ANCHE IL LINGUAGGIO NASCE DALLA DONNA

ANCHE IL LINGUAGGIO NASCE DALLA DONNA ANCHE IL LINGUAGGIO NASCE DALLA DONNA DALLA NASCITA DEL LINGUAGGIO ALLA BABELE DELLE LINGUE Robin Dunbar Longanesi pp. 288, L. 28.000 OBIN Dunbar è professore di psicologia all'Università di Liverpool. Ma non lo si direbbe un accademico a giudicare dal modo discorsivo e piacevole con cui scrive. E' un vero divulgatore che sa rendere accessibile a chiunque anche un argomento complesso e difficile come l'origine del linguaggio umano, con le seimila lingue che fanno della Terra un'autentica torre di Babele. Naturalmente il punto di partenza per trattare un argomento del genere sono i nostri parenti più stretti, le scimmie, i primati che si capiscono senza parole. Riescono a leggere l'una nella mente dell'altra soprattutto con l'operazione del «grooming», la pulizia reciproca della pelliccia, quella che Robin definisce «un tocco beve, una carezza delicata, che possono esprimere di volta in volta una parola di consolazione, mia parola di scusa, un invito al gioco, un'influenza calmante, l'affermazione di un privilegio» e così via. Al grooming, la più sociale delle loro attività, le scimmie dedicano molto tempo, alcune addirittura un quinto dell'intera giornata. E' anche il modo per farsi degli alleati di cui servirsi al momento opportuno per d pp printuzzare gli attacchi dei nemici o per dare lo sgambetto ai potenti e prendere il loro posto. Nella precisa gerarchia degli scimpanzé ad esempio, non é la forza fisica quella che conta. E' piuttosto l'abilità politica. La lotta per il potere non si svolge attraverso i combattimenti, come succede in altri animali, bensì attraverso tutta una rete di complotti e di alleanze opportunistiche. Per cui si ha un continuo avvicendamento nelle posizioni al vertice. Proprio come nella società umana. Eppure le scimmie non parlano. Come va allora che noi, loro discendenti, abbiamo questa straordinaria facoltà? Dipende forse dalla grandezza del cervello? Non certo da quella assoluta, perché elefanti e balene hanno un cervello più grosso del nostro. Ma piuttosto da quella relativa, cioè dal rapporto tra volume del cervello e peso corporeo. E' significativo il fatto che gli esseri umani abbiano la grandezza relativa del cervello nove volte maggiore di quella degli altri mammiferi. Ma le attività associate all'intelligenza, come il pensiero e il ragionamento, si svolgono in una parte del cervello che esiste solo nei mammiferi e si è ingrandita vistosamente nei primati, specialmente nell'uomo. E' la neocorteccia, uno strato di tessuto nervoso che nella maggior parte dei mammiferi corrisponde al 30-40 per cento del volume encefalico totale, nell'uomo raggiunge addirittura l'80 per cento. Dunbar scopre una relazione tra grandezza della neocorteccia e grandezza del gruppo sociale e lancia l'ipotesi che lo sviluppo della neocorteccia e dell'intelligenza sia avvenuto proprio per assicurare la coesione di grandi gruppi sociali (dimensione ottimale 150 individui). E perché non supporre che il linguaggio umano si sia evoluto come un surrogato della pulizia della pelle, per consentirci di scambiare informazioni con una rete di individui più vasta rispetto a quella delle scimmie? Dunbar a questo punto fa un viaggio a ritroso nel tempo. E si domanda: come si è originata la stazione eretta e quando sono comparsi i primi ominidi? Secondo lui, l'evento si è verificato quando i nostri antenati antropoidi hanno scoperto che, camminando eretti, si esponevano meno ai raggi del torrido sole africano e di conseguenza sentivano meno caldo. Per questa ragione avremmo perduto la maggior parte del nostro manto peloso, non più necessario. Ma il linguaggio quando compare? Dunbar ipotizza che ciò sia avvenuto intorno a cinquecentomila anni fa, in concomitanza con la comparsa sulla scena dell'Homo sapiens. E, altra curiosità: chi ha parlato per primo? L'uomo o la donna? Al riguardo l'autore fa un'ipotesi piuttosto originale. Visto che le femmine hanno formato il nucleo stabile dei primissimi gruppi umani e il linguaggio si è evoluto proprio per cementare questi gruppi, devono essere state loro le prime a parlare. Quanto ai maschi, lo studio di Dunbar conclude che nella conversazione l'uomo cerchi sempre di primeggiare e di mettersi in mostra per essere scelto come partner dalla donna. Proprio come fanno i maschi dei pavoni o delle antilopi, quando si radunano in quelle arene chiamate «lek», dove esibiscono tutta la loro avvenenza e aspettano che le femmine vengano, in questa sorta di «mercato del sesso», a sceglierli come partner. Quindi in ultima analisi l'evoluzione dell'intelligenza e del linguaggio dipenderebbe, guarda un po', dalla scelta fernminile! Isabella Lattea Co'rfmann DALLA NASCITA DEL LINGUAGGIO ALLA BABELE DELLE LINGUE Robin Dunbar Longanesi pp. 288, L. 28.000

Persone citate: Dunbar, Longanesi, Robin Dunbar