Borse in balia di Tokyo e Wall Street di Zeni

Borse in balia di Tokyo e Wall Street Borse in balia di Tokyo e Wall Street Anche il Sexgate rende incerto il quadro economico. E le monete ballano con i listini L'Asia scivola ancora, l'Europa tiene MILANO. C'è chi la paragona a una pentola a pressione: «Siamo qui - dicono - in attesa di capire se sta per esplodere o no». E chi usa addirittura termini militareschi: «E' un bunker dove tutti stanno in allerta». Avrà anche tirato il fiato, Wall Street, dopo il capitombolo di martedì notte ma certo da quelle parti, nella grande Borsa, non tira ancora una buona aria. Va su e giù, Wall Street. Dopo il mercoledì del recupero, un giovedì in altalena: copione quasi inverso rispetto al giorno prima, anziché partire all'insù per poi oscillare un paio di volte all'ingiù e ritornare positiva, ieri a New York si è rivisto l'orso ribassista. Niente di grave, un orsetto, meno 20 punti il Dow Jones con gli altri indici, Standard and Poor's e Nasdaq, in controtendenza: segno fin troppo evidente di quanto resti incerta la situazione nella Grande Borsa. Restano nel bunker con l'elmetto in testa, guardinghi e vigili, gli uomini di Wall Street. Chi aveva deciso di collocare titoli in Borsa frena e rinvia tutto a tempi migliori: un nome per tutti, la Del Monte, quella dell'uomo che dice sì ma che per una volta ha preferito pronunciare un secco no. E intanto gli analisti scrutano gli sviluppi dei mercati asiatici, cercano di capire le possibilità del nuovo governo giapponese a ridar fiducia ai mercati (e oggi si saprà qualcosa dai particolari della manovra economica), tengono sotto stretto controllo lo yen e lo yuan cinese, le due monete chiave dal cui andamento dipende l'innescarsi o meno di una catena di svalutazioni che renderebbe ancor più difficile la situazione. E poi ci sono i dati dell'economia (verrà comunicato oggi uno molto atteso, quello sulla disoccupazione di luglio) e i dati delle società, alcune (settore hi-tech) in ottima salute ma altre sofferenti: dati che non coincidono con le quotazioni. Per non parlare del sexgate che sarà anche un tormentone al quale Wall Street sembra non dare molta importanza ma, si sa, in momenti di incertezza anche le parole di una Monica Lewinski possono essere macigni. Meglio stare nel bunker, evitando di esporsi troppo e cercando di capire in quale direzione, orso o toro, ribasso o rialzo, andrà il mercato. E se Wall Street non si fida, figurarsi le altre Borse. Tutte incerte e nervose, con gli indici che traducono andamenti in molti casi fermi (Milano: 0,33%, Parigi: -0,20%) e in altri casi più negativi come a Francoforte (-1,53%), a Londra (0,94%) o a Zurigo (-1,22%). Il Vecchio Continente, sulla carta, ha meno ragioni per temere crac biblici: le economie sono in crescita e, se si esclude la Gran Bretagna dove l'industria segna il passo e la finanza teme la sterlina fuori dall'Euro, le previsioni vedono rosa. Sulla carta. Ma c'è anche il risvolto della medaglia e cioè che in questi due ultimi anni molte Borse europee, e tra queste l'italiana, hanno avuto performance di tutto rispetto, piazza Affari addirittura ha avuto una partenza record in questo 1998: impossibile, in soldoni, immaginare una corsa senza fine. Molti analisti, facendo un passo indietro di un paio di mesi, avevano previsto una correzione estiva prima di un ritorno del toro a fine anno. E oggi, spiegano quegli stessi analisti, la conferma alla frenata dopo il colpo d'acceleratore iniziale viene dall'andamento dei fondi d'investimento in crescita fino al record dei record di aprile per poi scendere (pur restando a livelli alti) negli ultimi tre mesi con previsioni di risalita nei prossimi. Pausa di riflessione, insomma, a Wall Street come a piazza Affari. «In questo momento - è la. morale disarmante di molti operatori milanesi - non c'è una sola ragione per essere pessimisti ma non ce n'è nemmeno una per essere ottimisti». E così, nemmeno il dato sulla ripresa (+4,2%) della produzione industriale a giugno è servito a smuovere qualcosa, al contrario, dopo un iniziale rimbalzo tecnico, gli scambi sono scesi dai 3700 miliardi di mercoledì ai 2700 di ieri. Meglio stare alla finestra, traduzione meneghina del newyorkese restare nel bunker, aspettando lumi da Wall Street, con l'Olivetti dei miracoli che va di nuovo su ( + 0,87%) spinta da acquisti dall'estero sempre molto consistenti e le altre blue chips in altalena, alcune su (Telecom +0,26%, Tim +1,66%), altre giù (Eni-2,08%, Fiat-1,1%). Armando Zeni nm nm mn"~Hnri hnrn

Persone citate: Del Monte