Guerra di notizie sulle fosse comuni

Guerra di notizie sulle fosse comuni Le immagini della «Apt» mostrano terra scavata di fresco. La missione europea: solo tombe individuali Guerra di notizie sulle fosse comuni Kosovo: la tv le riprende, gli inviati Ue smentiscono ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Le immagini mostrano mucchi di terra frescamente scavata, segnati da piccoli pezzi di legno. La troupe dell'Associated Press Television che ha girato le riprese nelle vicinanze di Orahovac sostiene che si tratta di una fossa comune, dove sono stati gettati i cadaveri di 40 albanesi uccisi dalle forze jugoslave durante l'offensiva contro questa località del Kosovo Sud-occidentale. Ma la presenza di fosse comuni - denunciata ieri anche dal quotidiano austriaco Die Presse e da altri giornali in Germania e Svezia - è stata smentita dalla missione dell'Unione Europea nella provincia meridionale serba, che ha subito inviato sul posto un apposito team di osservatori. «Nessun segno di fosse comuni è stato rinvenuto nel posto indicato dai giornali», ha detto Walter Ebenberger, portavoce della missione Ue nel Kosovo. Egli ha precisato che nel luogo descritto vi sono in realtà solo «una decina di tombe individuali con i nomi dei rispettivi defunti». Die Presse però insiste sulla sua versione: «Confermiamo interamente quanto scritto dal nostro inviato. Del resto non siamo neanche sicuri del posto preciso dove si sono recati oggi gli osservatori Ue», ha detto Irene Miller, capo redattore agli esteri del quotidiano. E ha aggiunto: «Le stesse cose del nostro inviato le hanno constatate colleghi del belga Le Soir». Ebenberger ha detto che la presenza di fosse comuni è stata ugualmente smentita dalla popolazione locale, con la quale hanno parlato i componenti della missione. I morti, secondo la denuncia di chi sostiene l'esistenza delle fosse comuni, sarebbero stati sepolti con l'aiuto di un bulldozer, in un terreno che in passato fungeva da immondezzaio. Sarebbero 567 in tutto gli albanesi di Orahovac sepolti nelle fosse comuni, secondo quanto hanno riportato i giornali tedeschi, austriaci e svedesi. Ma i giornalisti che hanno tentato di indagare da vicino non hanno potuto avvicinarsi più di tanto. Hanno però raccolto numerose testimonianze dei profughi di Orahovac sull'esistenza delle fosse comuni. «La situazione nel Kosovo ha raggiunto una fase molto pericolosa» ha dichiarato il supermediatore americano Richard Holbrooke, aggiungendo che il presidente jugoslavo Milosevic non dovrebbe sottovalutare le minacce di un intervento militare della Nato. «Le truppe di Belgrado continuano ad attaccare il Kosovo ed uccidere la popolazione indifesa» ha detto il leader della Lega democratica del Kosovo Ibrahim Rugova che ha definito la situazione nella regione drammatica. Aggiungendo: «Le forze serbe saccheggiano e incendiano le case degli albanesi. Lo scopo di questa operazione è la pulizia etnica del Kosovo». Ieri è stato dato alle fiamme il centro di Malishevo, la roccaforte dell'esercito di liberazione del Kosovo caduta nelle mani dei serbi il 28 luglio. La città, abbandonata dai suoi abitanti poche ore prima dell'arrivo delle truppe jugoslave, è completamente deserta. I soldati di Milosevic stanno bruciando le case per impedire agli albanesi di ritornare. Rugova ha lanciato ancora un appello alla comu- nità internazionale affinché intervenga per fermare l'eccidio e impedire la catastrofe umanitaria. Sono infatti 200 mila i civili albanesi che sono stati costretti ad abbandonare le loro case per sfuggire ai bombardamenti. Migliaia di donne, vecchi e bambini si nascondono da giorni nei folti boschi della regione senza cibo, acqua né medicinali. Il più piccolo profugo è un neonato di tre giorni ritrovato ieri insieme alla mamma che l'ha partorito nella foresta. La donna era disperata perché non aveva nemmeno il latte per nutrire il piccino. Mentre la gente scappa sul terreno si continua a combattere. Le truppe di Milosevic hanno attaccato ieri i villaggi intorno al Comune di Drenica con i razzi Katiuscia. I cacciabom¬ bardieri jugoslavi hanno sorvolato la zona per tutto il giorno. Secondo fonti albanesi i guerriglieri dell'Esercito di liberazione del Kosovo oppongono una forte resistenza. Gli scontri continuano anche nei pressi di Decani e di Djakovica, lungo il confine con l'Albania. Tutta questa zona è ininterrottamente bombardata dall'artiglieria pesante serba. Dopo aver mi¬ nato il confine con l'Albania, per impedire i rifornimenti ai combattenti separatisti del Kosovo, l'esercito jugoslavo ha minato anche il confine con la Macedonia. Più di un terzo della popolazione macedone è di nazionalità albanese. Belgrado teme che possa aiutare i guerriglieri dell'Uck. Ingrid Badurina Il mediatore Holbrooke «Milosevic non dovrebbe sottovalutare le minacce di un intervento Nato» Belgrado mina il confine con la Macedonia per bloccare gli aiuti ai guerriglieri separatisti I militari jugoslavi hanno attaccato alcuni villaggi intorno a Drenica con razzi Katiuscia Giornalisti stranieri visitano il sito di quella che si ritiene sia una fossa comune vicino ad di Orahovac 80 chilometri a Sud-Ovest di Pristina A destra, una famiglia di profughi