«Il sorriso, la mia missione»

«Il sorriso, la mia missione» «La nostra regola: non si tira in pista il cliente, si crea l'atmosfera. Poi decida lui» «Il sorriso, la mia missione» L'animatrice: felice di divertirvi E|H questione d'occhio, quando si è ^ nei Felici Tropici e il sudore gocciola dalla fronte, annebbiando la vista, e il caldo scherza con i miraggi. Bisogna osservarlo, il nomade contemporaneo, capire al volo se tollera appena un epidermico «Buongiorno, come sta?» e vuole essere lasciato in pace sotto le palme da dépliant o se è tormentato dalla smania di fare amicizie e di sembrare chi non è. E' questione d'occhio, racconta Ninfa Giorgioni, 40 anni, la metà passata da missionaria in mezzo al popolo delle vacanze, come animatrice, capovillaggio e supervisor dei ragazzi e delle ragazze che lavorano per far divertire gli altri. «Prima regola: non si tira in pista il cliente, si crea l'atmosfera e poi decida lui». E' questione d'occhio, appunto, quando ci si fa passare davanti migliaia di candidati, gente che inonda il suo ufficio per le risorse umane e il «planning» dei villaggi Valtur di 16 mila lettere ogni 12 mesi e giura di essere nata per le performances più trascinanti. Sospiro. «Detesto quelli che si siedono e sbottano senza aspettare: "So fa' un po' de tutto!". Non capiscono che non è quello che cerco. Bisogna essere tutt'altro: saper fare una cosa, ma bene». Come lei, senza false modestie, quando ha cominciato. «Mi presero subito, per il settore bambini e ragazzi, quello dei mini-club. Mi piaceva e avevo i numeri. Avevo 20 anni, l'istituto d'arte alle spalle e diverse esperienze di teatro per bambini a Ravenna. Cucivo, facevo bambole di pezza, preparavo costumi per gli spettacoli, disegnavo». Due decenni con in testa lo stesso, immutabile slogan: «Il cliente è il re!». Da ascoltare sempre e da aiutare sempre, anche se è un tipo impossibile. In fondo, è quello il divertimento. «Quando sono diventata capovillaggio, mi sentivo come una padrona di casa alle prese con un gruppo di ospiti fissi». Gruppi che alle Maldive sono gruppetti tutto sommato tranquilli e grupponi imprevedibili in Sicilia. «Comunque, provi una sensazione di forza: sei tu il capo assoluto e, tra l'altro, ci tengo a dirlo, ben poche donne ce l'hanno fatta. Ti capita che hai 200 dipendenti e 1200 ospiti alla volta. Devi occuparti del budget, dell'organizzazione, dei clienti». Dietro le quinte, quindi, ma anche con ripetute sortite sul palcoscenico, a dare il benvenuto, a produrre sorrisi e strette di mano con la forza della convinzione o dell'automatismo. «Le racconto un episodio: sembra niente, ma serve per capirci. Una volta arrivò un grandissimo mazzo di rose indirizzato a Marisa, e basta. Ci pensai un po' su, non volevo fare gaffes. Trovai un escamotage, per uscirne con grazia: invitai tutte le Marisa del villaggio, che erano cinque, per un drink prima di cena. Aprimmo il biglietto tutte lì, come se fosse stato un gioco a premi. Era il fidanzato di una delle Marisa, lei si divertì moltissimo, come le altre». Sorriso. «Sotto sotto, penso di essermi convinta subito che avrei scelto questo lavoro per la vita. Si era agli inizi, quando ho cominciato io, oggi invece è tutto strutturato. Ormai, tutti sanno che cos'è un villaggio e che cosa vogliono». E che cosa vogliono? «Essere rassicurati, credo, oggi più di allora. Il villaggio significa comodità. Non devi sforzarti e pensare come organizzare un'immersione o dove andare a cena. Le opportunità sono già pronte e il saperlo fa la differenza: spesso scegli di non fare proprio perché sai che puoi fare». Questi sono i luoghi dell'utopia istantaneamente realizzata perché è previsto che i condizionamenti scivolino via con la brezza serale, che anche l'imbranato-complessato attacchi bottone con uno o una mai visti, con i quali ci si scambierebbe al massimo uno sguardo imbarazzato se si fosse altrove, su una spiaggia libera, in un ristorante qualunque, su un sentiero di montagna. «In più c'è l'idea, è quella di far calare lo stress famigliare, perché ciascuno trova il suo posto: il figlio al miniclub, il marito al tennis e la moglie tira un sospiro di sollievo. Certo che per riuscire nel miracolo le nostre giornate sono lunghe, lunghissime: capita che devi alzarti alle 3 del mattino, se il gruppo decolla alle 6. Ma questa è una professione ambita, soprattutto a 20 anni. Provi a pen- sare. A parte il fatto che si è spediti in posti super, sono le possibilità ad attirare. Se sei velista, chi altri ti mette a disposizione non una barca ma una flotta? E se sei scenografo, chi altri ti dà un piccolo teatro dove mettere in scena le tue fantasie?». Pausa. Ninfa ci tiene a dire che «è un'esperienza di vita», niente di meno: «Impari a entrare in sintonia con gli altri. Devi comunicare con i coetanei, i bambini, i sessantenni. E' una scuola unica, che a molti servirà quando faranno un altro mestiere». Pausa più lunga, perché c'è dell'altro ed era ora di ammetterlo: l'adrenalina amorosa. «E' vero, è lei l'attrattiva segreta. Trovare un partner, fare amicizia, allargare a dismisura il giro delle conoscenze. Che sensazione!». Se i villaggi vivono di desi- derio, non si può non esserne modellati. «I miei ragazzi e le mie ragazze si innamorano facilmente e noi, durante lo stage di una settimana che organizziamo per prepararli, non glielo proibiamo di certo. In fondo, è un po' come all'università». Infatti l'animatore è spesso uno studente, «buona cultura, tutt'altro che povero», folgorato dall'idea di azzerare la noia del ICS tf^r**^ break estivo. «Mi ricordo il mio break che durò sei mesi, alle Maldive, tutti filati». Così filati che alla fine si sente crescere un'imprevista sindrome da Robinson Crusoe, naufraghi in un altrove che ha scampoli incongrui di civiltà. «E' strano non vedere mai un'auto, mai un giornale, mai una boutique, solo pesce e mare e quando cambi isola è ancora pesce e mare. Ti integri con la natura o diventi matto. A me la natura piaceva e per fortuna che a casa avevo un fidanzato, perché lì è un posto da coppiette, da viaggi di nozze. Rompi un matrimonio o ti fidanzi con la palma». A volte, la lontananza infligge attacchi di panico. «Succede che debba occuparmi delle malinconie dei miei animatori e anche dei loro mal di pancia». E la maledizione di Montezuma prostra più di qualsiasi ricordo di casa, ricordo che si deve soffocare e la specializzazione aiuta: dagli sport, una quindicina, passando per tennis, surf, golf, ginnastica, a quella da showman, musicista, organizzatore di feste, tecnico suono-luci, deejay, costumista, massaggiatore e massaggiatrice, con vitto, alloggio, assicurazione e argent de poche. Guadagno? «Meglio non dirlo in giro, perché, sennò, sa com'è la concorrenza... E poi dipende dalla qualifica, dal contratto, dal periodo» (a credere ai pettegoli si parte dalle 600 mila al mese e si arriva anche a un paio di milioni). Il servizio è a tempo pieno, per tutti i gusti, con il sole o la pioggia. «Nessuno ti proibisce di stare in discoteca fino al mattino, oltre l'orario. Per me è sempre stato difficile vedere il confine tra lavoro e tempo ubero». E' questione d'occhio, ai Febei Tropici. «C'è chi vuole essere lasciato in pace, ma sapesse quanti sono gli egocentrici. Bisogna trovargb uno spazio e renderli personaggi. Ne ho conosciuti di quelli che ti dicono: "Guardi che io canto e ballo" e poi non la finiscono più con le barzellette. E' come se urlassero il loro protagonismo. Spesso basta poco per accontentarti e gh altri clienti si divertono. E quando esagerano, h tamponi con un sorriso e con la loro stessa energia: "Fermati! Adesso tocca a me!"». E lo show continua, con pigho da domatore. Gabriele Beccaria PROFESSIONE ANIMATORE ■ QUANTI SONO: circa 10 mila ■ QUANTO GUADAGNANO: da 600 mila a 2 milioni il mese ■ QUANTO LAVORANO: dal mattino a notte fonda, secondo la specializzazione ■ ETÀ': da 20 a 30 anni ■ CARATTERISTICHE IDEALI: conoscere bene uno sport o avere attitudini artistiche o creative, essere dotati di simpatia e comunicativa «I più pericolosi sono gli ospiti ammalati di protagonismo Noi li accontentiamo» «Amori? Molto spesso e nessuno li proibisce E a volte devi curare le loro malinconie» Spilli iliil! si Quello di animatore nei villaggi di vacanze è un lavoro molto ambito dai giovani fra i 20 e i 30 anni

Persone citate: Gabriele Beccaria, Ninfa Giorgioni, Robinson Crusoe

Luoghi citati: Maldive, Ravenna, Sicilia