Kmshasa tra due fuochi, chiuso l'accesso al mare

Kmshasa tra due fuochi, chiuso l'accesso al mare AFRICA CENTRALE Oggi vertice regionale in Zimbabwe, ma il Sudafrica, unico Paese ad appoggiare il regime, non è invitato Kmshasa tra due fuochi, chiuso l'accesso al mare Kabila, nella sua roccaforte Lumumbashi, chiede aiuto agli inviati di Mandela KINSHASA. La «Voce del popolo», radio del Presidente Laurent-Desiré Kabila, diffonde messaggi rassicuranti: Moanda non è stata presa dai ribelli, anche se la situazione «é preoccupante», mentre dopo due giorni di «problemi», l'atmosfera «è ora assolutamente tranquilla a Kisangani», il capoluogo della regione orientale investita dai ribelli banyamulenge che già hanno conquistato il Kivu. Ma propaganda a parte, tutto sembra indicare che il regime di Kabila, dopo solo 14 mesi di vita, stia rapidamente crollando. Il Presidente ha lasciato ieri la capitale e si è recato a Lumumbashi, capoluogo dello Shaba (ex Katanga), per incontrare i ministri sudafricani degli Esteri (Alfred Nzo), della Difesa (Joe Modise) e della Sicurezza (Sydney Mufamadi). In realtà Lumumbashi è la roccaforte di Kabila: evidentemente Kinshasa non offriva le stesse garanzie di sicurezza per un incontro che per il Presidente appare vitale. Nzo ha confermato l'appoggio del Sudafrica a Kabila ma, ha aggiunto, «speriamo che sia in grado di riportare la normalità». Nulla appare meno certo. Gli Stati Uniti hanno dato ordine al personale diplomatico di evacuare il Paese, e ieri 25 funzionari d'ambasciata hanno lasciato Kinshasa assieme alle proprie famiglie. Il Belgio, ex potenza coloniale locale, ha preso le difese dei tutsi banyamulenge e, per bocca del ministro degli Esteri Erik Derycke, si è schierato con Uganda e Ruanda: «le loro esigenze di sicurezza sono comprensibili», il Congo «non deve costituire una minaccia per loro e deve far cessare le intimidazioni etniche contro i tutsi». L'Uganda e il Ruanda, Paesi dominati da tutsi, hanno smentito ogni coinvolgimento nel conflitto. «Non abbiamo sconfinato nel Congo - ha detto il portavoce dell'esercito ruandese Emmanuel Ndahiro -. L'attuale crisi è da attribuire allo stesso Kabila, che non ha mantenuto le promesse fatte al suo popolo». E' probabile che abbia ragione, anche se, come ha detto Derycke, l'in- fluenza del Ruanda sul Kivu è innegabile. Le forze armate ruandesi sono la più micidiale macchina da guerra dell'Africa nera, ma un anno fa non dovettero intervenire per abbattere il regime di Mobutu e consegnare il Congo a Kabila: bastò che appoggiassero i cugini banyamu¬ lenge, nerbo di quelle che allora erano le forze ribelli di Kabila. Ora il vento è cambiato, e i tutsi di Congo, Ruanda ed Uganda tentano di strappare a Kabila quel che gli avevano dato. Il Kivu è preso, così come il triangolo di Muanda, Kitona e Banana, unico accesso al mare i del Paese. Kabila smentisce, ma poco importa, perché il ministero degli Esteri francese conferma. La navigazione sul fiume Congo è interrotta, ed a Kisangani da ieri è in vigore il coprifuoco. Questo significa che Kinshasa è stretta da Est e da Ovest, e spiega il viaggio di Kabila a Lumumbashi, nell'estremo Sud. Intanto i banyamulenge consolidano la presa sui territori «liberati»: ieri si son riuniti a Bukavu tutti i dirigenti militari e civili, invitando la popolazione a tornare alle normali attività. Oggi ad Harare, capitale dello Zimbabwe, il Presidente Robert Mugabe ha convocato un vertice dell'Organizzazione per l'Unità Africana, di cui ha la presidenza di turno. Ma non ha invitato il Sudafrica, unico Paese a sostenere Kabila ufficialmente. Non dev'essere per caso. [f. sq.] * \ —x.y rei ""CONGO J DEI (Brazzaviltey DEI *-/~v® KINSHASA UGANDA* ...„r kisangani repubblica • democratica goma del congo bukavuI kindu *> KÌVU *l^flS*P "^sj uvira-4 j RUANDA BURUNDI TANZANIA angola ~*ZAMB{jfr Manifestazione favorevole a Kabila nelle vie di Kinshasa