Immigrati, la Tunisia alza il prezzo

Immigrati, la Tunisia alza il prezzo Difficoltà nella trattativa su clandestini e pesca. Ma la Farnesina si dimostra ottimista Immigrati, la Tunisia alza il prezzo E continua a slittare il rimpatrio dei200 marocchini ROMA. La serrata trattativa fra Italia e Tunisia per siglare l'intesa anti-clandestini è continuata per tutta la giornata di ieri, fino a notte inoltrata. La scadenza prevista per la firma ufficiale degli accordi della commissione mista prima è slittata dal mattino al pomeriggio quindi è stata rinviata a quest'oggi. I due Paesi hanno infatti deciso di «fermare gli orologi» e di continuare a discutere senza pause nelle tre sotto-commissioni fino alla stesura del testo conclusivo degli accordi su immigrazione, pesca, cooperazione giudiziaria e aiuti economici da suddividere in un programma triennale. La Farnesina parla ufficialmente di «valutazioni positive» di entrambe le delegazioni e di «buone prospettive» per la firma ufficiale, giustificando il ritardo con la «complessità del lavoro necessario per trasformare le intese in testi giuridici» e smentendo «ogni illazione su presunte irritazioni italiane o tunisine per la vicenda del peschereccio "Schedir" sequestrato nel Canale di Sicilia». «Il ritardo è dovuto a cause tecnico-redazionali e - si fa notare - fra nostri due Paesi sta tornando il sereno». Dal tavolo dei colloqui filtra tuttavia il racconto di una giornata di trattative intense, difficili, senza sosta. Con i capi-delegazione italiani più volte a consulto nell'ufficio personale del ministro degli Esteri, Lamberto Dini. E con i tunisini che, dopo l'arrivo a Roma martedì sera del ministro degli Esteri Said Ben Mustafà, hanno cambiato tono e rafforzato le richieste, prima sulla pesca e quindi sull'accordo di riammissione. Ben Mustafà si è tenuto in costante contatto con Tunisi ed in particolare con il ministro degli Interni Ali Chaouche, cui toccherà mettere in pratica la collaborazione per fermare il flusso di clandestini. Anche Chaouche era atteso a Roma ma non è arrivato, accrescendo le responsabilità - e quindi la prudenza - di Ben Mustafà su una questione che riguar¬ da migliaia di famiglie tunisine. Gli equilibri interni al governo maghrebino e la difficoltà nel codificare soprattutto le intese su pesca e lotta ai clandestini sono state fra i principali motivi del ritardo accumulato dalle due delegazioni. Non sono riusciti a far rispettare i tempi previsti per l'intesa né l'incontro privato DiniBen Mustafà né la colazione a Villa Madama fra i due ministri degli Esteri, il sottosegretario Rino Serri ed il capo della Polizia Ferdi- nando Masone. Per questa mattina si attende la seduta plenaria della commissione mista con Ben Mustafà e Dini e subito dopo l'annuncio dell'«accordo globale» ma la prudenza è d'obbligo. Per la diplomazia italiana la sigla degli accordi di riammissione con i Paesi nordafricani si sta dimostrando compito più difficile del previsto. Lo conferma la perdurante mancata applicazione dell'accordo - firmato a Rabat solo martedì scorso - fra Italia e Marocco. I 200 clandestini arabi che sarebbero dovuti in forza delle intese fra Dini e il suo collega Abdellatif Filali - tornare in patria la notte stessa sono ancora nei centri di accoglienza. Le autorità di Rabat hanno più volte negato - con motivi differenti incluso il traffico sui cieli dell'aeroporto di Casablanca - il permesso di atterraggio all'aereo militare italiano che dovrebbe riportare indietro i primi 90 clandestini. Ieri l'ufficio del premier Abderrahraane Youssoufi, pur negando di «voler ritardare il rimpatrio», ha ribadito che persistono «complicazioni» nelle «procedure amministrative». A dimostrazione che la questione non è di poco conto - e va ben oltre il traffico aereo - c'è il fatto che sono giunti improvvisamente a Roma dei funzionari del ministero degli Interni marocchino per «mettere a punto il protocollo di applicazione dell'accordo firmato». Guido Martini, ambasciatore a Rabat, smentisce però «categoricamente» che i ritardi siano causati da una richiesta araba di «aiuti economici in cambio dei rimpatri». Mentre erano in corso le trattative con i tunisini, Lamberto Dini ha avuto modo di dare luce verde alla lista di promozioni e spostamenti di diplomatici attesa oggi in Consiglio dei Ministri. Cambierà sede anche il nostro ambasciatore a Tunisi, Rocco Cangelosi, destinato a dirigere gli Affari Europei. Maurizio Molinari Incontri non stop fra le commissioni prima della riunione plenaria che dovrebbe portare alla firma