«È già terrorismo» di Fra. Gri.
«È già terrorismo» «È già terrorismo» Brutti: va fermato subito Ma Vigna, fatti marginali ROMA. «E' già terrorismo. Magari micro. Ma ci siamo. E va fermato sul nascere», dice il senatore Massimo Brutti, sottosegretario alla Difesa, diessino. Alla quarta bomba postale, e con l'incubo di una quinta in viaggio, si scatena il dibattito tra gli uomini politici. Siamo di fronte a una nuova stagione terroristica? Torna forse la strategia della tensione? Brutti, convinto che è già terrorismo, però avverte: «La via è un'azione investigativa tempestiva e mirata. Una linea di repressione generalizzata, volta a bloccare non solo atti violenti, ma anche forme di manifestazione del pensiero, farebbe il gioco degli attentatori». L'esponente del governo polemizza con quanti, soprattutto nel Polo, ma anche tra i moderati della maggioranza, chiedono il pugno di ferro contro i centri sociali. Un altro che vede inquietanti analogie con il passato è Diego Novelli, ex sindaco di Torino: «Più che le Br, le possibili analogie sono con gli autonomi del '77. Mentre le Br erano una struttura clandestina militare, i giovani dei circoli proletari torinesei del '77 (Cangaiceros, Montoneros, Zapata) non avevano all'inizio l'obiettivo della lotta armata, alla quale furono iniziati da personalità provenienti delle Br. Ecco perché il fenomeno va attentamente studiato e non goffamente represso». Ma il senatore Giovanni Pellegrino, presidente della commissione Stragi, dà loro ragione a metà: «Ambienti come quelli squatter possono diventare brodo di coltura per un'evoluzione ribellistica più sanguinosa e in questo simile al terorismo. Ma si tratterebe comunque di un terrorismo ben diverso da quello virulento che abbiamo conosciuto negli anni '70. Soprattutto perché sarebbe endogeno». Ma grazie alle parole di Pellegrino diventa chiaro che il dibattito riguarda sì gli ultimi attentati, ma in fondo è la prosecuzione di una disputa che divide il mondo politico da qualche tempo: su quale fu l'esatta genesi, cioè, del «vecchio» terrorismo. Pellegrino infatti è il sostenitore della teoria doppiostatista che vede nei nostri Anni di Piombo, ben mascherato, ma prominente, il gioco spionistico tra Est e Ovest. Brutti e Novelli pensano invece che il terrorismo fu un fenomeno di casa nostra, cresciuto grazie alle miopie della politica e degli apparati. Tra le due ipotesi non si sbilancia Franco Frattini, di Forza Italia, presidente del comitato di controllo sui servizi segreti, ma delinea un mezzo complotto: «E' in corso un tentativo di saldatura tra le frange anarco-insurrezionaliste del Nord e i disoccupati organizzati del Sud. Si tenta di favorire una contemporanea esplosione. Al Nord partono i pacchi-bomba, mentre al Sud si tenta di infiltrare, tra le organizzazioni di disoccupati, agitatori provenienti dagli ambienti dei centri sociali». Per disinnescare le tensioni, l'onorevole Paolo Cento, dei Verdi, propone di depenalizzare una serie di piccoli reati (occupazione abusiva, blocco stradale, adunata sediziosa) che sono i reati tipici degli «okkupanti» dei centri sociali. Ma sono contrarissimi i poliziotti: «Sarebbe solo un segnale di debolezza delle istituzioni», sostiene Giovanni Aliquò, segretario dell'Associazione nazionale funzionari di polizia. E Pier Luigi Vigna, procuratore nazionale antimafia, per anni esperto di questioni terroristiche, sottolinea: «Questi fatti in sé sono terroristici, ma si tratta di episodi isolati, marginali, riconducibili all'anima anarco-insurrezionalista. Ma non si può parlare di un fenomeno terroristico come nei decenni passati. Quello che impressiona - ha aggiunto - è la pianificazione di questi episodi non solo contro i "nemici", ma anche contro quelli che dovrebbero essere "amici", quasi per cercare un isolamento completo». [fra. gri.]
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