«Certo non me lo aspettavo Però io credo nel dialogo» di M. Tr.

«Certo non me lo aspettavo Però io credo nel dialogo» «Certo non me lo aspettavo Però io credo nel dialogo» INTERVISTA IL BERSAGLIO DEI TERRORISTI |H L dialogo deve continuare». I Non demorde Pasquale Cavali liere, anche se ammette: «Non mi aspettavo certo l'arrivo di questo pacco bomba. Il dialogo con gli squatter di Torino è ancora aperto, lo testimonia l'ultima lettera che Silvano Pelissero mi ha inviato dalla comunità dove è agli arresti domiciliari: mi ringrazia per il mio intervento nel carcere dì Novara: lo ha ritenuto fondamentale per la sua scarcerazione». Già, quello che alcuni hanno definito l'«uomo del dialogo» è il terzo destinatario dei pacchi bomba. Un obiettivo che nessuno si aspettava visto che il capogruppo dei verdi in Consiglio regionale è stato il primo ad andare a trovare in carcere Edoardo Massari e Soledad Rosas, gli altri due squatter arrestati con Pelissero e poi morti suicidi; è stato il promotore, con altri politici, del tentativo di mantenere aperto un canale con squatter e centri sociali della città. Il 4 aprile ha sfilato in fondo del corteo nazionale convocato subito dopo la morte di Massari. Adesso racconta: «Per fortuna ieri verso le 14 e trenta ho telefonato a Silvana, la segretaria del gruppo regionale per darle le ultime disposizioni prima delle ferie. Lei mi ha detto: "Aspettavi un pacco di libri da Roma?". Poi ha iniziato ad aprirlo e a descrivere il contenuto: "C'è una locandina di Goldoni e poi si intravedono dei fili". A quel punto le ho gridato di fermarsi, di non toccare niente, perché quella era una bomba, e di avvisare subito la polizia». Cavaliere, perché il pacco bomba è arrivato anche a lei? «Purtroppo c'è una logica perversa: la volontà di alcune schegge impazzite che hanno tutto l'interesse allo scontro muro contro muro, a chiudere ogni possibilità di confronto». «Schegge impazzite» è una definizione che ricorda drammaticamente gli anni di piombo. La situazione è così pericolosa? «Si sta creando un meccanismo uguale a quello degli Anni Settanta. Si ripete uno schema che potremmo definire l'Abc dei fenomeni terroristici: si radicalizza lo scontro, a questo segue una forte repressione con la conseguente criminalizzazione di tutto un mondo antagonista. Allora diventa facile, per chi già aveva posizioni estremiste, passare ai fatti e che tra duecento persone qualcuna scelga la clandestinità». Dunque ancora dialogo? «Certo. Il pacco bomba dimostra che gh squatter non possono essere considerati un "unicum". Il confronto è necessario proprio per isolare certi comportamenti estremistici. Il dialogo con quelli di Torino è aperto». Lei però era già stato contestato dagli squatter. E' vero? «Sì, il giorno dei funerali di Massari a Brosso. La contestazione, però, avvenne per opera di squatter romani che mi accusarono di aver dato un'interpretazione riduttiva, arrendevole di Massari. In pratica contestavano la mia tesi della loro estraneità agli attentati contro l'Alta Velocità in Val Susa. Tesi per altro confermata anche nelle cinque lettere dal carcere che mi ha scritto Pelissero». Secondo lei, gli squatter di Torino non c'entrano. I mandanti di quel pacco-bomba sono da cercarsi a Roma? «Non ho le prove per fare simili osservazioni. Mi limito a ribadire che con i torinesi il dialogo era ed è, almeno spero, ancora aperto». Polo e Lega Nord chiedono la chiusura dei centri sociali di Torino. Che cosa risponde? «Non scherziamo. Chiunque spinga al muro contro muro contribuisce a creare quella radicalizzazione che porta all'avvento delle schegge impazzite. Centri e case occupate non devono essere assolutamente sgombrati». [m. tr.]

Persone citate: Edoardo Massari, Goldoni, Massari, Pelissero, Silvano Pelissero, Soledad Rosas

Luoghi citati: Brosso, Novara, Roma, Torino