«Pacchi-bomba, la catena può continuare»

«Pacchi-bomba, la catena può continuare» «L'ordigno destinato a Pisapia in grado di uccidere». In serata rivendicazione della «Volante rossa» «Pacchi-bomba, la catena può continuare» Ipotesi degli investigatori, si indaga per tentato omicidio ROMA. E' arrivato il momento della paura, il giorno dopo la quarta bomba postale, quella destinata all'onorevole Giuliano Pisapia. Si sono spaventati i politici del dialogo, deputati e consiglieri regionali, che andarono a trovare nelle settimane scorse lo squatter Silvano Pelissero in carcere. E gli investigatori sono quasi rassegnati, aspettandosi di incontrare nuovi libri infarciti di esplosivo. Ma segnali di psicosi da paccobomba si intravedono qua e là per tutta Italia. Una scatola di scarpe è stata fatta brillare dagli artificieri a Como. Un'agenda sospetta, perduta in strada ma avvolta in carta da pacchi, ha scatenato gli apparati di polizia a Vicenza, che hanno usato il robottino artificiere per disinnescare il pacco, poi rivelatosi innocuo. Il gruppo terroristico che ha preparato i pacchi-bomba nei giorni scorsi, insomma, sta ottenendo risultati. Si susseguono le riunioni di investigatori per fare il punto sulla situazione. Oggi toccherà alle Digos e ai magistrati delle varie procure (il reato ipotizzato è tentato omicidio). Intanto la parola è passata ai tecnici della Scientifica. A differenza di quanto appariva in un primo momento, anche la quarta bomba quella di mercoledì - appare confezionata dalla stessa mano. Sono comuni il tipo di busta, l'innesco, la scelta di libretti da mille lire, la polvere pirica, i bulloni. Ed è stato confermato che l'ordigno destinato a Pisapia, una volta aperto il pacco, avrebbe potuto uccidere. Probabilmente, si pensa, le buste esplosive sono state spedite lo stesso giorno da qualche cassetta postale di Roma. Le loro strade si sono divise perché le poste lavorano in modo diverso i plichi che vanno in giro per l'Italia da quelli che restano in città. E così è accaduto che il plico indirizzato al deputato di Rifondazione è stato separato già all'atto della raccolta dagli altri tre plichi, indirizzati a Torino. E così risultano date diverse sulla timbratura. Ma sarebbe casuale. Il Viminale sta con il fiato sospe- so, però. Aspetta di capire se altri pacchi-bomba sono in circolazione. Complice il mese di agosto, qualcuno potrebbe vedersi recapitare un plico esplosivo anche nelle prossime settimane. 0 magari c'è una busta con dentro un congegno esplodente che giace in qualche cassetta postale, aspettando che il proprietario torni dalle vacanze. Quando gli investigatori capiranno i confini dell'offensiva postale, potranno decidere se indirizzare le indagini sull'ambiente torinese o su altri. Che le bombe siano legate al mondo squatter, ci sono pochi dubbi. Senza criminalizzare l'intero movimento dei centri sociali, i primi sospetti si appuntano sulla frangia «anarco-insurrezionalista». E' da un paio di anni che si parla di questi cosiddetti «anarchici insurrezionalisti». Un gruppetto di irriducibili che aspira a un ruolo come «partitino armato». Vengono presi ben poco sul serio dall'opinione pubblica. Molto di più da investigatori e alcuni magistrati, che gli addebitano pressoché ogni atto di terrorismo registrato in Italia. E' così in corso un processo a Roma che ne vede imputati con accuse pesanti, da rapine a omicidio, a sequestri, a attentati. Un'altra inchiesta riguarda Milano per la bomba di Palazzo Marino, si ricorderà, con la famosa «postina» che depositava il paccobomba fuori del portone. Un'altra bomba che gli vorrebbero addebitare è quella di piazza Adriana: lo zainetto all'esplosivo appoggiato a un finestrone della Cassazione, il giorno di una manifestazione con D'Alema, Antonio Di Pietro e la Federcasalinghe. Anche per questo ordigno s'è indagato, ma sembra con poco costrutto, sugli «anarchici insurrezionalisti». Ed è a questi ultimi che pensava anche Pisapia, quando ha parlato di «gruppuscoli nichilisti» che probabilmente giocano con il fuoco. Perché è chiaro che - l'analisi convince anche gli investigatori - se il movimento dei centri sociali riesce a mobilitare al massimo due-tremila persone in tutt'Italia, e queste trovano una certa soddisfazione nel dialogo con le istituzioni, la strategia della lotta armata resta l'ipotesi folle di pochi. E, intanto, ieri sera, è arrivata all'Ansa di Roma la telefonata anonima di un giovane, che diceva di parlare a nome della «Volante rossa»: «Iniziamo le rappresaglie nei confronti dei giornalisti e dei giudici unitamente alle forze di repressione nei territori per vendicare la morte della compagna Soledad e del compagno Edoardo Massari. Ci risentiremo presto». La voce ha poi ricordato che la «Volante rossa» ha rivendicato anche gli attentati avvenuti un mese fa nei quartieri Torremaura e Centocelle di Roma. Francesco Grignetti L'incontro con don Ciotti e con due esponenti dei Verdi nella comunità dove è agli arresti «So che soprattutto a Roma ci sono gruppi capaci di arrivare a tanto, ma Cavaliere e Pisapia sono obiettivi senza logica» V:|:H|si|; L'onorevole Giuliano Pisapia a cui era destinata la bomba postale Nella foto a fianco le operazioni di disinnesco a Roma