De Mita: il governo tira a campare
De Mita: il governo tira a campare De Mita: il governo tira a campare «E' ora di tornare alle "convergenzeparallele"» L'ex leader de rilancia l'idea di Moro per una mediazione tra Bertinotti e Cossiga INTERVISTA IL «GRANDE VECCHIO» DEL PPI ROMA 1 vapori della mondanità e le H vacanze «intelligenti» non lo hanno mai sedotto e così, dal suo buen retiro di Nusco, Ciriaco De Mita continua a far politica. E lo fa con una proposta, una suggestione, destinata a far discutere: «Non vorrei scandalizzare nessuno se richiamassi la straordinaria intelligenza delle convergenze parallele, che fu un modo per uscire dalle difficoltà e per costruire poi un percorso praticabile. C'è una qualche analogia con l'oggi...». Proprio così. Ciriaco De Mita, l'unico tra i grandi notabili della Prima Repubblica ad avere ancora peso politico, scomoda nientedimeno che Aldo Moro per dire bravo a Marini, per lanciare un ponte verso l'ex amico Francesco Cossiga. E per mandare un Sos: caro Prodi e caro D'Alema, attenti perché l'ultima verifica è stata un bluff e avanti di questo passo, si finisce per «tirare a campare» e il governo può tornare protagonista soltanto se apre il gioco. Onorevole De Mita, pochi hanno capito a cosa sia servita veramente la verifica di governo. Lei lo ha capite? «Eravamo partiti con la necessità di fare la verifica nella maggioranza e quando ci siamo resi conto che una parte della maggioranza ne è alternativa, non potendo ricondurre ad unità l'impegno su un programma comune, l'abbiamo chiusa fingendo di non averla aperta. Il paradosso che rende ridicoli tutti è che si era partiti con la minaccia di un chiarimento ma ignorando che rompendo si sarebbe andati ad elezioni. Ma con chi?». Ammetterà che non è semplicissimo coltivare un rapporto con un partito «alternativo» come Rifondazione... «In Parlamento c'è una maggioranza che garantisce l'esistenza del governo, ma non c'è la maggioranza perché il governo veda approvati i provvedimenti del suo programma. Si tratta ora di stabilire se la mediazione nella maggioranza è fatta sul programma del governo o sui pregiudizi di Rifondazione». Già, ma come evitare che la bilancia pencoli spesso dalla parte di Rifondazione? «Il governo dovrebbe amministrare questa situazione, ricercando in Parlamento il consenso anche di Rifondazione, ma evitando che quel partito condizioni la vita della maggioranza. Direi che è un nodo da sciogliere in progressione, un punto di equilibrio difficile, di mediazione politica alta». In altre parole, allargarsi al centro, senza rompere con i comunisti? «Su nodi cruciali come la politica internazionale, le politiche per l'occupazione la maggioranza trovi un punto di mediazione con chi è fuori del gover- no. Con Rifondazione, ma anche con altre forze che potrebbero convergere». Sono queste le «nuove convergenze parallele»? «La storia non si ripete, ma nel governo dei processi bisogna evitare una duplice tentazione: l'astrattezza e la rassegnazione all'esistente. Che poi è il recupero della politica: Moro assieme alla locuzione delle convergenze parallele, diceva che la politica è il governo intelligente degli avvenimenti». La convergenza di oggi dovrebbe preparare la competizione di domani? «Non dico che l'accordo sia possibile quanto più larga sia la convergenza. Penso alla costruzione in progressione di quelle coalizioni competitive che attualmente non ci sono». L'Udr, formata da parlamentari eletti nelle liste del Polo, che vota sempre per il governo: questo non è trasformismo? «Capisco che il senatore Cossiga debba spiegare che quel raggruppamento è la somma di cose limpide. Potenzialmente l'Udr contiene la contraddizione che travaglia quel mondo: se cioè la sua prospettiva sia dentro la coalizione di centro-sinistra o in competizione con la si- nistra». Dunque, niente trasformismo? «Nella democrazia bipolare le convergenze sono praticabili, non è trasformismo se un provvedimento utile trova il consenso necessario per passare». Ma se Rifondazione dice «non voto la Finanziaria», a quel punto i voti dell'Udr si possono imbarcare come se nulla fosse? «Il problema non lo si può irrigidire: noi stiamo costruendo la democrazia dell'alternanza e dunque io penso che il rapporto con Rifondazione non bisogna romperlo. Però so che il centrosinistra avrà risolto i suoi pro¬ blemi o quando avrà persuaso che la strategia alternativa è mitologica o quando avrà recuperato una fetta di elettorato moderato che finora non ha dato consenso all'Ulivo». Stavolta De Mita è d'accordo con Marini... «Non capisco la polemica della sinistra verso Marini. Lui non propone che la maggioranza diventi cangiante di momento in momento, ma pone un problema: la maggioranza ha bisogno di allargarsi su una politica e non piegarsi a politiche diverse per durare al governo». A Prodi qualcuno rimprovera di essere un sapiente amministratore dell'esi¬ stente, ma non sempre capace di un disegno politico. Condivide? «Io non condivido mai quelli che, anziché dire come si risolve un problema, sono capacissimi nella spiegazione dell'incapacità dell'altro. Questa è concorrenza sleale». Le pare che l'ambizione personale di D'Alema talvolta ne offuschi la politica? «A D'Alema muovo un'obiezione diversa. Le sue proposte le trovo sempre di straordinario interesse. Quel che mi lascia perplesso qualche volta è che poi non si impegna fino in fonI do per realizzarle, le lascia ca¬ dere. Non che le abbandoni, ma quando suscitano contrasto secondo una tecnica di Berlinguer - rischia di farsi carico delle ragioni degli oppositori. Non c'è novità che non passi attraverso contrasti». E' aperta la corsa al Quirinale: lei chi vede in pole position? De Mita sorride: «Se lo dovessi eleggere io, eleggerei Mancino... Credo che il metodo più utile per risolvere il problema sia creare una larga convergenza di forze. Noi eleggeremo ancora un Capo dello Stato che garantisce la Costituzione e l'unità politica del Paese: questa potrebbe essere un'occasione straordinaria per riportare serenità sul piano delle relazioni politiche per poi individuare una persona che, per comune valutazione, garantisca questo ritrovato equilibrio. C'è un personaggio che si propone come l'uomo della pacificazione e dell'equilibirio: è un ex magistrato, amico di diversi magistrati: lei pensa che Luciano Violante corisponda al suo identikit? «La persona è la conseguenza dell'accordo, non l'origine». Fabio Martini Si ricerchi pure il consenso di Rifondazione, ma evitando che condizioni la maggioranza sj^ Nella scelta del successore di Scalfaro il metodo più utile è creare una larga convergenza di forze Io voterei Mancino fi t Rapporto con l'Udr? Nella democrazia bipolare non è trasformismo se un provvedimento trova il 33 consenso necessario Si ricerchpure il consendi Rifondazioevitando che cla maggioranzl presidente del Consiglio Romano Prv/Ji A ds Ciriaco De Mira Il presidente del Consiglio Romano Prv/Ji A ds Ciriaco De Mira
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