L'ex picconatore «spariglia»

L'ex picconatore «spariglia» F FUORI DAL CORO =\ L'ex picconatore «spariglia» L modello filosofico al quale si ispira la politica italiana nei suoi momenti critici, non è 0 liberalismo classico, tantomeno il socialismo scientifico, né sistema dei mercati o il riferimento ai valori religiosi e alle virtù politiche. No. E' lo scopone scientifico. Nel senso che, così come c'è un momento per vivere e uno per morire, c'è un momento per appaiare e uno per sparigliare. Tutti gli elementi dicono che l'autunno sarà la stagione del grande spariglio sia nell'Ulivo che nel Polo. Nei mitici Paesi Normali, la politica consiste nella vendemmia dei consensi dopo il confronto fra modi di governare: il cittadino elettore assaggia, compra, rifiuta, cambia marca, accetta la novità o chiede il vecchio prodotto. In Italia, e finché non saranno cambiate le regole, tutto funziona invece e ancora col vecchio sistema. Forse l'Italia arriverà davvero alla terra promessa della democrazia liberale a responsabilità popolare, ma intanto chi sta in scena deve giocare con le carte realmente in tavola e che richiedono la competenza dello scopone scientifico dove vince chi spariglia al momento giusto. E lo sparigliatore è ancora Cossiga, lo stesso cui competeva il titolo di picconatore. Quel che accadrà in queste settimane e che seguiterà a svilupparsi fino all'elezione del presidente della Repubblica, sarà una radicale operazione di spariglio: non più banalmente tattico, ma una partita a pugni con 1? realtà. Tant'è vero che due autentici «animali politici» come De Mita e Bossi hanno subito colto la novità, la quale del resto non è sfuggita al segretario dei popolari Marini, e che induce lo stesso il capo del governo Romano Prodi a cenare spesso con Cossiga per poi tornare a bere con lui diversi caffè. E' la stessa novità, infine, che inquieta ragionevolmente l'onorevole Bertinotti e che preoccupa con maggiore freddezza l'onorevole-Cossutta, perché lo spariglio questa volta non e un gioco, ma semmai ciò che Aldo Moro, facendosi prendere in giro I anche dopo morto (e se è morto, I probabilmente le sue non erano tutte facezie), chiamava politica delle «convergenze parallele»: l'arte sghemba della politica reale che sfida l'illusoria geometria euclidea, si veste di paradossi e va a misurarsi con le alleanze prodotte dai fatti come sono, dai fatti che determinano la politica: la «politique d'abord», come la chiamava l'ex esule Pietro Nenni, il quale sapeva bene come le «contraddizioni» fossero figure della retorica e non della realtà. Il semestre bianco alle porte determina che venga meno quell'arredo di scena che è la minaccia elettorale e delinea questa parte finale dell'estate come un paesaggio da sfida al'Ok Corrai, il terreno di un duello da cui usciranno o confermate o definitivamente sparigliate le alleanze formali (altri elementi di puro arredo), in un regolamento di conti con la realtà. E la realtà dice che finora il governo Prodi ha avuto una maggioranza parlamentare ma non una maggioranza politica, vivendo di compromessi nobili e acrobazie meno nobili. La realtà dice ancora che l'opposizione è disunita sia politicamente che elettoralmente e che non vincerà mai se non si sottopone alle forche dello spariglio attraverso il principio di realtà. Che l'ex presidente della Repubblica (il quale giocò il ruolo masochista del profeta in patria quando si trattò di dare l'allarme dopo la caduta dell'impero dell'Est e la conseguente fine dei privilegi di frontiera) si sia impegnato in questa operazione di scombinamento, non sorprende, perché è nella sua natura. La partita è cominciata e alla fine potrebbe persino profilarsi la mitica terra del Paese normale. Paolo frizzanti ntl |

Persone citate: Aldo Moro, Bertinotti, Bossi, Cossiga, De Mita, Pietro Nenni, Romano Prodi

Luoghi citati: Italia