Marocchini, i rimpatri slittano di 4 mesi

Marocchini, i rimpatri slittano di 4 mesi Si complica la soluzione dell'emergenza clandestini. La Farnesina: con la Tunisia patti diversi Marocchini, i rimpatri slittano di 4 mesi Rabat: «Così prevede l'accordo firmato dall'Italia» ROMA. Dopo la sigla degli accordi di riammissione con Tunisia e Marocco le autorità italiane sono impegnate ad affrettare i tempi per il rimpatrio dei clandestini arrivati sulle coste della Sicilia. Ma l'effetto della firma degli accordi diplomatici non è immediato per via di una complessa procedura che sta impegnando in queste ore i funzionari di tutti e tre i Paesi in un ennesimo lavoro di mediazione. Nel caso del Marocco, i duecento illegali in attesa da una settimana di essere imbarcati alla volta dell'aeroporto di Casablanca sono ancora detenuti nei centri di accoglienza. Il motivo della mancata partenza sugli Hercules dell'aeronautica militare - a quasi dieci giorni dalla firma fra il ministro degli Esteri Lamberto Dini ed il suo collega Abdellatif Filali - è stato oggetto ieri di un incontro fra una delegazione del ministero degli Interni di Rabat e i funzionari del Viminale. «Il punto è - spiega una fonte araba - che voi avete fretta mentre l'accordo Dini-Filali prevede la propria entrata in vigore solo quattro mesi dopo la sigla del protocollo di applicazione». Proprio per discutere questo «protocollo di applicazione» i funzionari marocchini sono giunti in Italia. Si tratta di definire ogni singolo particolare dei rimpatri: chi identifica i clandestini, come e dove si svolge questa procedura, do¬ ve vengono fatti sostare e per quanto tempo, come vengono rimpatriati, in quali tempi e a spese di chi. «E' da questi dettagli-che dipendono i rimpatri - aggiunge la fonte araba - e fino a quando non saranno chiariti senza ombra di dubbio non potrà iniziare il periodo di quattro mesi, al termine del quale l'accordo di riammissione con l'Italia entrerà in vigore». Alla Farnesina si ammette che «il riferimento marocchino ai testi di Rabat è nella sostanza corretto», ma si precisa anche che «l'accordo di riammissione è destinato a regolare i futuri rapporti, altra cosa è la gestione immediata dell'emergenza». Un'alta fonte diploma¬ tica italiana precisa il concetto: «C'è accordo con il Marocco affinché ci sia fra noi una cooperazione amichevole di fatto fino a quando l'accordo non entrerà formalmente in vigore dopo le necessarie ratifiche». D'altra parte, due mesi fa e prima degli sbarchi a Lampedusa, un gruppo di illegali marocchini è stato rimpatriato per aereo proprio in forza di questa «amichevole collaborazione». Comunque, fra tanti cavilli giuridici qualcosa sembra muoversi: ieri i funzionari marocchini si sono recati a Siracusa per incominciare i controlli delle impronte digitali dei fermati, necessarie all'identificazione. Fonti del dipartimento di pubblica sicurezza commentano: «Per ora con Marocco e Tunisia abbiamo una collaborazione di fatto, che ci consente però un moderato ottimismo sulla possibilità di terminare presto i rimpatri». Il caso tunisino è tuttavia diverso da quello marocchino. Il «protocollo di applicazione» è infatti compreso a pieno titolo nell'intesa - firmata giovedì da Dini e il ministro tunisino Ben Mustafà - che essendo avvenuta con uno «scambio di note» ha effetto immediato e non ha bisogno di essere ratificata. La procedura di identificazione dei clandestini tunisini è in effetti già incominciata con la collaborazione del personale consolare. Sulla carta, dunque, i tunisi¬ ni potrebbero essere rimpatriati con maggior velocità rispetto ai marocchini. Ma la prudenza è d'obbligo. Ieri la stampa tunisina ha, salvo qualche eccezione, ignorato la sigla dell'accordo di riammissione avvenuta a Roma e lo stesso ministro degli Esteri, Said Ben Mustafà, tornando in patria ha evitato con cura l'argomento dei clandestini, limitandosi a dire che «le intese raggiunte garantiscono i diritti degli immigrati legali e i permessi di entrata per una futura quota di manodopera». Aggiungendo solo: «C'è anche la volontà di evitare gli incidenti del passato». Maurizio Molinari COOPERAZIONE ECONOMICA L'Italia contribuirà con 150 miliardi di lire al programma triennale di sviluppo 1998-2000 della Tunisia..Saranno, inoltre, spesi per progetti già individuati 100 miliardi di lire, già stanziati in passato per la cooperazione economica con la Tunisia OLIO D'OLIVA L'Italia si impegna a risolvere il problema del divieto all'importazione di olio d'oliva dalla Tunisia in Italia, oggi vietato da norme comunitarie. PROPRIETÀ IMMOBILIARI Gli italiani'residenti in Tunisia potranno vendere le loro proprietà immobiliari senza chiedere l'autorizzazione alle autorità tunisine; un negoziato è avviato per consentire loro di esportare il ricavato della vendita. PESCA I due Paesi istituiscono una commissióne di esperti per stabilire le norme di comportamento dei pescherecci italiani e tunisini nelle acque del Canale di Sicilia. Oggetto di studio anche la creazione e il funzionamento di società miste. COOPERAZIONE GIUDIZIARIA In conferenza stampa i due ministri ne hanno parlato solo in risposta a domande sulla richiesta di estradizione per Bettino Craxi. Dini ha detto che alle autorità tunisine è stato chiesto «un maggiore impegno». Il ministro degli Esteri Lamberto Dini