Ciampi: l'allarme-debito? Una ovvietà di Roberto Ippolito

Ciampi: l'allarme-debito? Una ovvietà Ciampi: l'allarme-debito? Una ovvietà Il sottosegretario Micheli: finanziaria da 9 mila miliardi. Cipolletta: sarà il banco di prova «Certo che cresce, come in ogni Paese. Ma meno delpil» ROMA. Tutto normale. Per Carlo Azeglio Ciampi non c'è proprio nulla di cui stupirsi. Anzi: il ministro del Tesoro è lui a sorprendersi della meraviglia con la quale è stata accolta l'ennesima impennata del debito pubblico che a grandi passi si è avvicinato a due milioni e quattrocentomila miliardi di lire. Tanto che Ciampi, appena arrivato in ufficio ieri mattina, ha fatto diffondere un'ironica precisazione: «Forse perché siamo vicini a Ferragosto, diventano notizie rilevanti anche i fatti ovvi». Ed «è un fatto ovvio», fa notare il ministro, che «di anno in anno» il debito pubblico aumenti in valore assoluto; del resto «è così in tutti i Paesi industrializzati». Affinché ciò non avvenga «i conti pubblici dovrebbero essere in pareggio o in avanzo». Ciampi puntualizza perciò che «l'importante è che il disavanzo aumenti meno della crescita del reddito» e questo sta avvenendo «in Italia dall'anno scorso», mentre fino al 1996 aumentava «due o tre volte più» del reddito. Nel 1997 e nel '93 «l'aumento del debito è la metà di quello del reddito». Evidentemente un po' indispettito per le preoccupazioni affiorate in questi giorni per i conti pubblici, Ciampi ha perciò voluto ricapitolare la situazione: il debito non può che aumentare, visto che il bilancio dello Stato continua a essere in passivo (anche se il deficit è fortemente ridimensionato); il debito aumenta la metà del reddito. Quest'ultima osservazione richiama gli impegni presi dal governo di Romano Prodi con il patto di stabilità europeo: anno dopo anno deve scendere il rapporto fra il debito e il prodotto interno lordo. Con la sua nota, Ciampi non ha però fatto alcun riferimento concreto all'andamento del pil (le cui previsioni di crescita devono forse essere riviste al ribasso, come afferma Paolo Onofri, consigliere economico di Prodi) né vengono date ulteriori indicazioni sulle tendenze del deficit nel 1998 (per il quale il sottosegretario al Tesoro Piero Giarda ha ammesso che qualche problema esiste). Una mi¬ nore crescita del pil può incidere sulle entrate dello Stato e quindi alimenterebbe l'apprensione. In particolare Onofri ritiene che, rispetto all'aumento del 2,5% del pil indicato nel documento di programmazione economico finanziaria, «a fine anno si potrebbe .raggiungere un +2,1%». Comunque «è bene aspettare i dati del secondo trimestre, disponibili verso metà settembre, per tracciare una proiezione più realistica». Onofri tuttavia è convinto che una crescita inferiore alle previsioni «non dovrebbe incidere sui conti del '98, anche perché corrispondentemente dovrebbe esservi una revisione verso l'alto della crescita della domanda interna». Ed è il sottosegretario alla presidenza Enrico Micheli a mostrarsi molto tranquillo sull'evoluzione dei conti pubblici, nonostante lo scostamento registrato nella prima parte dell'anno rispetto al 1997. Micheli sostiene che ora è possibile essere più sereni perché «il cammino del governo è stata un'eterna tappa di montagna, durante la quale abbiamo dovuto scollinare sempre». Grazie al cammino compiuto, afferma ancora Micheli, «ci presentiamo agli italiani con una finanziaria» da elaborare per il 1999 «che necessiterà di solo 9 mila miliardi sul piano della riduzione della spesa». Una cifra molto contenuta «rispetto ai 90 mila miliardi circa del primo anno» di vita del governo Prodi. «Speriamo che il governo abbia la forza e il coraggio di resistere alle pressioni e alla demagogia» commenta il direttore generale della Confìndustria Innocenzo Cipolletta, per il quale la «resa dei conti» avverrà sulla prossima legge finanziaria e non sull'Agensud, la struttura da creare per promuovere lo sviluppo del Mezzogiorno e sulla quale non si trova mai l'accordo. E proprio in vista del confronto che si svilupperà a settembre sul contenuto della finanziaria, c'è polemica all'interno di Rifondazione comunista. Due componenti della segreteria, Claudio Grassi e Alfonso Gianni, polemizzano con il responsabile economico Nerio Nesi, ottimista sulla possibilità di accordo fra il loro partito e il governo. Entrambi invocano una svolta. E Nesi invece insiste sull'ottimismo. Roberto Ippolito

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