L'ultimo mistero del «Sexgate» di Franco Pantarelli

L'ultimo mistero del «Sexgate» L'ultimo mistero del «Sexgate» E' l'elemento che consentirebbe al procuratore Starr di avviare la procedura! Monica ha ammesso i tentativi di farla mentire? NEW YORK NOSTRO SERVIZIO E' arrivata al Palazzo di Giustizia alle 8 del mattino, cioè prima che le strade di Washington cominciassero a brulicare di gente. Ma non si può proprio dire che sia passata inosservata, Monica Lewinsky. Giornalisti, cameramen, tecnici, erano arrivati molto prima di lei e così ieri l'hanno vista tutti alla tv, col suo sobrio vestito blu e le sue meno sobrie scarpe bianche, il che almeno una condanna in questa vicenda l'ha già decretata: quella contro l'addetto alla sua «apparenza» che Monica, si dice, ha assunto qualche tempo fa. Erano tutti lì ad aspettarla come risultato di un'iniziativa alquanto insolita presa dalla signora Norma Holloway Johnson, il giudice che sovrintende all'inchiesta di Kenneth Starr. Pressata da una parte dagli addetti alla sicurezza che avevano le loro esigenze e dall'altra dai media che rivendicavano il diritto di documentare il «momento storico», la signora ha deciso di convocare gli uni e gli altri. Hanno discusso abbastanza animatamente (i rappresentanti delle tv erano accompagnati dai loro avvocati), e alla fine l'accordo è stato che il momento dell'arrivo di Monica sarebbe stato comunicato e che i giornalisti avrebbero evitato di andare oltre un certo limite sulla scalinata del Palazzo di Giustizia. Tutto bene quindi per gli aspetti «visivi», ma molto meno per quelli sostanziali, cioè per il resoconto di ciò che davvero Monica ha detto al gran giurì. Fino a ieri pomeriggio non era trapelato nulla. Alcune agenzie hanno cercato di «barare» diffondendo domande e risposte fra virgolette come se i loro redattori si fossero mimetizzati fra i 23 membri del gran giurì, ma erano solo frasi immaginarie, create sulla base delle cose che si sanno già, alcune sicure alcune non del tutto chiare. Delle prime fa parte ovviamente l'ammissione di Monica che fra lei e il Presidente c'è stata una relazione sessuale, corroborata oltre tutto dal famoso vestito, del quale ieri è stato detto che il risultato dell'esame compiuto dall'Fbi è ancora segreto, che neppure il presidente Clinton lo conosce e che comunque ancora nessuna richiesta di «prelievo» (di sangue, di saliva...) è stata inoltrata alla Casa Bianca, dal che si deduce che se c'è l'intenzione di procedere a un confronto del Dna, il lavoro non è ancora cominciato. Fra le seconde, le cose non chiare, c'è invece ancora quella della «subornazione». Nessuno sa con certezza se le indicazioni a mentire, a restituire i regali ricevuti, a rivolgersi a Vernon Jordan per un posto di lavoro a New York, le sono state rivolte da Clinton in un modo abbastanza esplicito da configurare i reati di subornazione di teste e di ostruzione della giustizia. Questa, come si sa, è la cosa essenziale perché se Starr, nel rapporto che dovrà mandare al Congresso, non riescirà a dimostrare questi due reati e tutto quello che riuscirà a dire sarà che fra Clinton e la ragazza c'è stato sesso, sarà sicuramente riuscito a svelare dei fatti privati del Presidente, avrà probabilmente stabilito la «statura» con cui lui verrà ricordato nella storia, ma certamente non avrà indicato nessun reato perseguibile con l'impeachment. Questo dubbio nelle indiscrezioni dei giorni scorsi non è stato chiarito. E se lo è stato ieri, durante la deposizione formale di Monica, ancora non si sa. Lei è rimasta al terzo piano del Palazzo di Giustizia per tutta la mattinata. C'è stata una breve in¬ terruzione per il pranzo e poi la deposizione è ripresa nel pomeriggio. I bene informati davano per sicuro che oggi la ragazza riposerà e che se un «secondo turno» di domande e risposte ci sarà, avverrà dopo il 17 agosto, cioè dopo che Bill Clinton avrà fatto la sua, di deposizione. Questo, spiegavano sempre i bene informati, per consentire al gran giurì un confronto concreto fra le due versioni, ma anche per non infierire troppo su Monica, che durante le «prove» dei giorni scorsi, quando lei e gli uornini di Starr preparavano le domande e le rispo¬ ste da recitare ieri, è scoppiata più volte a piangere. «Non è facile per lei rivangare nei dettagli tutto quello che è successo», diceva una delle (tante) persone che le stanno attorno. E poi questo non è più il tempo della Marcia Lewis, la mamma di Monica che mesi fa fu «torchiata» senza pietà da Starr. Oggi Monica per loro è un «teste a favore» e va lllllllll trattata bene. La Casa Bianca ieri ha ~~„r! fatto ostentatamente finta di non sentire il IÉmIÌ clamore che veniva da poche centinaia di metri di distanza. Clinton si è presentato, abbronzato e un po' dimagrito, nel Giardino delle Rose per celebrare l'anniversario del «Brady Bill», la legge sul controDo delle armi che porta il nome di Jim Brady, ex portavoce di Ronald Reagan ferito nell'attentato contro il suo capo. Alla cerimonia c'era anche lui, sulla sua sedia a rotelle, per ringraziare il Presidente del buon lavoro compiuto. I giornalisti presenti hanno urlato alcune domande su Monica, ma Clinton ha fatto finta di non sentire neanche quelle.Franco Pantarelli sspptsdlqplctulllllllll t~~„r! IÉmIÌ Sopra, Bill Clinton parla nel Giardino delle rose della Casa Bianca. A sinistra, il ministro della Giustiziajanet Reno. In alto, cronisti in attesa fronte a palazzo di Giustizia. Nella pagina a fianco, l'arrivo di Monica Lewinsky

Luoghi citati: New York, Washington