«Un'invasione dì profughi dal Kosovo»
«Un'invasione dì profughi dal Kosovo» «Un'invasione dì profughi dal Kosovo» «Migliaia di persone sono pronte a cercare rifugio in Italia e a diventare ostaggi della mafia» Allarme dei servizi segreti ROMA DALLA REDAZIONE Dopo gli albanesi, i curdi, i tunisini, l'Italia rischia di diventare terra di approdo anche per i profughi del Kosovo. I servizi segreti italiani sono in stato di «massima allerta» e nella 41a relazione semestrale sulla politica informativa e della sicurezza trasmessa alle Camere dalla presidenza del Consiglio avvertono che tra «i rischi più immediati» legati al fenomeno dell'immigrazione clandestina c'è quello di un esodo di massa dalla regione balcanica. «Migliaia di profughi che, riparati all'emergenza negli Stati confinanti, nel caso in cui fossero costretti a trasferirsi dalle aree di prima accoglienza - si legge nel rapporto - potrebbero cercare rifugio in ambito Ue ed in Italia in particolare». A rendere concreto questo rischio - spiegano i servizi - è l'interesse della malavita albanese, decisa a incrementare i propri traffici. Le regioni del Mediterraneo da cui hanno origine i flussi migratori più consistenti sono il Kurdistan, l'Albania e, appunto, il Kosovo, dove la situazione dei profughi impone la «massima allerta» per il «pericolo che essa inneschi nell'intera regione una reazione a catena, suscettibile di tradursi in un esodo di massa verso il nostro Paese». D'altra parte, le emigrazioni di massa sono destinate a rappresentare una «costante immanente» in im'area come quella del Mediterraneo dove esistono forti squilibri sia in termini di stabilità, sia di risorse economiche. Se l'arrivo dei clandestini via mare «ha fatto registrare un sensibile incremento», si deve aggiungere che «l'attuale stato delle crisi locali non lascia ipotizzare in tempi brevi un'inversione di tendenza». Ad aggravare la situazione sono due fattori: la connivenza delle autorità dei Paesi d'origine interessate a liberarsi di masse di disoccupati e di oppositori politici e gli interessi della criminalità nella gestione di mi traffico ad alto profitto come quello dei clandestini. Nell'esercitare la loro attività di controllo sull'attività dei sodalizi criminali stranieri, i servizi segreti hanno infatti constatato la notevole «potenzialità corruttiva» nei Paesi di provenienza e il «frequente impiego dei medesimi canali per il "mercato delle persone" e il commercio illecito di armi, esplosivi e stupefacenti». Registrato anche il «crescente inserimento nell'immigrazione clandestina di formazioni terroristiche, sia islamiche sia separatiste». Nella relazione i servizi disegnano anche la mappa della presenza dei gruppi di criminali e terroristi stranieri più consolidati in Italia e le loro attività. I clan albanesi appaiono, ad esempio, sistematicamente coinvolti in ogni sorta di attività illegale, hanno acquisito piena autonomia anche in regioni come la Campania, tradizionalmente sotto il controllo della criminalità locale. La malavita cinese sta ampliando i propri interessi finora rivolti all'immigrazione clandestina di connazionali e allo sfruttamento di ma- nodopera. I gruppi nigeriani sono particolarmente attivi nel narcotraffico e nello sfruttamento della prostituzione. La mafia russa è estesa a livello internazionale e riesce a inserirsi all'interno dei circuiti economici legali. Nelle attività terroristiche attivi sono gli esponenti dei movimenti estremisti algerini, egiziani, marocchini, tunisini, turco-curdi e cingalesi-tamil. L'entità dei flussi migratori è stata stimata dalla Caritas nel suo «Dossier statistico sull'immigrazione». Dalla ricerca emerge che nel 1997 sono stati rilasciati 123.824 nuovi permessi agli immigrati. Tra arrivi e partenze, il saldo migratorio viene stimato in circa 30-40 mila persone. Fra coloro che sono giunti, massiccia la presenza degli europei: 58,6% del totale, di cui 41,4% dall'Est europeo. Secondo la Caritas i Paesi più a rischio per i flussi migratori sono il Marocco, la Tunisia, la Cina, l'Albania e lo Sri Lanka. ni
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