«Fenice, dieci colpevoli»

«Fenice, dieci colpevoli» Il giudice Casson ha firmato le richieste di rinvio a giudizio: una è indirizzata anche al sindaco Cacciari «Fenice, dieci colpevoli» «Il rogo mascherò un ritardo nei lavori» VENEZIA. Né un ricatto della mafia, né il gesto folle di un piromane. Solo il maldestro tentativo di mascherare col fuoco il ritardo nei lavori ed evitare il pagamento di una penale. Ma forse disastro non sarebbe stato se la Fenice - tra fili elettrici volanti, sistemi antincendio e antifumo fuori uso, cartoni accatastati un po' dovunque - non fosse stata una bomba ad orologeria che per esplodere aveva bisogno solo dell'innesco. Così, per l'atto doloso di due elettricisti aggravato dalle colpe di molti, è andata perduta la Fenice la notte del 29 gennaio 1996. Su questo impianto accusatorio il pubblico ministero Felice Casson, trenta mesi dopo il rogo, ha chiesto il rinvio a giudizio per dieci persone, fra cui il sindaco Massimo Cacciari, in qualità di presidente del consiglio di amministrazione del teatro, e l'allora sovrintendente Gianfranco Pontel. Sarà ora il giudice delle indagini preliminari, il prossimo 16 ottobre, a esaminare le richieste di rinvio a giudizio. A bruciare materialmente il teatro, secondo il pm, che ha contestato i reati più gravi di strage e di incendio doloso aggravato, sarebbero stati Enrico Carella è Massimiliano Marchetti, il titolare e il dipendente della ditta Viet che stavano lavorando agli impianti elettrici del teatro. Arrestati con le stesse accuse il 22 maggio '97 non hanno mai ammesso nulla. Di concorso colposo nell'incendio e di omissione colposa di cautele contro possibili disastri sono invece accusati, oltre a Cacciari e Pontel, il segretario generale della Fenice Iginio Gianeselli; il responsabile del settore agibilità e sicurezza del teatro Adriano Franceschini; l'ingegnere del Comune Sisto Ruggiero, direttore dei lavori di restauro in corso alla Fenice al momento dell'incendio, assieme ai suoi due principali collaboratori Franco Bajo e Paolo Zerbini; e Gilberto Paggiaro, portiere del teatro. Il pm Casson, nella sua ricostruzione, sostiene che Carella e Marchetti avrebbero appiccato il fuoco «in concorso tra loro e con altre persone in via di individuazione», creando una situazione di gravissimo rischio per l'intera città e causando la distruzione del teatro. Il magistrato non spiega le ragioni del gesto, ma scartate le ipotesi più fantasiose di un coinvolgimento della mafia sembra sposare la tesi di un incendio che avrebbe dovuto mascherare un ritardo nei lavori ed evitare quindi il pagamento di pesanti penali. Un incendio che sarebbe sfuggito di mano ai due elettricisti, degenerando nel disastro anche perché all'interno del teatro l'imprudenza dei due sarebbe stata favorita da un insieme di disattenzioni fatali: dalla disattivazione dei sistemi antincendio e antifumo all'assenza di un adeguato servizio di guardia, dalla mancanza di acqua nel canale attiguo al teatro all'accatastamento disordinato nel cantiere del teatro di materiali e liquidi anche altamente infiammabili. A Cacciari, Pontel e agli altri imputati, il magistrato contesta, oltre che il mancato controllo su un cantiere così delicato, anche una serie di omissioni colpose. Il pubblico ministero ricorda infatti che già nel 1995 i vigili del fuoco di Venezia avevano segnalato l'alto rischio di incendio nell'intera città ed in particolare proprio nel teatro, tanto che la Prefettura con due distinte lettere, nel febbraio e nel settembre 1995, aveva invitato il sindaco a individuare «soluzioni tecniche alternative realizzabili in tempi brevissimi che consentano di fronteggiare in modo adeguato le emergenze da incendio nel centro storico». Quelle lettere non ebbero mai risposta così come - ricorda ancora il pubblico ministero - rimase lettera morta uno studio di fattibilità realizzato dall'Azienda comunale dei servizi idrici, sulla creazione di un sistema antincendio cittadino che doveva essere realizzato proprio a partire dalla zona della Fenice. L'indagine comunque non è finita. Casson, che ha chiesto l'archiviazione per sei imputati minori, ha disposto la prosecu¬ zione degli accertamenti a carico di Renato Carella, padre di Enrico, uno dei due principali imputati, e di altre persone ancora da individuare. Il magistrato sembra convinto che il rogo abbia anche altri colpevoli o mandanti e intenderebbe approfondire in particolare l'articolazione degli appalti e dei subappalti nei lavori di restauro. Maria Grazie Raffele A bruciare il teatro sarebbero stati i due elettricisti Il sindaco Cacciari (al centro) durante un sopralluogo alla Fenice

Luoghi citati: Comune Sisto Ruggiero, Venezia