L'Europa scivola ma non ha paura di Zeni

L'Europa scivola ma non ha paura L'Europa scivola ma non ha paura da»pone MILANO. E alla fine la grande paura è passata lasciando una scia di segni meno nelle Borse, -1,9% a Milano, -1,7% a Parigi, -2,1% a Francoforte, - 1,8% a Londra, -2,8% a Zurigo, ma senza fare gli sfracelli che molti temevano alla vigilia, dopo il martedì nero di Wall Street. «Ha da passa' 'a nuttata», ammettevano, di prima mattina, gli uomini di Piazza Affari. Più o meno alla stessa ora, a Londra, a Parigi, a Francoforte, a Madrid, a Zurigo, decine e decine di analisti erano alle prese con un andamento delle Boi-se asiatiche tutto sommato migliore del previsto: buon segno. «Forse il circuito perverso si è rotto», azzarda (ma sono soltanto le nove di mattina) chi ha paura della «grande correzione», una specie di Big One, di grande terremoto finanziario che da un po' di tempo in qua qualche guru ritiene possibile. D'accordo, sembra la trama di un giallo finanziario ma, ieri mattina, alla City londinese come in Piazza Affari pochi erano disposti a farci della facile ironia dopo la brutta botta del meno 3,4% di Wa*ll Street, mia botta dura da digerire. Meglio aspettare i numeri che sono quelli che contano, attendere il responso di New York incrociando le dita: terrà, non terrà Wall Street? Alla fine, per fortuna, la Grande Borsa ha tenuto. Qualche suspense all'inizio, qualche scossa di assestamento in alto e in basso che ha l'atto temere per le coronarie di centinaia di broker e di operatori di mezzo mondo, ma insomma, 'a nuttata è passata. Niente mercoledì nero: questa la notizia. E poco importa, a questo punto, che l'orso del ribasso si sia divorato un triliardo di dollari di capitalizzazione dei mercati di mezzo mondo. Sia chiaro, il recupero di Wall Street non ha azzerato tutte le paure: agosto, ricordano gli storici della Borsa, è mese di scossoni e terremoti, di blitz finanziari, guai a sottovalutare i segnali d'agosto. Anche perché i problemi strutturali restano tutti. Resta la debolezza del Giappone e della sua moneta che potrebbe convincere i cinesi a svalutare lo yuan. Resta la sopravvalutazione della Borsa americana che deve fare i conti con i primi segni di rallentamento del ciclo economico e con performance societarie che non sono più in linea con la maggioranza delle quotazioni. Restano le paure della business community inglese che dopo otto anni di crescita continua vede la prima seria frenata dell'economia e teme l'esclusione dall'Euro. Ma almeno per un giorno, nonostante i mezzi crolli a Parigi e a Francoforte, a Londra e a Madrid, la sera ha portato un segno d'ottimismo: la grande paura è passata. Vietato drammatizzare. Parte quasi subito dopo l'apertura della Borsa, con il Mibtel giù del 2,3%, la controffensiva degli ottimisti. Il clima, scontato, è quello che è. Molti si aspettano mille telefonate concitate di cid, in vacanza, letti i giornali, si affretterà a telefonare ai borsini perché vendano il vendibile. Qualche telefonata, in effetti, arriva. Arrivano anche di persona nei borsini quelli rimasti in città: qualcuno cerca di frenarli spiegando che le Telecom sono comunque le Telecom e che l'Eni non è un titolo da vendere al primo ribasso. C'è chi accetta il consiglio, chi no. Chi vende trova subito acquirenti pronti a comprare, in prima fila i fondi che dopo un luglio record si aspettano calma piatta ad agosto ma ne approfittano per acquistare a meno oggi quello che costerà di più domani o postdoniani. All'una c'è un momento di panico. Il presidente Prodi, intercettato dai cronisti, si rifiuta di commentare il tonfo delle Borse: «Non dico niente, niente, niente, nemmeno se mi ammazzate...». Segno che il peggio è alle porte? Il Mibtel precipita a meno 2,75%. Ma è un caso. Nel pomeriggio va meglio e quando a New York il primo Dow Jones va su di 11 punti, scampato pericolo, allora sì che comincia il recupero che si blocca solo pochi attimi quando Wall Street sembra lì lì per ricadere prima di chiudere (dopo 3^00 miliardi di scambi) con l'ultimo Mibtel in ribasso dell' 1,90%. Meglio, molto meglio del temuto. E se per qualche titolo lo scivolone è storico, per esempio per la Parmalat (-7,95%) che ha pagato l'annuncio dell'aumento di capitale in titoli di risparmio, per Benetton (-4,77%), per Hdp (-4,13%), per altri la giornata è andata benino, i soliti bancari per cominciare, Comit (-0,85%) e Bancaroma (-0,99%) che Piazza Affari vede sempre più vicini, ma anche per Fiat (-0,27%). Vero miracolo, invece, per l'Olivetti (+4,81%) che tutti vogliono (anche Mediaset?) e molti comprano, soprattutto mani estere per conto, dice chi sa, dei tedeschi di Mannesmann. Armando Zeni 4 Per esorcizzare gli effetti dell'orso, l'animale che simboleggia la Borsa che perde, ieri a Wall Street è spuntato un leone in carne e ossa E' stato un buon segno, anche se solo a metà

Persone citate: Prodi