, e perciò più di chiunque altro in grado di cogliere le difficoltà di una definizione della psicoanalisi come metodo di indagine scientifica. Difatti, Reale ripercorre la storia di un modello diverso che, nel tempo, è andato sempre più sostituendosi al paradigma scientifico: il modello della psicoterapia come narrazione. Già Freud, malgrado il suo scientismo, aveva scritto che «l'analista deve scoprire, o per essere più esatti costruire, il materiale dimenticato a partire dalle tracce che di esso sono rimaste». Ed è sempre Freud a definire il «caso clinico» di Dora «un romanzo a chiave» e ad affermare: «Le storie cliniche, se non vengono manipolate, risultano del tutto indigeste. Resta una sola possibilità, una scrupolosa artistica rappresentazione come in Dora». Sviluppando questi spunti, molti analisti, sia freudiani che junghiani, sono approdati a una concezione narratologica della terapia. Così, ad esempio, Schafer considera la psicoanalisi come un metodo per riraccontare le storie degli analizzati e costruire una seconda realtà che si forma su processi e fantasie inconsce; ed Hillman sostiene che il compito della psicoterapia sia quello di aiutare i pazienti a riimmaginare le proprie storie. Detto altrimenti, le cause «reali», «oggettive», dei disturbi psichici vengono collocate in uno spazio che potremmo chiamare preanalitico, sostanzialmente inesplorabile. Su di esse non si possono raccogliere informazioni dirette, che non siano filtrate dalla soggettività del paziente e del terapeuta. Pertanto, la corrispondenza effettiva tra racconto, ricordi e fatti recede sullo sfondo, mentre viene portato in primo piano il racconto che paziente e analista costruiscono insieme. A questo proposito, si potrebbe parlare, in via analogica, di autonomia del significante (il racconto) rispetto al significato (i fatti che lo hanno occasionato, dei quali nulla propriamente si può dire). E' indubbio che questo modo di considerare le cose sia quello che meglio valorizza il fattore psicologico. Il suo presupposto potrebbe essere enunciato in questi termini: nulla è importante che non accada nella psiche. Oppure: ciò che sta fuori della psiche acquista rilievo ma al tempo stesso si trasforma - solo quando viene psichizzato, cioè ricostruito, intenzionato, raccontato. Visione coerente con l'idea che ciò che determina la guarigione non sia la conoscenza di fatti ma la comprensione di un senso che illumina la vita e la trasforma. La verità narrativa corrisponde alla coerenza interna del racconto e alla sua persuasività. Essa produce effetti quando si fa portatrice di un significato in cui il paziente si riconosce e che riconosce come costitutivo della sua identità. Raccontare la propria storia corrisponde, in questa prospettiva, a scegliere il proprio mito. Una conseguenza implicita di questa teoria «estetica» della analisi è che, nel corso della terapia, debba essere favorita al massimo l'attività immaginativa e rappresentativa, con le modalità più svariate (immaginazione attiva, dialogo interiore, produzione di disegni, poesie, ecc.). Reale si è lasciato fecondare dal suo tema e lo sviluppa in modo vivace, discorsivo, con numerose ed efficaci esemplificazioni cliniche; insomma, dimostra che anche le teorie analitiche si possono raccontare in un modo inventivo e senza pedanteria, «come un romanzo». Augusto Romano c LE MACCHIE DI LEONARDO Basilio Reale Moretti & Vito/» pp. 143 L 18.000

Persone citate: Augusto Romano, Freud, Hillman, Leonardo Basilio Reale, Moretti, Schafer