I centri sociali: estranei ai pruriti tombaroli di Emanuela Minucci
I centri sociali: estranei ai pruriti tombaroli Torino, presa di distanza di alcuni gruppi. Indagine su un'esplosione avvenuta in un cantiere I centri sociali: estranei ai pruriti tombaroli «Alta velocità», nuovo sabotaggio TORINO. Un comunicato di due centri sociali che grida alla provocazione e prende le distanze da chi ha «pruriti bombaroli», un messaggio su Internet firmato da «El Paso» che non ritratta proprio nulla, ma anche un nuovo sabotaggio contro l'Alta velocità, ad una centralina elettrica del passante ferroviario. L'emergenza-squatter a Torino è tornata a farsi sentire in modo pesante. Mentre la città - con gli amministratori e i politici sopravvissuti all'esodo - si interrogava sulla spaccatura nei centri sociali torinesi dopo il quarto pacco-bomba inviato all'onorevole Pisapia, gli uomini della Digos indagavano su un nuovo episodio: il botto di notte contro un container dentro il cantiere che è diventato il luogo-simbolo, stavolta metropolitano, della Tav e corredato di scritte d'«ispirazione squatter». La galassia degli «spazi occupati» appariva ieri fortemente divisa sulla questione dei pacchi-bomba. «Dopo aver appreso la notizia dell'attentato diretto a Pasquale Cavaliere ci chiediamo a chi giovi alzare il tiro...». Sono queste le prime righe del comunicato firmato dal «Centro sociale Murazzi e Centro sociale Askatasuna» e inviate ieri mattina alle redazioni. Un messaggio asciutto, dal linguaggio chiaro e una sola parola scritta in stampatello: «Provocazione». Seguita da questo concetto: «Ribadiamo la nostra ferma volontà di proseguire il percorso comunista e antagonista all'interno delle lotte proletarie, estranei sia a qualsiasi strumentalizzazione, sia ai pruriti bombaroli da manualetto di qualche esaltato». Questi due centri sociali che hanno deciso di mettere nero su bianco la loro estraneità agli ultimi fatti di cronaca sono frequentati da giovani autonomi dell'area comunista. Qui non si può pronunciare la parola squatter: «Voi giornalisti ci chiamate così, ma avete sempre fatto soltanto una grande confusione». E aggiungono nel documento: «Chi avrà mai interesse a rendere ancora più oscura la vicenda in un momento come questo, nel quale le prove granitiche dell'inchiesta-montatura si sono definitivamente sgretolate e in cui i giornali cercano una psicosi da squatter fantasticando su avvenimenti minimali?». Sceglie il tono della sfida, invece, e lo affida a Internet, un altro spazio occupato: «El Paso», meta dei giovani punk-anarchici. Non c'è condanna o presa di distanza dai pacchi-bomba in quel commento e tanto meno si parla di provocazione. «Tre pacchi bomba a tre non casuali esponenti di quelle strutture fondamentali che controllano e reprimono la nostra società», si legge in un commento evidentemente elaborato prima della notizia del quarto, inviato al parlamentare Pisapia. Il messaggio, che è intitolato «... E un pacco a Cavaliere», al rappresentante dei Verdi torinesi non concede alcuna solidarietà. «Sembra una brava persona», scrive, ma aggiunge: «Il suo ruolo pare positivo a chi ritiene che il dialogo sia utile o necessario, non certo a chi ritiene che non vi sia l'oggetto della questione: non c'è nulla su cui dialogare». E ancora: «Per noi un politico è un politico, nulla più, nulla meno». «El Paso» dice di attendersi una recrudescenza di controlli da parte delle forze dell'ordine e aggiunge: «Nulla di cui sorprendersi, neanche delle grida da paraculo sul solito complotto dei servizi segreti e sulla estraneità dei 'bravi ragazzi dei centri sociali a gesti del genere; saranno soltanto il solito utile appoggio all'opera della polizia: ci siamo abituati, purtroppo». Emanuela Minucci
Persone citate: Pasquale Cavaliere, Pisapia
Luoghi citati: Torino
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