Re Artù è stato qui, ecco finalmente le prove
Re Artù è stato qui, ecco finalmente le prove Un'iscrizione trovata a Tintagel, in Cornovaglia, confermerebbe la veridicità di una leggenda Re Artù è stato qui, ecco finalmente le prove Ma molti sono scettici: quel nome nel Medio Evo era molto diffuso LONDRA Il E Artù potrebbe non esw£ sere mai vissuto a Tinta11 gel, la fortezza della Cor■1' Innvaglia così spesso associata a lui nella letteratura romantica del XIX secolo, ma ora l'archeologia rivela che certamente lo fece un suo quasi omonimo. Gli archeologi che scavano sul sito del castello di Cornish hanno appena riportato alla luce una straordinaria iscrizione, che pare essere stata fatta nel VI secolo (esattamente il periodo solitamente associato con Artù) da un uomo chiamato Arthnu! I lavori, diretti dall'archeologo Christopher Morris dell'Università di Glasgow, avvalorano l'idea che Tintagel fosse sede di un importante palazzo reale del V e VI secolo d.C, forse addirit-; tura la residenza principale dei sovrani del regno di Dumnonia, che copriva le attuali contee del Devon, Cornwall e Somerset. Re Artù era probabilmente un signore della guerra britannico, che si oppose all'espansione anglo-sassone all'inizio del VI secolo - ma non ci sono prove che abbia mai visitato Tintagel, uno dei luoghi-chiave della sua leggenda. L'unico suo legame con quel luogo è un passo, storicamente dubbio, in un libro del XU secolo dove si legge che fu con¬ cepito lì. La maggior parte dei riferimenti ad Artù risalgono in realtà al XIX secolo. L'iscrizione appena ritrovata è la prima testimonianza archeologica del VI secolo di quanto il nome Artù fosse popolare in Britannia durante l'Alto Medioevo. «Arth» significa orso e, come suggeriscono tavole e carte genealogiche più tarde, nell'Alto medioevo questo genere di nomi era di gran moda. Genitori orgogliosi chiamavano i loro figli Arthmail (principe degli orsi), Arthan (orsetto), Arthen (figlio dell'orso), Arthbiu (vita da orso) e perfino Arthuuolu (luce di or- so). L'iscrizione di Tintagel si riferisce a un uomo di nome Artognu (letteralmente: conosciuto come orso e quasi sicuramente pronunciato Arthno). Il nome è attestato, scritto così come si pronunciava nel IX secolo, in un manoscritto bretone. E la Bretagna probabilmente era stata colonizzata dai Dumnoniani (i britanni del Sud-Ovest) dal IV al VI secolo. Nell'iscrizione di Tintagel si leggono le parole latine «Pater Coli avi ficit Artognu», che si possono tradurre così: «Artognu, bisnonno di Coll, costruì questo luogo». Le parole sono incise su una tavola d'ardesia di 35 centimetri per 20, sistemata all'esterno dell'edificio, sullo spigolo Est della ripida e rocciosa penisola di Tintagel. Si riferisce probabilmente a un edificio in pietra di tre metri per dieci, costruito su una terrazza artificiale prospiciente il mare. Come palazzo reale, Tintagel aveva contatti con il vicino continente e il Mediterraneo. Lo stile grafico dell'iscrizione forse proviene dalla Francia, mentre migliaia di frammenti di ceramica trovati a Tintagel sono di anfore per l'olio e il vino e piatti da tavola importati nel V e VI secolo dalla Grecia, dal Nord Africa e dall'attuale Turchia. L'iscrizione appena scoperta provocherà probabilmente controversie nel mondo archeologico, dove ogni legame tra Tintagel e Artù è visto con grande scetticismo. Tuttavia l'English Heritage - il trust che amministra il sito di Tintagel e finanzia gli attuali scavi - sembra ben deciso ad «arturizzare» la scoperta. Tanto che ha dato l'annuncio del ritrovamento con il titolo: «Trovata a Tintagel la pietra di Artù», e ha definito l'iscrizione «la scoperta di una vita». David Keys Un 'iscrizione latina su una lastra d'ardesia dice: «Il bisnonno di Coll costruì questo luogo» La lastra d'ardesia trovata presso il castello di Tintagel
Persone citate: Christopher Morris, Cornish, David Keys, Pater
Luoghi citati: Francia, Grecia, Londra, Nord Africa, Tintagel, Turchia
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