Pacchi-bomba, il postino bussa a Milano
Pacchi-bomba, il postino bussa a Milano L'ordigno, simile ai quattro recapitati nei giorni scorsi, conteneva un libro sulla droga Pacchi-bomba, il postino bussa a Milano Al consigliere Gay di Re MILANO. E cinque. Il pacco bomba, il quinto in sette giorni, è destinato questa volta a Umberto Gay, capogruppo di Rifondazione comunista al Comune di Milano, da sempre impegnato a mediare tra le istituzioni e il centro sociale Leoncavallo. «Era un ordigno perfettamente in grado di esplodere» spiega il procuratore aggiunto di Milano Gerardo D'Ambrosio all'uscita dalla sede dei gruppi consiliari, a due passi da palazzo Marino. Al suo fianco c'è Stefano D'Ambruoso, il magistrato titolare dell'inchiesta sul pacco-bomba recapitato a Torino al giudice Laudi. Nel pomeriggio sono scattate le prime indagini della Digos; all'esame degli esperti è la strategia della tensione di agosto che permette agli attentatori, con spesa, dispendio di energie e organizzazione minimi, di tenere in scacco gli inquirenti e il mondo politico. E' qui, nella sede del gruppo di Rifondazione, che il pacco, del tutto simile a quelli spediti nei giorni scorsi a Torino e a Roma, è stato disinnescato dagli artificieri nel pomeriggio. «Nell'involucro - rivela Davide Tinelli detto "Atomo", anche lui consigliere di Rifondazione e noto graffitaro - gli artificieri hanno trovato bulloni, polvere da sparo e tre libri. Uno, a quanto pare, era sulla droga, credo sulla marijuana». A scoprire il pacco-bomba era stato Luca Savi, collaboratore di Gay, che, come ogni giorno, si era recato nel pomeriggio alla sede del gruppo a smistare la posta, ritirata in mattinata presso la portineria di via Marino da un rappresentante dei Verdi. «Ho fatto nel primo pomeriggio - racconta Gay - la solita telefonata al gruppo per chiedere se ci fossero novità». «Mi ha risposto continua - Luca Savi che mi ha subito parlato di un pacchetto sospetto, del tutto simile agli altri giunti a Torino e Roma, imballato con dei fogli di pla¬ stica a bolle e chiuso in una busta di carta gialla». Il pacco proveniva da Roma, il nome del mittente, a una prima verifica, risulta inesistente. «A questo punto - conclude Gay io stesso ho avvertito la Digos di Milano». Immediata la reazione delle forze politiche, almeno di chi non è ancora partito dalla città semideserta. Il vicesindaco Riccardo De Corato, a nome del sindaco Gabriele Albertini, in vacanza, ha subito espresso la sua solidarietà e quella dell'intera giunta comunale. «Non posso non esprimere - ha detto De Corato - la mia preoccupazione per un disegno che evidentemente mira a intimorire i rappresentanti nelle istituzioni». «Si tratta - è il commento di Armando Cossutta, presidente di Rifondazione - ormai di un preciso disegno criminoso anticomunista ed antidemocratico. Alla violenza e alla minaccia omicida, da qualunque parte provengano, si deve rispondere con la massima fermezza e la mobilitazione unitaria di tutte le forze popolari». Ancora più diretto il commento a caldo dell'altro leader del partito, Fausto Bertinotti: «Un altro messaggio di violenza contro un comunista. Colpisce che, proprio mentre i centri sociali si ritrovano per respingere con assoluta fermezza questi atti criminosi fuori dalla loro pratica, arriva l'ennesima intimidazione che cerca di colpire una figura come Umberto Gay, che si è sempre distinto nei rapporti con i soggetti dell'antagonismo sociale». Almeno per ora si è deciso di non aumentare le misure di sicurezza attorno a palazzo Marino (già oggetto dell'attentato del 25 aprile '97 attribuito agli anarchici), ma da lunedì è stato deciso che la posta destinata agli amministratori e ai consiglieri comunali verrà smistata da un vigile urbano. [u. b.] «Nel mirino un uomo del dialogo con i giovani» Bertinotti: ancora violenza anticomunista Un momento della conferenza stampa al centro sociale Leoncavallo. Sul tavolo un finto pacco bomba A sinistra il finto pacco bomba aperto: contiene i 22 faldoni con la storia giudiziaria del centro sociale più famoso d'Italia. Accanto Umberto Gay
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