Gli scherzi della «stagione stupida»

Gli scherzi della «stagione stupida» Gli scherzi della «stagione stupida» La chiave della crisi nelle mani del Giappone ANALISI RISPARMIO E STRATEGIE CfE.' la crisi dello yen. ~ Poi, da non trascurare, la frenata degli utili delle società americane. E, tanto per rovinare l'estate del risparmiatore, ci si è messo pure il Sexygate, la bufera che minaccia di metter fine alla carriera politica di Bill Clinton. Così, sotto l'ombrellone, milioni di italiani che hanno puntato sulla Borsa e sul sistema dei fondi di investimento rischiano di dover rifare i conti dopo i pur pingui guadagni degli ultimi 1820 mesi. La festa è finita? E' l'ora di vendere tutto oppure ha ragione chi consiglia di «tenere i nervi saldi»? Certo, le previsioni lasciano il tempo che trovano, soprattutto nel cuore di agosto, «silly season» ovvero «stagione stupida», imprevedibile ed esagerata per definizione, anche per i mercati azionari. Basti citare il caso di Ralph Acampora, analista di Prudential Securities, uno dei guru più alla moda di Wall Street. «La concomitanza dei ribassi di numerosi indici settoriali - ha detto ieri - combinata con il persistere inquietante della crisi asiatica, può far scendere il Dow Jones di un 1520%, fino a 7400-7900 punti». Peccato che, fino a ieri, Acampora fosse definito «mister 10 mila» per aver previsto che, entro il '98, la Borsa avrebbe sfondato la quota magica... Eppure, bisogna tentare una risposta. Ma prima di imbastire una strategia, ci vuole una diagnosi della crisi. Perché le Borse hanno invertito la direzione di marcia? La chiave di tutto, ripetono concordi gli esperti, sta ancora nella crisi asiatica e nelle conseguenze che rischia di avere per tutti, dagli Stati Uniti all'Europa. Il Giappone, la seconda economia del mondo, sta vivendo una situazione dram- matica: il pil arretra, la gente non consuma, al punto che gli economisti sono alle prese con la «deflazione», ovvero il calo dei prezzi, una brutta malattia che genera recessione. Come potrà uscire dalla crisi il Giappone? Proprio domani il governo presenterà un piano di sgravi fiscali elaborato dall'intramontabile Miyazawa, 78 anni, vecchio, inossidabile notabile di una classe dirigente che non si rinnova (primo, grave problema), che prevede 7 mila miliardi di yen di tasse in meno (circa 90 mila miliardi di lire). Basterà questo a far ripartire l'economia giapponese? Non ci crede nessuno, o quasi. Più facile che la soluzione, almeno per ora, passi per l'aumento della base monetaria e, di riflesso, per l'indebolimento dello yen. Ma i mercati temono che la svalutazione dello yen possa provocare un vero e proprio terremoto: la Cina potrebbe rispondere a sua volta con un'altra svalutazione, seguita dalla Corea del Sud e dalle altre Tigri. Il rischio, a quel punto, sarebbe la catastrofe finanziaria nel Far East accompagnata dalla massiccia invasione di prodotti a basso costo, capaci di sconvol¬ gere sia l'economia Usa che quella europea. Guai a credere che l'Occidente possa superare indenne la crisi asiatica o che, addirittura, i guai d'Oriente finiscano con il favorire le Borse, contribuendo a tener basso il costo del denaro. E i mercati hanno subito reagito, a partire dagli Stati Uniti. All'improvviso gli analisti si sono resi conto che le azioni sono troppo care, che gli utili delle grandi società non possono crescere all'infinito e che, forse, moltiplicare per mille il valore dei titoli ad alta tecnologia (come si è fatto per i valori impegnati nello sviluppo di Internet...) è un'esagerazione. «Non sono scesi gli utili - commenta un importante banchiere milanese -. Anzi sono saliti. Ma non tanto quanto si sperava. Quel che è cambiato è l'aspettativa del mercato. Ma sono le aspettative il sale dei listini». E gli umori volgono verso il grigio. In America, ma anche in Europa dove nessuno si fa illusioni: se frena Wall Street le Borse europee ne patiranno le conseguenze, almeno in un primo momento... Questo è il quadro generale, da cui si possono trarre alcune indicazioni: 1) l'equilibrio è instabile e incerto ma, finché non ci sarà tranquillità sul fronte dei tassi, è improbabile che ci siano dei crolli; 2) ad agosto ci saranno altri scossoni, ma è difficile che il mercato prenda una direzione ben precisa prima di settembre, quando sarà più chiara l'evoluzione del quadro asiatico (e la sorte della Casa Bianca); 3) l'orizzonte valutario promette molte emozioni. Lo yen spinge al ribasso, gli Usa mirano a non far rivalutare troppo il dollaro sulle monete asiatiche. La miscela potrebbe favorire, suggeriscono gli esperti, il decollo di un Euro forte, capace di guadagnare posizioni su dollaro e yen; 4) Le tensioni sui mercati azionari stanno spingendo i gestori di tutto il mondo a riequilibrare i portafogli sacrificando le azioni a vantaggio della componente obbligazionaria. Tra i titoli più appetibili figurano il Btp e il Bund tedesco. La speculazione più convincente sembra proprio la scommessa sul «future» Btp. E la Borsa? Meglio l'Europa dell'America, sostengono in coro i «report» di tutto il mondo. Anche perché, a proposito di i utili, le società europee, quelle italiane in particolare, hanno ancora molta strada da percorrere per raggiungere i livelli Usa. «Meglio lasciar perdere consiglia un'analisi di Merrill Lynch - i valori ciclici, tipo chimici o farmaceutici, e puntare su telecomunicazioni e mondo finanziario, soprattutto dove sono possibili integrazioni che garantiscano sinergie e risparmi». E' un giudizio buono anche per il mercato italiano, dove gli spunti più interessanti possono arrivare dal ramo «Utilities» e dalla galassia finanziaria, banche più assicurazioni. Giocano a favore di Piazza Affari le prospettive favorevoli sul fronte dei tassi e la capacità d'attrazione esercitata dal mercato in tempi di bassa inflazione. Ma, per la prima volta da almeno mezzo secolo, in autunno l'industria italiana, ormai al riparo di una moneta forte, dovrà affrontare l'impatto di una concorrenza agguerrita, spinta dal vento della svalutazione. E' una partita nuova, difficile sapere come andrà a finire. Un nuovo giallo su cui meditare, al riparo di un ombrellone. Ugo Bertone Gli esperti: meglio il vecchio Continente che il nuovo Mondo «I profìtti societari devono crescere, ci attendiamo maggiori profìtti» quindi Per esorcizzare gli effetti dell'orso, l'animale che simboleggia la Borsa che perde, ieri a Wall Street è spuntato un leone in carne e ossa E' stato un buon segno, anche se solo a metà

Persone citate: Acampora, Bill Clinton, Merrill Lynch, Miyazawa, Ralph Acampora, Ugo Bertone