Poste, buco di 6 miliardi al giorno

Poste, buco di 6 miliardi al giorno SERVIZI PUBBLICI Le spese per il personale sono aumentate del 36% in 5 anni, quelle per i dirigenti del 73%. Oltre 600 miliardi di furti Poste, buco di 6 miliardi al giorno La Corte dei conti: lo Stato dovrà sborsarne 10 mila ROMA. Sos per le Poste: perdono più di 6 miliardi al giorno e hanno bisogno di aiuti dallo Stato per 10.000 miliardi. Lo dice la Corte dei Conti. L'esercizio finanziario '98 si chiude con una perdita di circa 1972 miliardi al lordo degli eventuali interventi finanziari dello Stato. Si tratta di perdite che andranno ad aggiungersi ai 4626 miliardi accumulati nel periodo '94-'97 al lordo del contributo statale di 1277 miliardi. Nell'anno in corso le Poste si avviano a realizzare una perdita giornaliera di 6,85 miliardi, compresi i giorni festivi, che porteranno la perdita d'esercizio a fine anno a 2150 miliardi. L'importo consolidato degli oneri derivanti da furti e rapine è pari a 600 miliardi. La situazione finanziaria delle Poste - rileva la Corte compromette anche il processo di privatizzazione che viene ritardato di molti anni così come accaduto con le Fs «salvo interventi decisivi» da parte del Tesoro che, con una stima, so¬ no calcolati nell'ordine di circa 10.000 miliardi. In particolare i giudici contabili rilevano che le risultanze di bilancio del '97 evidenziano un differenziale negativo tra il valore e i costi di produzione di -1.430,4 miliardi e una perdita di esercizio di 793,2 miliardi, al netto del provento straordinario di 850 miliardi iscritto in bilancio quale insussistenza del debito dell'Ente per erogazioni previdenziali. Lo stato patrimoniale stabilito in 2560,9 miliardi corrisponderebbe al valore del patrimonio netto preso a base della determinazione del capitale sociale della Spa determinato in 2561 miliardi. Situazione questa - rileva la Corte non supportata dai risultati di audit finanziario che hanno evidenziatoi «criticità di circa 7000 miliardi». Inoltre le perdite in corso di regolarizzazione ammontano a 37.000 miliardi. Si tratta di dati, ad avviso dei giudici contabili, che «non sembrano rispettare il principio della trasparenza e prudenza». Un ruolo non secondario nelle «rilevanti perdite di esercizio» va ricercato, ad avviso della Corte, nella forte crescita della spesa per il personale che dal '94 a oggi è aumentata del 36 per cento. Un aumento che per i dirigenti è stato fino al '97 del 57 per cento e salirà alla fine del '98 al 73 per cento. Nonostante il prepensionamento di 48.850 persone nel periodo '94-'97 la spesa per il personale è aumentata in termini assoluti di 2881,4 miliardi, che salgono a 5580,5 se si tiene conto del risparmio di 2699,1 miliardi che sarebbe dovuto derivare dai prepensionamenti. I negativi risultati di bilancio si sono realizzati malgrado l'aumento delle tariffe postali che hanno determinato introiti per 2000 miliardi, le economie del prepensionamento e del mancato turn-over per circa 2700 miliardi e le contribuzioni statali per 6134. La Corte poi critica le Poste anche per i criteri contabili seguiti: «Cor¬ retti princìpi contabili - scrivono i giudici - vorrebbero che fossero svalutati ai fini del bilancio d'esercizio i crediti verso il ministero del Tesoro per i quali non sussistono i presupposti di certezza ed esigibilità. Tale svalutazione se operata determinerebbe un effetto negativo sul patrimonio netto al 31 dicembre '97 di 1595 miliardi portando il patrimonio netto da 2560,9 a 965,9 miliardi, e un effetto negativo sul conto economico dell'esercizio di 300 miliardi che porterebbe la perdita da 793,2 a 1093,2 miliardi». La situazione economicopatrimoniale al 31 dicembre, rileva in conclusione la Corte, «richiederà presumibilmente interventi tendenziali e programmati dal Tesoro dell'ordine di 8-10.000 miliardi in aggiunta al ponderoso volume di 78.000 miliardi interessanti la trasformazione in ente pubblico economico, da conciliare con le norme comunitarie al termine dell'inchiesta avviata dalla Commissione europea».

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