Morire per una corsa di paese

Morire per una corsa di paese Morire per una corsa di paese // medico: droga anche tra gli amatori LA «BOMBA» FAI DATE ADDIO tempi della dieta pane e acqua. Per andare sempre più forte, oggi anche gli sportivi a livello amatoriale si rivolgono ai maghi della prestazione facile». Cosa pensi del doping, il professor Carlo Gribaudo, che dirige l'Istituto di medicina dello sport di Torino, si capisce subito. Ha sentito dell'iniziativa antidoping della Regione? «Ben venga, perché c'è bisogno di una campagna regionale di informazione sui danni del doping. Ma soprattutto serve mia dura legge nazionale, come in Francia. Comunque la stessa giustizia sportiva non tiene il passo di chi si droga, perché sono sostanze che sfuggono ai controlli». Chi utilizza sostanze proibite? «Per quello che so, nel ciclismo, l'80% dei professionisti. Tra i dilettanti, in Piemonte, molto meno, ma è un problema che esiste. Pensi che due anni fa l'eritropoietina, la cosidetta Epo, quella del doping al Tour, era il terzo farmaco per fatturato di vendite al mondo. Vuol dire due cose. Che il doping c'è, perché l'Epo è un farmaco poco usato nella medicina corrente. E che dietro ci sono grandi interessi, parliamo di miliardi». Il doping tocca anche i minorenni? «Non credo. Ma sapendo che c'è una grossa diffusione tra gli adulti bisognerebbe allarmare le famiglie. Nello sport c'è gente che fa come nella Ddr, la Germa¬ nia dell'Est, dove gli atleti non si dopavano ma venivano dopati». Quali sono le droghe più usate? i «Ci sono sostanze diverse, con effetti diversi. Negli sport come ciclismo, sci di fondo, diecimila e maratona, si usa l'Epo. I rischi noti sono l'infarto, la trombosi, perché aumenta la densità del sangue. Ma a lungo termine non sappiamo. Quella dei danni del¬ l'Epo è una storia ancora da scrivere». Poi? «Poi ci sono gli anabolizzanti. Cocktail di sostanze strane, usate dagli sprinter in atletica. Ma anche nella palestra sotto casa, da chi fa pesi. Prendono dosi massicce, e lo fanno da soli. Il risultato del doping faidaté è che vanno incontro a un numero ancora maggiore di pericoli». Quali? «Si muore. E' capitato. Infarto, trombosi, devastazione del fegato, netta riduzione della fertilità, ma magari è gente che non vuole avere figli». Se io fossi un'aspirante dopato, cosa dovrei fare? «A Torino dovrebbe rivolgersi al mercato nero, non basta andare in farmacia. Ma se sta nell'ambiente le arriva il passa parola. Come per il traffico della droga, c'è un circuito nascosto, di cui io non so nulla, ma che esiste. L'Epo arriva dalla Spagna e dalla Svizzera, dove è più facile procurarsela. In Francia, al mercato nero, una fiala costa seicentomila lire». Una bella cifra per un dilettante... «Pensano di fare un investimento. Se vincono faranno il salto di categoria e verranno ripagati. Ormai si fanno tempi di gara che non sono spiegabili. Un corridore vede l'altro e si chiede, «perché va così forte»? E' il momento in cui si capisce che la vecchia dieta pane e acqua, più di tanti risultati non darà. A meno di avere la forza di volontà di uno come Pantani». «Nel ciclismo l'80 per cento dei professionisti usa sostanze proibite» «Ma i pericoli sono molto maggiori per chi non è seguito da un medico» ti professor Carlo Gribaudo, responsabile dell'Istituto di Medicina dello Sport di Torino: «Ben vengano i controlli, ma serve soprattutto una dura legge nazionale come in Francia. La stessa giustizia sportiva non è al passo con i tempi»

Persone citate: Carlo Gribaudo, Pantani

Luoghi citati: Ddr, Francia, Piemonte, Spagna, Svizzera, Torino