Addio Flamand guru del «Seuil»
Addio Flamand guru del «Seuil» Pubblicò in Francia Calvino Addio Flamand guru del «Seuil» FPARIGI LAMAND e Bardet erano d'accordo soltanto su due cose: sull'esistenza di Dio I e su quella del Seuil». Così, qualche anno fa, lo scrittore ed editore ora scomparso FrangoisRegis Bastide descriveva la magica simbiosi fra Paul Flamand e Jean Bardet, che rilevarono nel 1937 una piccola iniziativa del pubblicitario Henri Sjoberg, per farne una delle più prestigiose case editrici di Francia. E' morto a 89 anni, Paul Flamand, a Saint-Chéron, poco lontano da Parigi. Il suo inseparabile socio, Bardet, lo aveva preceduto nel 1983. Insieme, avevano detto addio alla loro creatura nel 1979. Era uomo schivo, Flamand, rispettato come un guru nel mondo dell'editoria, ma lontano anni luce dal proscenio o dalle autocelebrazioni. Preferiva osservare dal suo posto di grande timoniere al «Seuil» lo scorrere delle idee nei salotti e nella società, l'affluire dei mille rivoli che dal dopoguerra in poi hanno costruito, libro dopo libro, rivista dopo rivista, la storia della cultura francese. Ma operava, e la sua collaborazione stretta, a volte diretta, con gli autori era considerata preziosa. Intanto, Bardet, l'anima commerciale del gruppo, faceva del «Seuil» un gigante sempre più potente. D'accordo soltanto sull'esistenza di Dio, i due «complici» situarono fin dall'inizio il «Seuil» nel campo del cattolicesimo sociale, impegnato. «Prete-operaio» fu dicitura letta per la prima volta su un libro edito dal «Seuil», Diario di un prete-operaio in Germania di Henri Perrin. E un altro prete, Don Camillo, il mitico personaggio di Giovanni Guareschi, segnò la grande svolta per la casa editrice, nel 1951. Fu pubblicato grazie allo straordinario intuito di Flamand e il successo fu tale che il «Seuil» si potè finalmente permettere la pubblicazione di grandi autori contemporanei su cui allora si poteva soltanto scommettere: Italo Calvino, Gabriel Garcia Màrquez, Aleksandr Solzenicyn, Gùnther Grass, Heinrich Boll. Come un ragazzo che cresce, la casa editrice potè dispiegare le sue ali, che Flamand e Bardet - così diversi fra loro - vollero innanzitutto «diversa». E diversa in Francia voleva dire, ad esempio, schierarsi - come fece «Seuil» - contro la guerra d'Algeria, pubblicare riviste letterarie controcorrente, come erano «Tel Quel» di Philippe Sollers e «Esprit» di Emmanuel Mounier. A fianco di queste «iniziative fondatrici», il «Seuil» divenne, negli anni Sessanta, la casa editrice in Francia di Giuseppe Tornasi di Lampedusa e del suo Gattopardo, pubblicò Robert Musil, Dylan Thomas, Rainer Maria Rilke e molti altri grandi del secolo. E «diversità», come tutti indistintamente ricordano, era consentire a tutti di pubblicare le proprie idee, senza voler imporre una linea. Nomi prestigiosi - da Garcia Màrquez a Solzenicyn, a Simone Signoret - entrarono in quegli anni nella gestione del «Seuil». Lasciarono insieme, Flamand e Bardet, nel 1979. I tempi erano cambiati, era cominciata l'epoca dei grandi investimenti tecnologici, delle concentrazioni editoriali, e l'iniziativa del «Seuil Audiovisuel» era andata male. Alfiere di un'editoria dal volto umano e gestita sempre in prima persona, Flamand si ritirò, lasciando un «Seuil» con capitale gestito al 30% dal personale stesso, e soprattutto l'eredità di un prestigio costruito negli anni ed ispirato all'esigenza della libertà intellettuale. Tullio Giannotto
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