Italia-Tunisia, compromesso sull'intesa di Maurizio Molinari

Italia-Tunisia, compromesso sull'intesa Concessioni sulla pesca e riapertura delle importazioni di olio. Dini: chiesto maggiore impegno sul caso-Craxi Italia-Tunisia, compromesso sull'intesa Sì al rimpatrio dei clandestini, 150 miliardi al Paese nordafricano ROMA. Italia e Tunisia hanno firmato ieri sera alla Farnesina l'accordo di riammissione dei clandestini a 37 giorni dai primi sbarchi a Lampedusa e dopo una difficile maratona negoziale: quattro giorni di trattative con 30 ore di ritardo a causa di una capillare stesura dei testi oggetto di nuove, estenuanti, mediazioni all'origine di rinvìi a ripetizione dell'annuncio dell'accordo. La battaglia diplomatica è terminata poco dopo le 19.00 quando il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, ha firmato con il collega tunisino, Said Ben Mustafà, le intese sotto gli sguardi attenti dei numerosi funzionari delle due parti, tenaci protagonisti dei lavori della commissione mista, la prima riunita dal 1991. L'intesa è frutto di un compromesso. L'Italia accetta la formula tunisina dell'«accordo globale» come lo ha definito Dini - su pesca, cooperazione ed immigrati. E la Tunisia si impegna a «collaborare da subito e in ogni maniera» - come ha sottolineato Ben Mustafà per identificazione ed rimpatrio dei clandestini arrivati in Italia. L'«accordo globale» riguarda la pesca, gli aiuti economici e l'immigrazione. Sulla pesca i tunisini si sono battuti senza risparmio di energie e l'accordo raggiunto è in tre punti: impegno a aar vita ad una commissione ad hoc che si occuperà del contenzioso sulla delimitazione delle acque territoriali nel Canale di Sicilia; rafforzamento della cooperazione fra le Marine per impedire gli sconfinamenti dei pescherecci; creazione di jointventure nel settore ittico. Durante i colloqui sulla pesca da parte italiana è stato anche sollevato il caso del peschereccio «Schedir» sequestrato a Sfax, chiedendone il rilascio come segno di buona volontà. Per quanto riguarda invece gli aiuti economici «l'Italia già destina alla Tunisia risorse significative - ha spiegato Dini - con i 100 miliardi residui degli aiuti alla cooperazione» e ora vara anche «un programma triennale aggiuntivo del valore di altri 150 miliardi». Ben Mustafà, negoziatore di ferro in doppiopetto blu, cravatta firmata ed occhiali da sole, ha voluto però chiarire che per Tunisi «questa non è sussistenza ma cooperazione che rientra nell'accordo di associazione dell'Unione Europea». Sul piano economico gli sherpa tunisini ieri mattina hanno strappato anche un imprevisto accordo sull'olio - contribuendo ad allungare i tempi del negoziato - in forza del quale potranno riprendere le importazioni dal paese nordafricano che erano state bloccate dall'Unione Europea. Per Ben Mustafà è il fiore all'occhiello da mostrare al suo ritorno in patria: «Un milione di tunisini vive grazie all'olio», dice non nascondendo la soddisfazione. La contropartita per la Farnesina è stato l'impegno nordafricano a non obbligare più i cittadini italiani proprietari di beni in Tunisia a passare attraverso un'autorizzazione ufficiale in caso di vendita degli immobili. Il via libera all'accordo di riammissione è venuto da Tunisi sotto forma di «scambio di note verbali» che secondo Dini «affrontano ogni aspetto dell'immigrazione». L'in- tesa è articolata in quattro dossier: definizione di strumenti congiunti per la vigilanza delle coste tunisine (radar, motovedette); riammissione dei clandestini tunisini; rinvio in Tunisia dei clandestini di paesi terzi, ma a patto che non siano di altri Paesi Nordafricani; impegno italiano per lo sviluppo delle aree più depresse della Tunisia e per il reinserimento dei rimpatriati. Per Dini si tratta di «un accordo esemplare per ampiezza e contenuti» che consente di «sollecitare l'identificazione dei clandestini ed il loro immediato rimpatrio». Ben Mustafà da parte sua ha confermato: «Stiamo già collaborando per le identificazioni in vista dei rimpatri» ed ha assicurato che «il nostro aiuto contro i clandestini non mancherà». Per quanto riguarda invece il mancato rimpatrio dei marocchini il sottosegretario agli Interni, Smisi, ha confermato che «una delegazione di Rabat è a Roma» per risolvere i «problemi procedurali». Ma sul caso-illegali Ben Mustafà, con garbo e franchezza, ha poi voluto aggiungere «qualche piccola osservazione» alzando il velo sulla posizione negoziale con la quale si sono più volte scontrati i nostri diplomatici: «Certa stampa italiana è stata responsabile di una campagna contro di noi che ha causato emozione e sbigottimento» perchè ha dato «un'immagine distorta della realtà» in quanto «mille o 4 mila clandestini sono ben poca cosa davanti ai 40-50 mila posti di lavoro che noi creiamo ogni anno per i giovani». Come dire: voi italiani avete ingigantito il problema dei clandestini. A conferma del clima teso dei colloqui, nelle dichiarazioni del dopo-conferenza stampa non c'è stata sintonia sul caso-Craxi. Per Dini «è una delle questioni sulle quali abbiamo chiesto alla Tunisia maggior impegno» in forza «dell'esistenza accordo di estradizione» e nel quale dela «cooperazione giudiziaria». Ma Said Ben Mustafà ha smentito tutto: «No, di Craxi non abbiamo parlato» ha detto. Maurizio Molinari mmmm Il ministro degli Esteri, Lamberto Dini. Ieri ha siglato l'accordo con la Tunisia per l'immigrazione