Martedì nero, Wall Street precipita

Martedì nero, Wall Street precipita E' il terzo crollo di tutti i tempi. Colpa dell'Asia che non va e delle incertezze sui profitti delle imprese Martedì nero, Wall Street precipita Il DowJones perde il3,4% MILANO. E' partita male ed è finita peggio. Dopo un avvio stentato, un pomeriggio da brividi, un timido riscatto a tre quarti di seduta, la Borsa di Wall Street è precipitata alla fine rompendo gli argini dei blocchi automatici, scattati nel tentativo di arginare le vendite ogni volta che il clima peggiorava. Il Dow Jones si è fermato a quota 8.487,31 punti, 299,43 sotto la quota di un lunedì già decisamente grigio. Trecento punti di caduta, una giornata nera, perso il 3,41 per cento, il terzo scivolone di tutti i tempi: solo il 19 ottobre 1987 e il 27 ottobre 1997 si era fatto peggio. Tanto basta per far presagire una seduta difficile, oggi, su tutti i mercati del mondo. E' l'effetto domino dei mercati ormai globalizzati. E' stata la festa dell'Orso, l'animale che simboleggia la discesa del listino. Gli analisti ritengono che lo scivolone sia da imputare alle preoccupazioni sul cattivo andamento dei profitti aziendali nella seconda metà dell'anno. C'è poi il superindice statunitese che promette una congiuntura fredda. E se non bastasse, c'è la paura che la febbre che ha messo kappaò i mercati asiatici debba ancora trasferire sulle piazze occidentali tutti i suoi micidiali effetti. Le incertezze a riguardo dell'economia giapponese, la sfiducia nel premierato di Obuchi sono l'ultima triste nota di una sinfonia quanto mai stonata. La cronaca della giornata è da brividi. A un certo punto si è pensato che il peggio fosse passato. Tra le cinque del pomeriggio e le sette di sera, pardon tra le undici e l'una, ora di New York, l'indice Dow Jones ha cominciato a cadere a precipizio, giù a meno 100 punti, a meno 138 punti, a meno 160 punti, a meno 220. Molti al di qua e al di là dell'Atlantico hanno iniziato a temere lo splash del meno 250 punti, che significa blocco totale delle contrattazioni, significa sudori freddi. Alle sette e cinque minuti il Dow Jones si è ripreso quel tanto che basta: 40 punti in cinque minuti, altri 40 in altri venti minuti. Sospirale di sollievo. Scampato pericolo? Manco a dirlo. Il Dow Jones ha seguitato a scendere, implacabile. Ha fatto splash. Ha lasciato sul terreno trecento punti. Era nell'aria. E' da giorni che attorno a Wall Street c'è uno stato d'allerta. E' da giorni che l'Asia ha ricominciato a macinare incertezze e paure: il Giappone con la sua crisi e con il governo Obuchi che non piace ai mercati, lo yen che anziché riprendersi (come speravano gli analisti un mese fa) resta inchiodato a quota 145 per un dollaro avvicinandosi a 150 con proiezioni a 160. Cambi disastrosi. E non tanto e non solo per la tenuta e il miglioramento dell'economia giapponese quanto per i contraccolpi che un rapporto yen-dollaro a questi livelli, a giudizio di tutti gli analisti, potrebbe avere sulle altre economie asiatiche. «Temiamo la catena delle svalutazioni»: così riassumono il rischio gli esperti. Di che si tratta? Semplice: uno yen stabilmente a quota 150, peggio se a 160, sul dollaro renderebbe inevitabile la svalutazione dello yuan, la moneta del colosso Cina che sta seguendo con il fiato sospeso la crisi asiatica. In soldoni, per cercare di uscire dall impasse, economie che da sempre si reggono sull'export, come quelle asiatiche, Cina, Corea, Taiwan, Hong Kong, Thailandia, Malesia, Singapore, sarebbero costrette a rispondere alla svalutazione di fatto dello yen con altrettanti deprezzamenti competitivi delle loro valute. Uno scenario che spiega fin troppo bene le preoccupazioni di chi, in Europa e in America, teme a sua volta ripercussioni inevitabili sulle economie occidentali che, detto per inciso, non vanno più bene come un tempo, a aprtire dagli Stati Uniti. E tornando a Wall Street, dopo anni di corsa, nessuno è più in grado di dar torto a chi (come il presidente della Fed) mette in guardia dagli eccessi. Insomma, sarà anche un copione che si ripete quello dell'agosto che, anno dopo anno, promette brividi caldi sui mercati finanziari, sarà anche vero che la mezza estate è stagione preferita dagli speculatori, ma 2 clima che si avverte non è dei migliori. Prova ne sono i tentennamenti delle Borse europee. Tutte al rialzo di mattina. Poi, col passare delle ore e l'avvicinarsi dell'apertura di New York, antenne dritte a captare Wall Street, con capitomboli generalizzati non appena il Dow Jones, con i suoi tonfi, ha dato spazio all'orso. Giù Milano (-0,34 per cento), giù Parigi (-1,15 per cento), giù Francoforte (-0,97 per cento), giù Londra (-1,27 per cento), tutte al ribasso seguendo Wall Street che va giù e su, poi ancora giù. Da brivido. E magari non è finita. Ir. e. s.] {l'andamento dèlie principali borse mondiali) EUROPA Piazza Var. % BRUXELLES -2,35% LONDRA -1,27% PARIGI -1,15% FRANCOFORTE -0,97% MILANO -0,34% ZURIGO +0,38% MADRID +0,81% Piazza MANILA Var. % -2,05% AMSTERDAM +0,83% BANGKOK -1,09% SINGAPORE -0,91% TOKYO -0,88% TAIWAN -0,08% KUALA LUMPUR +0,04% HONG KONG +0,37% SEUL +1,13% — — Operatori al lavoro alla Borsa di New York. Ieri hanno vissuto un'altra giornata in prima linea con il listino in forte discesa

Persone citate: Obuchi