Napoli, assalto al collocamento di Fulvio Milone
Napoli, assalto al collocamento Altra protesta contro lo slittamento di 2 mila contratti «socialmente utili» Napoli, assalto al collocamento La polizia frena l'assedio dei disoccupati NAPOLI. L'assedio al collocamento è durato due ore, centoventi minuti ad alta tensione durante i quali la città è stata tagliata in due, con via Vespucci che collega il centro alle autostrade bloccata da trecento disoccupati. I dimostranti hanno lanciato petardi, incendiato cassonetti della nettezza urbana e sfidato a viso aperto la polizia. E nel pomeriggio, quando la calma sembrava finalmente tornata, sono tornati in piazza, a gridare slogan davanti al palazzo della Regione e poi sotto casa del presidente della giunta, Antonio Rastrelli. Neanche ad agosto, a Napoli, c'è pace sul fronte dell'occupazione. Questa volta a protestare non sono stati i disoccupati dei lavori socialmente utili, ma quelli che non hanno proprio niente, nemmeno l'assegno mensile di ottocentomila lire. Si tratta degli appartenenti alle liste sorte negli ultimi mesi, gente esasperata e quindi esposta a ogni tipo di strumentalizzazione. Ieri, per loro, doveva essere «il gran giorno». In mattinata la commissione regionale per l'impiego doveva dire l'ultima parola su un progetto firmato da Rastrelli per organizzare diversamente la raccolta differenziata dei rifiuti. Il piano prevede duemila nuovi contratti «Lsu», settecentocinquanta dei quali riservati alle cooperative formate da disoccupati organizzati. Ma chi credeva che il via libera della commissione fosse scontato ha preso un granchio. La doccia fredda è arrivata nella tarda mattinata: l'ok al piano era stato rinviato alla fine di settembre, in attesa di chiarire meglio i criteri delle assunzioni. In strada si è scatenato immediatamente il finimondo. In trecento hanno bloccato via Amerigo Vespucci, la strada che costeggia il porto. In piaz za sono scesi i disoccupati delle liste «Forza lavoro disponi bile», «Eurodisoccupati napo letani» e «Unione disoccupati napoletani». La prima era guidata da Salvatore Lezzi, proveniente dai ranghi dell'estrema destra ed ex consigliere circoscrizionale di Forza Italia. «Bruceremo i cassonetti fino quando non avremo lavoro», aveva detto un paio di mesi fa, è ha mantenuto la parola. La violenza è divampata poco dopo le due del pomeriggio, quando i dimostranti si sono radunati davanti all'ufficio di collocamento napoletano. Anche la polizia è arrivata in forze, pronta a intervenire al primo tentativo di occupazione della palazzina. I disoccupati hanno lanciato petardi e qualche bottiglia, incendiato cassonetti della nettezza urbana, scandito slogan carichi di rabbia e di minacce. Qualcuno ha anche tentato di entrare negli uffici in cui si erano barricati settanta impiegati, ma polizia e carabinieri hanno respinto gli assalti. L'assedio si è concluso alle 16. Un po' di calma è tornata solo quando in via Vespucci è arrivato l'assessore regionale al lavoro, Giuseppe Maccauro: «L'approvazione del piano è solo rinviata a settembre», ha assicurato a chi protestava. I disoccupati si sono così allontanati a piccoli gruppi, per poi riunirsi sotto il palazzo della Regione dove una delegazione è stata ricevuta dall'assessore al personale, Marcello Taglialatela. Decine di dimostranti successivamente hanno presidiato per mezz'ora la casa di Rastrelli. Il problema dei lavori socialmente utili non preoccupa solo politici locali e ministri a Roma. Gli incidenti di ieri impensieriscono anche i sindacati, che invitano a «un intervento straordinario del governo» e a non creare «illusioni assistenziali». Dice Giuseppe Casadio, segretario confederale della Camera del Lavoro: «Non capisco perché si continuino a presentare piani per l'ampliamento dei lavori socialmente utili mentre si sta discutendo sulla stabilizzazione di quelli già esistenti». Per Paolo Pirani, della Uil, «servono risposte determinate dal parte del governo, che deve avviare forme di occupazione reale e anche di accompagnamento alla pensione». Fulvio Milone
Persone citate: Antonio Rastrelli, Giuseppe Casadio, Giuseppe Maccauro, Marcello Taglialatela, Paolo Pirani, Salvatore Lezzi
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