Caccia aperta alle Olivetti Schroeder primo azionista

Caccia aperta alle Olivetti Schroeder primo azionista Caccia aperta alle Olivetti Schroeder primo azionista MILANO. Un responsabile, almeno uno, della corsa alle Olivetti ha un nome: Schroeder, la società di fondi di investimento britannica, ha rivelato ieri di aver ritoccato all'insù la propria quota nel gruppo di Ivrea passando dal 3 al 4,18%, balzando così al primo posto tra gli azionisti. E' indubbio che i gestori britannici hanno fatto un ottimo affare, a giudicare dalla marcia incredibile del titolo, incurante della crisi che scuote i mercati azionari di tutto il mondo. Nel mese di luglio, quello degli acquisti più rilevanti da parte di Schroeder, il titolo Olivetti ha registrato il miglior risultato nel listino di Piazza Affari con un rialzo del 42,9%. Ma non è certo questo l'unico record che la società guidata da Roberto Colaninno ha frantumato nel corso dei mesi. A inizio anno, si poteva comprare un titolo Olivetti per 983 lire. Ieri, attorno a mezzogiorno, ce ne volevano 4025. E in chiusura, nonostante le vendite che fioccavano in Borsa sull'onda delle brutte notizie in arrivo da Wall Street, l'Olivetti valeva comunque 3915 lire, lo 0,51 della vigilia, segnata a sua volta da una corsa travolgente (il 4% di rialzo). In cifre, in due giorni il titolo è cresciuto del 4,63%, da gennaio il rialzo supera il 310%. Negli ultimi sette mesi attorno al titolo ci sono stati scambi per 20 mila miliardi, ovvero 4400 nel solo mese di luglio. E agosto promette di essere ancora più in- candescente, con i 67,4 milioni di azioni passate di mane mercoledì e i 57 di ieri. Bastano questi numeri per capire che per spiegare il rialzo Olivetti non basta l'investimento di Schroeder (che ha comunque subito precisato di aver agito come «trader») o l'incremento del portafoglio da parte di Alleanza e Po Vita, le due compagnie che hanno accresciuto la loro partecipazione a giugno, come risulta dalla dichiarazione all'Isvap. Né basta tirare in ballo la bresciana Hopa di Emilio Gnutti (ma tra i soci figurano pure Giuseppe Lucchini) che ha in cassetta l'I,27% dell'azienda di Ivrea. Anche perché Gnutti, amico di Colaninno, legato anche alla Banca Agricola Mantovana, ripete che «da sei mesi non ho più comprato un'azione». Sarà vero, oppure avranno ragione quelli che sostengono che da mesi, in abbinata con la Hopa e i suoi amici, opera una piccola galassia di investitori appoggiati da generosi crediti bancari. Ma è arduo credere che possa risiedere lì, o almeno tutta lì, la spiegazione della sbalorditiva corsa del titolo. E allora? Una parte della spiegazione risiede senz'altro nelle ottime prospettive della società; assai più dell'accordo con Wang, il risanamento dei conti Lexikon o ia fine dell'avventura nel personal, gioca il fatto che l'Olivetti, ormai, si presenta come una società attiva nel campo della telefonia e delle telecomunicazioni mobili e fisse che si occupa anche di altro. In tutto il mondo le telecomunicazioni sono l'affare più ambito. In Italia, complici le difficoltà e le incertezze di Telecom e Tim, l'attenzione si è concentrata tutta su Olivetti, la cassaforte dei gioielli Omnitel e Infostrada. E così capita che gli analisti finanziari di Schroeder abbiano di recente stimato il valore di Omnitel addirittura in 40.000 mila miliardi; ai tempi dell'ingresso di Mannesmann in Oliman, la scatola finanziaria che controlla le due partecipate telefoniche, la stima era di 14.500 miliardi. Stesso discorso per Infostrada; valeva, pochi mesi fa, 300 miliardi ma oggi gli analisti già valutano in 8 mila miliardi il suo valore anche perché, affermano diversi «report», Infostrada ha «un potenziale di sviluppo superiore alla concorrenza». E lo stesso vale, naturalmente, per Omnitel. Di qui le mille ipotesi che stanno accompagnando la corsa delle Olivetti. Chi compra? Indiziata è, innanzitutto, la Mannesmann cui conviene vigilare sugli equilibri della sua preziosa alleata italiana; il colosso tedesco dispone del 2,3% di Olivetti e del 25% di Oliman ma, soprattutto, di una preziosa opzione per salire al 49%, garantita da patti parasociali. A comprare, però, potrebbe essere anche British Telecom, protagonista di una spettacolare intesa con l'At&t, vecchia conoscenza di Ivrea. Bt, dopo l'assegnazione a Wind della licenza per il terzo gestore, potrebbe uscire da Albacom e puntare direttamente su un asse con Omnitel. Ma gli indiziati del «giallo» possono essere anche altri, italiani e stranieri per la gioia di chi in Borsa, per il '98, aveva deciso di puntare sulla ruota di Ivrea... [u. b.] Omnitel e Infostrada ormai fanno gola agli operatori In un mese il titolo è salito del 42,9% Voci di takeover sul gruppo di Ivrea In soli sette mesi scambiate azioni per 20 mila miliardi

Luoghi citati: Italia, Ivrea, Milano