«C'è una mano che ha incendiato la Liguria» di Paolo Lingua

«C'è una mano che ha incendiato la Liguria» Centinaia gli ettari distrutti, è polemica sugli automobilisti bloccati per ore in autostrada «C'è una mano che ha incendiato la Liguria» Un assessore regionale denuncia «Sono fiamme di origine dolosa» GENOVA. Sono molte centinaia, a una prima, sommaria valutazione, gli ettari di bosco distrutti o comunque coinvolti dal gigantesco rogo che da 48 ore avvolge la zona di Deiva Marina, le pendici del Passo del Bracco ed è giunto a lambire anche i monti alle spalle delle Cinqueterre. Il danno è incalcolabile. Nella serata di ieri, mentre il fuoco era circoscritto e in parte domato e anche la circolazione sull'autostrada, nei due sensi, era tornata alla normalità, si è continuato - a tutti i livelli di responsabilità istituzionale e di opinione pubblica - a cercare di capire il perché del disastro. E anche a cercare di fare luce sui comportamenti incongruenti che, purtroppo, hanno caratterizzato le prime ore, quelle del terrore e dello sgomento degli abitanti e di chi transitava sulle autostrade e che s'è trovato nella trappola schizofrenica d'una coda di quindici chilometri prima e dopo il casello di Deiva Marina, a partire da Carrodano, a Est, e da Sestri Levante a Ovest dell'epicentro dell'inferno di fiamme. Ieri mattina, a Deiva, c'è stato un supervertice cui hanno preso parte, oltre al prefetto di Genova, Umberto Di Giovine coordinatore ligure degli interventi d'emergenza e di protezione civile, anche polizia stradale, guardia forestale, vigili del fuoco e responsabili di tutte le forze dell'ordine coinvolte. Sono emersi, obiettivamente, alcuni fatti inconfutabili: è mancato il coordinamento tra le varie forze operative. Non è stato dato alcun allarme agli automobilisti, neppure quando i casellanti dello svincolo di Deiva Marina hanno abbandonato precipitosamente le loro posizioni perché il fuoco «pioveva» quasi sul'autostrada. In un caldo che si faceva sempre più feroce, tra due ah di fuoco, impossibilitati a muoversi in alcun senso, migliaia di automobilisti, sia provenienti dalla Spezia, sia da Genova hanno vissuto ore di incubo. Forse, qualcuno ha abbozzato, si temeva il peggio, di diffondere il panico. Forse era difficile dirottare le macchine verso altre uscite. Difficile individuare responsabilità dirette. C'è stata una sola fortuna, nella disgrazia. Nessun morto, nessun ferito. L'ha pagata, per adesso, solo la Natura, ma non è poco. Incendio doloso? Ieri, l'assessore all'Agricoltura della Regione, lo spezzino esponente del partito popolare, Egidio Banti, ha gridato alla congiura: «Si vuole danneggiare la Liguria nella stagione estiva. Si vogliono spaventare i turisti in un anno di netta ripresa, quando anche le condizioni del mare stanno tornando eccellenti». Congiura di chi? Per chi «lavorano» gli ignoti piromani? Banti ha annunciato una commissione d'inchiesta, spalleggiato anche da un deputato di Forza Italia, Claudio Scajola, che chiede addirittura un coordinamento tra le regioni a rischio. Ma l'assessore è andato oltre. Esiste infatti da anni una spinosa questione burocratica: la Liguria chiede che i Canadair, gli aerei che sono considerati l'arma più efficace sui terreni montuosi, boscosi e scoscesi della Liguria, dove non si destreggiano neppure le jeep, siano collocati negli aeroporti di Genova, di Luni, di Villanova d'Albenga, pronti a decollare. Invece, fa notare l'assessore, sono a Roma o a Olbia. Il che significa che occorre almeno un'ora dopo il primo allarme per vederli volteggiare sopra le boscaglie in fiamme. In tutta la zona di Deiva e lungo le vallate del Bracco la paura non è passata. Alle 14, il traffico sulle autostrade, in tutte le direzioni, è tornato normale, ma già nella notte tra giovedì e venerdì era stata aperta una sola corsia per far defluire i Tir che erano stati una delle cause involontarie delle code e dei blocchi del giorno precedente. Sono proseguite le evacuazioni delle case isolate, mentre è stato predisposto un cordone at- torno alla frazione di Piazza a pochi chilometri da Deiva, dove la gente è fuggita dalle case - per fortuna poi non toccate dal fuoco - nel cuore della notte. «C'era tanta luce - ha raccontato mia giovane donna - che mi sono alzata da letto e credevo che fosse l'alba. Invece era il fuoco». Ma comincia anche la caccia ai colpevoli: si battono un po' tutte le piste, dai soliti piromani che puntano alla distruzione dei boschi per poi aprire la strada alla speculazione edilizia sino ai non meno pericolosi «balordi». Si punta infatti il dito sui molti campeggi abusivi della zona. Non sarebbe infatti la prima volta. Paolo Lingua «Per l'allarme è mancato il coordinamento fra le varie forze operative» Evacuate altre case Sono centinaia gli ettari di terreno bruciati in Liguria

Persone citate: Banti, Claudio Scajola, Egidio Banti, Umberto Di Giovine, Villanova