E la Reno è nei guai

E la Reno è nei guai E la Reno è nei guai Accusa di «oltraggio al Congresso» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Da ieri la signora Janet Reno, ministro della Giustizia americano, si trova su una strada che potrebbe portarla addirittura alle patrie galere. Il primo passo formale per la sua citazione in giudizio con l'accusa di «oltraggio al Congresso» è stato compiuto e il procedimento è cominciato. Che si arrivi davvero a chiuderla in cella è dubbio, naturalmente, ma il voto che la commissione Riforme dèlia Camera ha espresso ieri ha questo senso preciso. Se insomma la faccenda del sesso sta arrivando alla sua conclusione, come tutti prevedono, ecco pronto il nuovo scandalo nella lista dell'amministrazione Clinton. La colpa di Janet Reno è quella di non avere fatto nulla per accertare e, se del caso, punire i presunti finanziamenti illeciti che il Partito democratico ha ricevuto per la campagna elettorale del 1996, fra i quali - come è emerso a suo tempo - c'erano anche grosse somme la cui sospetta provenienza è nientemeno che il governo di Pechino, nei confronti del quale l'amministrazione Clinton ha sempre mostrato un occhio di notevole riguardo. Il sospetto adombrato, insomma, è quello - gravissimo che Bill Clinton abbia preso decisioni di politica estera «condizionato» dai soldi che la Cina dava al suo partito. All'inizio la signora Reno una cosa l'ha fatta ed è stata anche la più appropriata: ha incaricato l'Fbi di compiere un'indagine, e per fare ancora meglio ha creato luna «task force» del suo stesso ministero assegnando anche ad essa la stessa indagine: due entità lavorano meglio di una. Quando però sia l'Fbi che la «task force» sono giunti alla stessa conclusione, e cioè che le cose scoperte erano talmente gravi che per indagarle come si deve ci voleva un procuratore speciale indipendente con gli stessi poteri di Kenneth Starr, lei si è ben guardata dal nominarlo. Tutto ciò accadeva nove mesi fa e durante questo tempo il capo dell'Fbi, Louis Freeh, e il responsabile della task force hanno avuto due destini diversi: il primo ha ripetuto più volte che quell'indagine andava fatta e che il procuratore speciale doveva essere nominato. Il secondo, un magistrato di nome Charles LaBella, è stato prima assegnato provvisoriamente al distretto giudiziario di San Diego, in California, e poi gli è stato detto che quel posto dovrà lasciarlo perché presto verrà nominato un vero «titolare». I repubblicani hanno tardato molto a «lanciarsi» su que- sta storia, ma ora sono scatenati. Hanno convocato Freeh e LaBella e hanno chiesto i risultati delle loro indagini. Solo il ministro può renderle pubbliche, hanno replicato loro, non mancando però di precisare, rispondendo a una domanda, che nello scandalo sono coinvolti personalmente sia il presidente Clinton che il suo vice Al Gore. La commissione Riforme, il cui presidente repubbilcano è il «duro» Dan Burton, si è rivolta alla signora Reno ripetendo la richiesta di vedere quei rapporti e il ministro ha risposto no, perché contengono materiale «sensibile». Forse posso mostrarvi quello di LaBella, ha poi concesso la signora Reno, ma prima lo devo «ripulire» e mi servono tre settimane di tempo. Dan Burton si è infuriato e ieri la sua commissione ha approvato, 24 voti contro 19, su base rigorosamente partitica, la citazione per «oltraggio». Se a settembre, dopo le vacanze, quel vote :arà confermato dall'intera Camera, la citazione finirà automaticamente in tribunale. E se il tribunale la troverà conforme alle leggi esistenti, la pena prevista per Janet Reno è un anno di prigione e 10 mila dollari di multa. Di qui a settembre, dicono tutti, il modo per evitare un tale esito estremo verrà trovato. Ma il problema vero non è tanto il destino di Janet Reno, quanto quello dell'indagine sui finanziamenti cinesi. Lo spettro dietro questa storia ha un nome terribile: «alto tradimento», al confronto del quale i problemi di. sesso del Presidente ritrovano tutta la loro dimensione di bazzecola. [f. p.l

Luoghi citati: California, Cina, New York, Pechino, San Diego